RADICALI ROMA

Una cabina di regia per tutelare i più vulnerabili

La situazione straordinaria nella quale ci troviamo a seguito dell’emergenza Covid-19 impone l’adozione di misure necessarie per garantire il diritto alla salute di tutte le persone che vivono nella nostra città, nessuna esclusa. 

Un’attenzione particolare deve essere prestata alla tutela dei gruppi piu vulnerabili tra i quali rientrano i cittadini e le cittadine senza fissa dimora, molti dei quali sono stranieri. Una condizione che questa città eredita dalla mancata volontà delle istituzioni locali di affrontare una situazione sempre più grave, anche in seguito ai piu recenti interventi normativi (cd. “Decreti sicurezza”) che hanno di fatto aumentato il numero di persone rimaste senza dimora e senza tutele, restringendo l’accesso al sistema di accoglienza e ai percorsi di inclusione per richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria, già difficilmente attuati in precedenza vista l’incapacitaìà del sistema di fornire le misure necessarie a livello socio-sanitario. 

Gli interventi volti a contenere la diffusione del virus, a partire dalle misure di prevenzione sanitaria e di “distanziamento sociale”, non possono a tutt’oggi essere adottate e rispettate dalle migliaia di persone senza fissa dimora che vivono a Roma. 

Inoltre, a causa dell’emergenza sanitaria e delle disposizioni del governo per contrastare la diffusione, le ripercussioni sulle condizioni delle migliaia di persone senza dimora sono pesantissime, anche per le restrizioni imposte alle associazioni e agli enti di tutela che di queste persone si occupano quotidianamente. Sono numerose le realtà che in queste settimane continuano a occuparsi di distribuzione del cibo alle persone senza fissa dimora o a fornire servizi di tutela legale ai cittadini e alle cittadine stranieri e, di fronte all’emergenza sanitaria, si sono moltiplicate le iniziative di volontari e associazioni nei quartieri per dare un supporto alle persone anziane, sole o non autosufficienti. Iniziative che tuttavia non possono sostituirsi a quanto le istituzioni sono tenute a fare, a maggior ragione in questo momento. 

Si riportano di seguito le principali criticità riscontrate da volontari, operatori e associazioni nello svolgimento quotidiano di tali attività: 

Insufficienza dei posti per persone senza dimora nel circuito cittadino 

Appare evidente come il circuito cittadino soddisfi solo una porzione delle esigenze di accoglienza in città, come dimostrano i numeri di un piano freddo che era già insufficiente prima dell’emergenza sanitaria in atto. Dagli ultimi dati disponibili, infatti, sono solo 5 i centri (con 477 posti) accessibili a chi non ha un alloggio, mentre secondo le stime aggiornate al 2018 della comunita di Sant’Egidio, sono circa 8.000 le persone senza fissa dimora presenti a Roma. E sono state 7.657 le persone che si sono rivolte allo Sportello Unico dell’Ufficio immigrazione di Roma Capitale per presentare richiesta di accoglienza tra luglio 2017 e ottobre 2019, a conferma dell’inadeguatezza sempre piu marcata dell’intero sistema. Tra questi, molti sono i titolari di protezione umanitaria, ora abrogata (1.742 casi), e sono circa 1.400 le persone senza documenti. 

Mancati accessi al sistema di accoglienza 

Dal 9 marzo ad oggi, non è stato possibile per gli operatori legali chiedere l’accesso in accoglienza di migranti nel circuito cittadino o di richiedenti asilo e beneficiari di protezione ai circuiti Cas e Siproimi, in quanto gli uffici competenti di Roma capitale, della Questura e della Prefettura, sono chiusi e non procedono agli inserimenti. Moltissime persone, pur avendo diritto a un posto in accoglienza, continuano a dormire per strada aumentando l’insieme dei senza fissa dimora. Tra questi rischia di aumentare anche il numero delle donne migranti vittime di tratta e sfruttamento. 

Criticità nelle strutture di accoglienza 

Si stanno moltiplicando nei centri di accoglienza straordinari e ordinari le denunce di ospiti e operatori circa la mancanza dei presidi sanitari necessari a garantire la tutela sanitaria all’interno delle strutture, anche in virtù dei numeri alti di presenze nei grandi centri e della difficoltà di attuare le misure di distanziamento sociale, oltre alla mancanza di indicazioni sanitarie e legali chiare da parte degli uffici centrali responsabili. Inoltre, le sanificazioni e gli altri interventi mirati a ridurre il rischio di contagio sono ancora minimi e procedono a rilento. 

Salvaguardia dell’attività di volontari e operatori 

Per giorni e giorni, dall’entrata in vigore delle misure restrittive rivolte alla popolazione e delle limitazioni alla mobilità, è stato complicato proseguire con le attività di distribuzione pasti e supporto legale alle persone senza dimora, nonostante sia evidente la necessità di garantire tali servizi, a maggior ragione in un contesto emergenziale come l’attuale. Il 20 marzo un’ordinanza del Presidente della Regione Lazio è intervenuta per assicurare la mobilità dei volontari al fine di legittimare i loro spostamenti per le attività ritenute necessarie, ai sensi dei vari DPCM adottati. Tuttavia, serve da parte delle istituzioni un maggiore supporto in relazione alla fornitura dei dispositivi sanitari necessari per operare in modalità sicure e protette rispetto ai rischi di contagio attivo e passivo. 

A fronte delle criticità riscontrate, si propongono una serie di interventi necessari nell’immediato e non rinviabili: 

  1. mappatura delle azioni messe in campo da istituzioni e terzo settore a livello municipale e comunale e istituzione di una cabina di regia

Crediamo sia indispensabile una mappatura, municipio per municipio, dell’attività dei servizi sociali e delle realtà associative e del terzo settore impegnate a svolgere servizi di prossimità, dei presidi attivi nella distribuzione dei pasti e degli altri servizi di assistenza, in modo da avere un quadro il più possibile completo delle condizioni delle persone assistite, delle criticità e dei bisogni riscontrati per poter agire in maniera coordinata ed efficace negli interventi. In particolare, per quanto riguarda le persone senza fissa dimora, il lavoro di mappatura dovrebbe essere finalizzato ad assicurare un posto in accoglienza, nel superiore interesse della tutela della loro salute e di quella dell’intera collettività, tramite l’inserimento per quanto possibile nel circuito di accoglienza cittadino e la predisposizione e l’allestimento di ulteriori strutture in grado di assicurare tutela e assistenza a quanti ne abbiano bisogno nel rispetto delle misure di prevenzione e di sicurezza sanitaria predisposte dal Ministero della Salute. Chiediamo quindi a Roma Capitale e all’Assessorato alle politiche sociali, di costituire una cabina di regia operativa che possa mappare e coordinare, anche con il supporto della Protezione Civile e della Prefettura, i servizi dei municipi e degli enti del terzo settore impegnati a prestare assistenza nei diversi territori della città. Attraverso tale coordinamento sarebbe inoltre possibile avviare un’attività di monitoraggio finalizzata ad avere un quadro giornaliero degli utenti dei servizi e a ottenere:

a) immediata verifica del rispetto delle regole di prevenzione e sicurezza sanitaria in tutti i servizi e le strutture di accoglienza già esistenti (condizioni igienico-sanitarie, distanze di sicurezza);

b) verifica e monitoraggio della effettiva disponibilità giornaliera dei Dispositivi di protezione individuale (DPI: mascherine, guanti, gel disinfettanti) per gli operatori e per gli utenti dei servizi;

c) verifica dello stato di attuazione delle misure di sanificazione delle strutture e loro predisposizione a carico del Comune laddove non già effettuate;

d) previsione di protocolli condivisi per la gestione della quarantena nei centri del circuito prefettizio e comunale. 

  1. Ripresa dell’inserimento nel sistema di accoglienza di richiedenti asilo, titolari di protezione e stranieri con permesso di soggiorno

Chi ne ha diritto deve trovare accoglienza presso le strutture dedicate. Per esempio, i richiedenti asilo nei CAS, i titolari di protezione internazionale presso i centri SIPROIMI, i cittadini e le cittadine, italiani o stranieri in possesso di permesso di soggiorno ad altro titolo nei centri del circuito ordinario e in quello per l’emergenza freddo. Solo in questo modo si può incidere sul numero di persone senza fissa dimora cui provvedere al di fuori di tali circuiti. Qualora il lusso di inserimento nel sistema di accoglienza si riattivasse, per un corretto inserimento nei centri dedicati, sarebbe necessario predisporre un piano di pre-accoglienza che permetta di trascorrere in sicurezza il periodo di quarantena per i beneficiari ( v. punto seguente). 

  1. Ampliamento della capienza dei circuiti già esistenti ricorrendo alla requisizione di strutture alberghiere o altri immobili

Occorre poi intervenire sulla mancanza di posti in accoglienza per persone senza fissa dimora che non rientrano nelle categorie sopra citate. Il decreto legge 18/2020 conferisce ai Prefetti, su proposta del Dipartimento della protezione civile, il potere di requisire strutture alberghiere o altri immobili con le stesse caratteristiche, per consentire la sorveglianza sanitaria, l’isolamento fiduciario o la permanenza domiciliare a tutte quelle persone che non hanno la disponibilità di un luogo idoneo. Tale misura – previa verifica preliminare delle condizioni di sicurezza e dell’idoneita a consentire il rispetto delle misure di prevenzione sanitaria previste dal Ministero della Salute, da effettuarsi con il supporto di ASL e Protezione civile – potrebbe rappresentare un’opportunità per l’amministrazione comunale, in quanto consentirebbe di intervenire in maniera incisiva a tutela delle persone più fragili, generando comunque un guadagno per i proprietari delle strutture indicate che, altrimenti, in questo periodo non potrebbero esercitare le loro attivita. Oltre ad assicurare accoglienza a chi è senza dimora, una parte di questi posti potrebbero essere destinati al decorso del periodo di isolamento, normalmente calcolato in 14 giorni, prima di qualsivoglia trasferimento nei centri di accoglienza del circuito ordinario e di quello cittadino già esistenti, evitando di mettere a rischio la tenuta sanitaria delle strutture inserendo in accoglienza persone senza un previo e accurato screening sanitario. Andrebbe garantita in queste strutture la presenza di operatori in grado di informare e seguire gli ospiti e individuare gli interventi necessari a livello sanitario, legale e sociale o l’attivazione di servizi specifici (per esempio servizi antitratta e antiviolenza).

  1. Tutela delle persone rimaste senza accoglienza (informazioni sanitarie, distribuzione presidi sanitari, pasti e medicinali)

Uguale se non maggiore attenzione meritano, ovviamente, tutte quelle persone che a causa dell’assenza di posti per tutti, resteranno fuori dall’accoglienza. Pertanto, dovranno essere programmate e assicurate, in collaborazione con il terzo settore, attività di informativa sul virus e sulle misure adottate per la prevenzione, di distribuzione di kit sanitari, medicinali e altri presidi necessari, di vestiario, pasti, con un monitoraggio costante delle condizioni di salute, per assicurare che a nessuno manchino gli strumenti per prevenire il contagio o essere immediatamente soccorso. 

Riteniamo infine necessario organizzare un incontro con le diverse Istituzioni competenti per avere maggiori informazioni sulle misure già adottate o su quelle programmate e per spiegare le nostre proposte, in una prospettiva di massima collaborazione tra la società civile e le amministrazioni coinvolte, e quindi: 

Il Comune di Roma Capitale, nella persona della Sindaca, dell’Assessora alla persona, scuola e comunita solidale e del Dipartimento per le Politiche Sociali, per quanto riguarda la gestione del sistema di accoglienza cittadino e del SIPROIMI; I Municipi e i rispettivi assessori alle politiche sociali, che rappresentano il presidio di tutela piu vicino ai cittadini;
La Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo, responsabile della pubblica sicurezza e dei centri di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo (CAS);
Le Aziende Sanitarie Locali (ASL), in quanto deputate alla tutela della salute dei cittadini e competenti per la prevenzione, le cure e gli altri trattamenti sanitari necessari per il contrasto alla diffusione del virus. 

 

La dimensione dell’esclusione e dell’emarginazione è da sempre preoccupante nella nostra città e, soprattutto in questo momento, necessita di una serie di interventi urgenti e coordinati, che sono colpevolmente ancora inesistenti nonostante la straordinaria emergenza e il numero elevato di appelli e raccomandazioni rimasti inascoltati, tranne piccoli esempi di buone prassi adottate da associazioni e realtà di quartiere. Le proposte sopra descritte sono solo una parte delle disposizioni che andrebbero attuate, a partire soprattutto dai percorsi tracciati dalle associazioni che fino ad ora sono state l’unico punto di riferimento delle persone senza una fissa dimora in un’ottica di prevenzione, informazione e tutela. 

A Buon Diritto Onlus, Acat italia, Actionaid, Adif – Associazione Diritti e Frontiere, Ali, Alterego – Fabbrica Dei Diritti, Aoi, Arci Roma, Baobab Experience, Be Free, Cooperativa Casetta Rossa, Centro Astalli, Cgil Roma e Lazio, Cinecittà Bene Comune, Cnca Lazio, Comi, Comitato promotore campagna “Io Accolgo” Roma, Consiglio Italiano per i Rifugiati Onlus, Cs Brancaleone, Csa Astra, Csoa Spartaco, Differenza Donna ONG, Focus – Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Gli Occidentati, Istituzione Teresiane, K_alma, Lab!puzzle, Lasciatecientrare, Liberi Nante, Lunaria, Mani Rosse Antirazziste, Médécins du Monde – Missione Italia, Nonna Roma, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, Pensare Migrante, Pro.do.c.s., Progetto Diritti, Radicali Roma, Recosol, Refugees Welcome Italia, S.Egidio, Saltamuri, Uds, Wilpf-italia.

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