RADICALI ROMA

Sapienza/Capriccioli: Nathalie Naim non rappresenta Radicali Roma

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Dichiarazione di Simone Sapienza, segretario di Radicali Roma e Alessandro Capriccioli, consigliere regionale di +Europa Radicali già segretario di Radicali Roma.

Alle elezioni amministrative del 2015, come promotori della lista “Radicali”, davanti alla scelta del Partito Democratico di estromettere dalle liste chiunque avesse un procedimento in corso (a prescindere dal reato), scegliemmo simbolicamente di esprimere un dissenso verso i nostri alleati del centrosinistra per questa decisione di stampo giustizialista.
Fu così che offrimmo ospitalità nelle nostre liste a Nathalie Naim, esclusa dal PD perché colpevole di aver ricevuto una querela.
Dal momento della sua elezione al 1° municipio, anche vista la scelta della consigliera di chiamare il suo gruppo nel consiglio municipale “Radicali”, abbiamo tentato in ogni modo di unire questa sua elezione alle battaglie che da anni portiamo avanti.
Dopo tre anni possiamo dire che non c’è stata data alcuna possibilità di dialogo che pure poteva arricchire la nostra attività. Diversi dirigenti diRadicali Roma sono stati bannati dai suoi profili social per aver obiettato nel merito di affermazioni e iniziative quantomeno non condivisibili per chi ha convinzioni e storia “radicale”.

A seguito di iniziative di pura matrice securitaria, giustizialista e proibizionista, spesso rivolte contro gli “ultimi” della nostra società, siamo costretti a ribadire – per chiarezza verso tanti cittadini che continuano a scriverci – la nostra estraneità alle attività che la consigliera Naim porta avanti nel 1° municipio. Non c’è mai stata cioè alcuna azione o dichiarazione condivisa con la nostra associazione.
Restiamo come sempre aperti al dialogo al confronto, al lavoro comune, con lei come con gli altri consiglieri municipali e comunali, di qualsiasi orientamento, ma per ora riteniamo doveroso chiarire che siamo estranei alla sua attività politica, in particolare quella rivolte alle marginalità che non possono essere vissute solo come elemento che inficia il “decoro urbano”, ma devono essere ricondotte all’apertura di questioni sociali e politiche da risolvere.