RADICALI ROMA

Il problema non è la gabbia

Di Alessandro Capriccioli.

E’ orribile, il video delle rom messe in gabbia a Follonica. Orribile al punto che si fa fatica perfino a guardarlo tutto.
Eppure il problema, il problema vero, non è la gabbia: né (tantomeno) il fiume di parole che alla gabbia è seguito, in tutta la sua gamma di sfumature e distinguo che vanno dall’esultanza all’indignazione.
Il problema, con ogni evidenza, è una politica che da decenni si rifiuta di affrontare come dovrebbe, nel rispetto della dignità e dei diritti umani, una questione che riguarda appena lo 0,25% della popolazione; che sfrutta a proprio vantaggio, trasformandoli negli alibi perfetti per la propria inettitudine, luoghi comuni e pregiudizi (rubano, non mandano i figli a scuola, non vogliono integrarsi) che spesso e volentieri finiscono per autoavverarsi drammaticamente; che si avvantaggia di episodi come quello di ieri non soltanto cavalcandoli per affermare e moltiplicare l’odio, ma soprattutto (cosa che forse è addiritture più grave) accodandosi allo sdegno generalizzato, additando al paese i “cattivi” e mimetizzando così la propria endemica mancanza di visione e di proposte.
Il problema è che soluzioni di inclusione efficaci esistono, sono state già adottate con successo da altri paesi e quindi basterebbe copiarle da loro: eppure quelle soluzioni non vengono neppure prese in considerazione. Il problema è che la politica segregazionista dei campi, che può produrre soltanto marginalità e con essa tutto ciò che alla marginalità inevitabilmente consegue, è stata perseguita e continua a essere perseguita in modo trasversale da tutte le forze politiche: sia da quelle che oggi lodano i sequestratori di Follonica, sia da quelle che li stigmatizzano, con la complicità di chi ha tratto vantaggio dal perdurare della situazione disumana che abbiamo davanti agli occhi. Il problema è che lo sdegno a buon mercato è una scappatoia troppo facile, rispetto a quanto si poteva fare e non si è fatto, a quanto ancora si potrebbe fare e non si fa.
Visti da questa prospettiva, i beceri razzisti che incitano al sequestro di persona e quelli che, al contrario, si stracciano le vesti denunciando la mancanza di umanità di una parte del paese non sono poi così dissimili: perché al di là della retorica, della rappresentazione, del teatrino che viene inscenato in occasioni come questa e che è sistematicamente destinato a svanire nel giro di qualche giorno, nessuno di loro si prende la briga di adottare le riforme necessarie per conseguire, finalmente, risultati concreti.
Noi, a Roma, questo abbiamo tentato di farlo, con una delibera di iniziativa popolare firmata da seimila cittadini che contiene un piano di inclusione puntuale, dettagliato, stringente, con obiettivi definiti e tempi certi: una delibera che ancora attende di essere calendarizzata, insieme a quella sulla riforma del sistema di accoglienza, nonostante il termine di legge per farlo sia già scaduto e malgrado il fatto che nella capitale governino i sedicenti paladini della partecipazione popolare.
Perché, diciamocelo, alla fine della fiera questo è il vero problema: decidersi ad assumersi la responsabilità di fare politica, al di là delle chiacchiere e della rappresentazione mediatica di se stessi. Al di là, si direbbe, del semplice storytelling.
Altrimenti, tra qualche mese, ci troveremo di fronte ad atri sequestri, altri beceri incitamenti all’odio, altre gabbie.
E ci ripeteremo, una volta di più, quanto quella gabbie siano orribili.