RADICALI ROMA

Democrazia in palestra /4: Delle ambiguità della partecipazione

Di Leone Barilli.

Succede che qualche giorno fa, sul sito di Roma Capitale, compare la notizia che è possibile votare su tre progetti diversi attraverso i quali il Comune di Roma parteciperà al bando europeo Azioni Urbane Innovative. I tre progetti riguardano Economia Circolare, Mobilità Sostenibile e Inclusione migranti e rifugiati.
Al di là del merito dei singoli progetti, tutti condivisibili almeno nei titoli (a tal punto che dovrebbero essere parte dell’ordinaria amministrazione), appare stonata l’affermazione della Sindaca Raggi che nel video di lancio dell’iniziativa ne parla come esempio di democrazia partecipata. Tutt’al più possiamo parlare di sondaggio tra gli utenti registrati sul sito del Comune di Roma o che si sono accreditati con l’identità digitale tramite il Sistema Pubblico di Identità Digitale.
Senonché, scopriamo dal sito Agenda Digitale che in italia sono state rilasciate a tutto gennaio 2017 1.100.000 identità digitali. Che queste siano tutte a Roma? Per il resto non è dato sapere quante persone siano registrate sul portale del Comune di Roma, stante il fatto che si può registrare chi è in possesso di un documento di identità valido e di un indirizzo e-mail. Prima questione, quindi, è quante persone possono effettivamente esprimere il voto di preferenza su uno dei progetti. Ma per far sì che un progetto possa essere valutato, al di là delle proprie preferenze personali, sarebbe utile avere un’idea complessiva del progetto: costi, modalità di realizzazione e soprattutto capire, dati alla mano, quale sia il progetto di cui la città ha urgentemente bisogno.
Inoltre i processi partecipativi dovrebbero sottintendere una fase di coinvolgimento della cittadinanza anche nell’elaborazione e articolazione del progetto, per far sì che sia davvero un processo partecipato.
Riepilogando, un vero processo partecipato dovrebbe tenere presente e garantire la più ampia partecipazione , la più ampia informazione, il più ampio coinvolgimento in sede di elaborazione, e il tempo necessario per espletare tutti i passaggi. La democrazia non è uno strumento à la carte a seconda delle necessità.
Altrimenti l’amministrazione si prenda le sue responsabilità e compia le sue scelte sulla base del mandato elettorale che i cittadini le hanno conferito. Ma per favore, che non si spacci un ristretto sondaggio on-line come esempio di democrazia partecipata.
Per carità, un passo in avanti è stato fatto: siamo passati dai canali del massimo blog a quelli più istituzionali.
Ma da qui a parlare di democrazia partecipata ce ne corre.