RADICALI ROMA

"Derivati" del comune di Roma, procura verificherà responsabilità penali ma responsabilità politica grave.

 

L’inchiesta della procura di Roma sui contratti derivati stipulati dal Comune di Roma tra il 2003 e il 2007 farà luce su eventuali responsabilità penali e truffe ai danni del Comune ma la responsabilità politica degli amministratori in base alla relazione della Corte dei Conti fu grave, come grave è l’operare della gestione commissariale del debito di Roma in totale mancanza di trasparenza e pubblicità.

Dichiarazione di Riccardo Magi , segretario Radicali Roma

Nell’estate del 2010 fummo noi Radicali Roma insieme all’associazione Antigene a presentare un esposto alla procura di Roma sulla vicenda dei contratti derivati stipulati dal comune di Roma tra il 2003 e il 2007, alla luce della relazione della relazione della Corte dei Conti che rilevava che quelle operazioni – pur rispettando i requisiti formali indicati dal ministero dell’Economia –  “non sembravano perseguire alcuna strategia” nè di riduzione del costo finale del debito nè riduzione dell’esposizione ai rischi di mercato, sottolineando in molti casi: l’assenza di una adeguata valutazione dei rischi di evoluzione degli scenari di tasso di interesse e l’assenza di equilibrio nelle prestazioni corrispettive; il pagamento di commissioni implicite;lo spostamento di oneri su esercizi più lontani. Operazioni che secondo la Corte esponevano il Comune a rischi di perditi potenzialmente illimitati.

Il capitolo successivo è quello scritto dal commissario straordinario al debito del comune di Roma Varazzani che un anno fa, insieme al sindaco Alemanno, ha comunicato di aver chiuso 6 dei 9 contratti derivati in essere senza dire però con quali costi e con quali conseguenze sulla gestione del debito.

 

Se infatti la questione dei derivati romani si risolverà con l’inchiesta giudiziaria da anni aperta presso la procura di Roma, non è affatto risolta la questione della gestione del debito del comune di Roma.

La gestione commissariale del debito avviata da Berlusconi, Alemanno e Tremonti doveva essere l’uovo di colombo per evitare il dissesto finanziario di Roma, per evitare l’aumento della pressione fiscale, per fare luce sul debito accumulato garantendo ai cittadini la conoscenza e la trasparenza sull’operato delle amministrazioni precedenti e per garantire i diritti dei creditori. Nessuno di questi obiettivi a distanza di quattro anni dall’avvio della procedura è stato raggiunto. La pressione fiscale sui cittadini romani è al massimo storico così come la sofferenza dei fornitori e dei creditori del comune.

Dopo quattro anni non esiste ancora un documento pubblico che dica ai cittadini romani quale sia effettivamente il debito che pesa sulle le loro tasche, sopra i loro servizi, sopra le loro vite. Nè esiste una relazione sull’attività della gestione commissariale, più volte richiesta dal parlamento e dai cittadini.

Qual’è la mole del debito che dovremo sostenere e ancora per quanto? Dal 2008 in poi abbiamo sentito parlare di 9 miliardi di euro, poi di 10, poi di 12,5.

Il vecchio piano di rientro dal debito quello del 2008 parlava di rate da circa 500 milioni di euro fino al 2048. E’ ancora così?