da Il Riformista del 4 dicembre 2007, pag. 1. di Alessandro Calvi.
Se ne occupi il Parlamento. Questo è, e rimane, il pensiero di Veltroni sulle coppie di fatto. Il sindaco-leader del Pd lo ha ribadito ieri alla sua maggioranza capitolina in un incontro non facile perché su questo terreno il sentiero su cui procedere si è fatto stretto, molto stretto. L’ultima mediazione sulla quale si sta cercando l’accordo prevede che le due delibere vengano trasformate in un ordine del giorno o che si trovi un punto di incontro su una terza proposta. Sul tappeto, da ieri, c’è anche quella dell’assessore Lucio D’Ubaldo, che parla di un «registro delle solidarietà civili». Non tutti però l’hanno presa bene, come non tutti hanno preso bene le parole del sindaco.
Se ne riparlerà forse già tra 24 ore, giusto il tempo che si svolga la manifestazione convocata dai radicali oggi pomeriggio in piazza del Campidoglio e che gli sherpa finiscano di sondare tutte le possibilità. Poi, entro la settimana prossima, il consiglio comunale della capitale potrebbe – ma il condizionale è d’obbligo – arrivare a pronunciarsi. Su cosa, però, ancora è presto per dirlo.
La situazione non è buona, direbbe Celentano. Negli ultimi due giorni il livello dello scontro è salito di molto tra un editoriale pubblicato da Avvenire e le parole di Marco Pannella intervenuto ieri a Radio Radicale. La mossa di Veltroni arriva dunque in un momento molto delicato e al termine di settimane cariche di tensione.
Sulla possibilità che la Capitale si doti di un registro per le unioni civili si discute da tempo e in ballo ci sono due delibere: una di iniziativa popolare, che andrebbe discussa dal consiglio entro il 5 dicembre, e una di iniziativa consiliare. La fotografia di queste settimane è chiara: il fronte moderato non ci sta, i radicali e la sinistra premono sull’acceleratore. In mezzo il Pd si sfilaccia e rischia di spaccarsi. Trovare una soluzione sarebbe sicuramente stato più semplice se i toni non si fossero alzati e se la questione fosse rimasta confinata alle cronache locali. Ciò è avvenuto sino a che la vicesindaco, Maria Pia Garavaglia, è stata della partita come mediatrice, prima di rimettere le carte sul tavolo del sindaco. E fino a che il Vaticano, preoccupato di quanto poteva succedere proprio a Roma, non ha dato apertamente segni di malumore. Tra l’altro, stando ai si dice, un accordo si poteva trovare facilmente. Poi, però, la Garavaglia è tornata in panchina, Veltroni è andato in Vaticano e Avvenire ha sparato a zero come se non bastassero le rassicurazioni che lo stesso leader del Pd aveva già offerto recandosi in visita al segretario di Stato Tarcisio Bertone. Sull’approvazione del registro, ha scritto Avvenire: «Se fosse davvero così, sarebbe grave per Roma. Per ciò che essa è, e per ciò che rappresenta in Italia e nel mondo». Poi, il giornale dei vescovi ha aggiunto: «E su un ben diverso – ma niente affatto trascurabile -.piano sarebbe grave anche per il sindaco della città. Che, da qualche settimana, è leader del Partito democratico. E, dunque, quanto a idee e programmi, ne è il principale testimonial di fronte all’opinione pubblica». E così, dall’altra parte, è sceso in campo Pannella che, parlando della manifestazione di oggi, ha affermato: «Se saremo le fiaccole radicali e poco di più bisognerà iniziare a riflettere seriamente».
Scesi in campo i pesi massimi, poi è difficile tornare indietro. Il rischio, ora, è che la vicenda assuma contorni davvero inquietanti anche perché tutto si svolge nel cuore del sistema di potere di Veltroni e nella città culla della cristianità e sede del Vaticano. E tra chi vede quella per il registro come una battaglia di civiltà e chi invece la vive come una provocazione, se non un’aggressione, a prevalere sulla sostanza è l’aspetto simbolico della questione che sta diventando quasi un banco di prova per il leader del Pd sul terreno dei diritti civili. Sul piano sostanziale, infatti, poco o nulla cambierebbe con la nascita di un registro per le unioni civili. Su questo Veltroni ha ragione. E, come disse a Otto e Mezzo a Giuliano Ferrara, «sarebbe meglio cercare e trovare un punto di sintesi in Parlamento». I comuni, infatti, poco o nulla possono fare se non dare un segnale, costruire un simbolo. E, però, come dimostra la preoccupazione del Vaticano, anche i simboli contano, eccome. Può darsi che la via imboccata da Veltroni sia, almeno per la Capitale, la più realistica. Ma certo sul piano nazionale la situazione è diversa. Il punto è la mancanza nel centrosinistra e soprattutto nel Pd di una linea certa su questo fronte come su altri altrettanto delicati: e si tratta di nodi che presto o tardi dovranno venire al pettine, dal testamento biologico alle linee guida della legge 40. Forse, qualche risposta potrebbe iniziare ad essere abbozzata venerdì prossimo nella riunione della commissione per il Manifesto dei Valori del Pd. Forse.