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Pannella: risposta all’amico Franco Monaco, alla Margherita

  IL SEGUENTE INTERVENTO DI MARCO PANNELLA VERRA’ PUBBLICATO SUL NUMERO DI DOMANI DI “NOTIZIE RADICALI”, IL GIORNALE TELEMATICO DI RADICALI ITALIANI (ACCESSIBILE DALLA HOME PAGE DI WWW.RADICALI.IT). SI PREGA DI CITARE LA FONTE.

Nella patria delle “primarie” (e del sistema bipartitico, maggioritario secco) vi sono primarie “aperte” anche a tradizionali elettori dei due principali partiti della democrazia americana, mentre altre sono riservate a prescegliere -e non a plebiscitare- i candidati dell’uno o dell’altro partito.

In Italia, oggi, la situazione è la seguente: tutta l’opinione pubblica sa bene – ma da ”indiscrezioni” o “voci” – del mercato delle vacche, clandestino, iperprotetto dalle regole fondamentali della democrazia, e di ogni partito democratico. Dinanzi all’incertezza, quanto meno seriamente teorica, dei risultati del 9/ 10 aprile, è facile immaginare il lavorio ancor più intenso per concordare fra le parti “avverse” distribuzioni dei massimi incarichi istituzionali, per la cui elezione sono previste maggioranze qualificate – e quindi candidature “terze”- con le quali inaugurare la legislatura. Fra i candidati conosciuti è d’altra parte da anni in corso di svolgimento l’acquisizione di benemerenze vaticane, degli attuali gruppi ecclesiastici ivi attualmente dominanti.

 In novanta giorni, a partire da metà aprile ed entro metà giugno, vi saranno da eleggere i Presidenti delle Camere, il Presidente della Repubblica, Governi Nazionale, Regionali, Provinciali e Comunali in gran parte d’Italia. Dovrà anche essere indetto un referendum costituzionale, e dall’inizio dell’estate sarà in preparazione la Finanziaria, che entro il 30 settembre dovrà essere presentata al Presidente della Repubblica. Ebbene, su tutto questo, il regime ed il sistema oligarchici imperanti sono assolutamente compatti per sottrarre a qualsiasi forma di conoscenza dell’opinione pubblica e delle sue espressioni civili le ipotesi di comportamenti e di soluzioni ai quali i leader della CDL e dell’Unione si stanno preparando. In regime sempre più partitocratrico, le ragioni istituzionali che l’Articolo 49 della Costituzione assegna – appunto – ai Partiti sono totalmente ignorate e negate. E’ da notarsi che questo avviene in perfetta consonanza con ciò che il nuovo sistema elettorale realizza, precludendo ai cittadini elettori l’esercizio di una qualsiasi facoltà di scelta di singoli candidati, consentendo loro semplicemente di convalidare o meno liste di “nominati” (e non di erigendi) semplicemente da ratificare.

In questa situazione – lo ripetiamo: l’imposizione della più antidemocratica e oligarchica delle consultazioni elettorali dalla fondazione della Repubblica ad oggi! – Franco Monaco torna a recitare un povero rosario di banalità, già intonato sin da quando ho avanzato l’ipotesi della tenuta di “primarie” dopo e al pari di quelle tenute per convalidare la candidatura ufficiale a Presidente del Consiglio da parte degli elettori dell’Unione.

Faccio osservare a Franco Monaco che, a dover prestare seria considerazione ai suoi ragionamenti, vi sarebbe una soluzione assolutamente coerente e rigorosa: dovendo il Parlamento eleggere a maggioranza fortemente qualificata, quindi con un ampio consenso bipartisan (o piuttosto transpartisan), il nuovo Presidente della Repubblica, non vi è nulla di più serio e democratico che l’offrire al Parlamento ipotesi democratiche e popolari di possibili soluzioni indicate attraverso “primarie” indette coerentemente dall’Unione, o da comitati autonomi di forte connotazione democratica e civile o, ancora, dai due schieramenti “contendenti” e “opposti”. Il dibattito che dilagherebbe nel Paese, che ha già ampiamente dimostrato di positivamente appassionarsi al metodo delle “primarie”, non mancherebbe di consentire, di suscitare un profondo impegno di quella parte della classe dirigente italiana particolarmente qualificata a contribuire a tale dibattito, ed a connotare le riflessioni e le scelte del Parlamento con criteri limpidi, attraverso il successo o meno della varie candidature, e non più con criteri imperscrutabili, inaccettabili, di segreta origine e motivazione oligarchico-partitocratica.

Ma ammetto che, in tal modo, è possibile temere, e sicuramente si teme, che il proseguirsi ed il rafforzarsi del metodo delle “primarie” potrebbe costituire un grimaldello per forzare i segreti di regime e di sistema che connotano la saldatura attuale delle “parti” scenicamente dedite a risse più proprie a complici nel momento della spartizione del bottino (presunto o già acquisito), recita fatta alla luce del sole nella speranza di mascherare quel che nella notte di opera comune si è malfatto. Tradizione ben nota a tutte le categorie di malfattori espresse nel tempo e nel luogo italiani ad ogni livello di illegalità organizzate.

Il fatto che questa proposta di “primarie” nasca e cresca dall’interno dell’Unione potrebbe costituire una eloquente dimostrazione che è proprio l’Unione, oggi, ad ospitare ed alimentare un alto confronto e scontro politico, non solamente volto, ma certamente anche atto a rianimare e raccogliere speranze dai delusi, scoraggiati, rassegnati all’astensione ad opera della vecchia maggioranza e della vecchia opposizione. Si tratta proprio di quelle persone che, per riconoscimento di molte parti, possono essere pienamente coinvolti da quello che viene presentato come “il fatto nuovo” politico e non solamente elettorale della Rosa nel Pugno, che è parte dell’Unione mentre dall’interno della Casa delle libertà nulla di nemmeno lontanamente simile appare. Lì, trovano una voce padronale che cerca di saldarsi direttamente e demagogicamente con le “folle”, con le “masse”, ripetendo la vecchia, terribile solfa di ultraforti e ultrapotenti che chiedono la solidarietà popolare in nome delle persecuzioni e delle discriminazioni delle quali si proclama vittima non consenziente.
Spero ardentemente che Romano Prodi, con la Margherita stessa, vogliano a tempo comprendere l’occasione che così si presenta di apparire ed essere forza di limpidità e di rinnovamento democratico, invece che essere risucchiati pericolosamente nella palude, nelle sabbie mobili, nell’illusoria tentazione “realistica” di negoziare segretamente negli scantinati del potere la sua ormai sempiterna “spartizione”, cioè: conservazione.