RADICALI ROMA

Al congresso di Radicali italiani il dibattito sulla Rosa nel Pugno

Boselli insiste sul partito federato; secondo Pannella, i patti fondativi sono ottimi; Spadaccia: lanciamo la campagna per i club; Cappato: subito le sedi e i luoghi del dibattito sull’iniziativa politica. Benzoni: socialisti non pensino al “collocamento”. Sono intervenuti, tra gli altri, anche Patrono, Landolfi, Abbruzzese, Turci

Aprendo la tavola rotonda sulla Rosa nel Pugno al V Congresso di Radicali italiani, Daniele Capezzone ha invitato radicali e socialisti a “trasformare questo momento di difficoltà in un’occasione, con una conferenza aperta sui contenuti e la forma partito”. Il segretario dello Sdi Enrico Boselli ha subito chiarito che “in crisi non è l’idea, ma la realizzazione” della Rosa. Tra le cause, il dato elettorale non entusiasmante, con la presenza al Senato non ancora riconosciuta, e il riemergere forte delle identità socialista e radicale.

“Non possiamo – ha sottolineato Boselli – essere a metà del guado, tra centrodestra e centrosinistra, ma apparteniamo al campo progressista. Noi – ha aggiunto – non pensiamo si possa scegliere indifferentemente tra destra e sinistra ipotizzando che, per esempio in Svezia, ci sia una destra più riformista”. Non c’è, ha insistito, una “trasversalità riformista”. Certo, Boselli si dice consapevole che “nella sinistra ci sono posizioni conservatrici e corporative… Avvertiamo la portata dello scontro nella maggioranza tra riformisti e massimalisti, ma non ci deve far perdere di vista il principale antagonismo”. Bisogna “diffidare dei falsi riformisti del centrodestra” e “non scommettere sulla caduta del governo”, perché “cancelleremmo l’unica innovazione politica, il bipolarismo”, e tornerebbe il consociativismo italiano.

La Rosa per Boselli non può non guardare al partito democratico, ma deve diventare un “partito federato”, perché “non basta la fantasia e la pazzia di Don Chisciotte”. Non “un partito vecchio stile, ma neanche un solo grande forum di dibattito”, ha spiegato il segretario dello Sdi. Boselli ha poi ricordato gli attributi che dovrebbe avere questo partito: una fase federale, in cui non prevalga nessuna delle componenti; la partecipazione non solo degli iscritti ma anche degli elettori, tramite primarie e referendum; un radicamento territoriale e un simbolo “non in affitto”.

Serve un “partito vero”, ha concluso Boselli, ma “se non ci riusciremo avremo perso una grande occasione. I tempi sono stretti è arrivato il tempo delle decisioni. Noi siamo pronti. Siamo ad un bivio, bisogna scegliere”.

In serata Pannella, ribadendo che i patti fondativi sono ottimi, gli ha risposto: “Volete un partito federato? Enrico, sai che ti dico? che noi restiamo noi. La Rosa nel Pugno è grande e radicata nel vissuto di tutti noi e non c’è da fondare un beneamato nulla”.

Dopo Boselli è intervenuto Gianfranco Spadaccia, ravvisando che il dibattito è stato finora “troppo sulla forma partito”. Non bisogna arroccarsi, ma “attrarre energie nuove, forze nuove”. Perché, ha proposto, non “lanciare la campagna per i club, e due commissioni, una sulla forma partito e una sui contenuti?”

La Rosa nel Pugno, ha ribadito nel suo intervento Marco Cappato, dell’Associazione Luca Coscioni, è già un soggetto politico, con le sue regole. Per far crescere il soggetto “bisogna ripartire dall’iniziativa politica”. Invece, una volta entrati nella maggioranza e nel governo “non abbiamo fatto iniziativa politica sui punti di Fiuggi”. “Andare a porre a Prodi il problema della calendarizzazione di alcune priorità – ha chiesto Cappato – vuol dire essere in mezzo al guado?”. Servono subito, ha concluso Cappato, “sedi e luoghi del dibattito sull’iniziativa politica”.

Sia Patrono che Landolfi hanno fatto riferimento all’importanza delle idee. Patrono ricordando che “le ali di un partito che voglia volare alto non sono le strutture organizzative, ma le idee”; Landolfi che “in politica le grandi cose nascono dalle grandi idee”. L’intellettuale socialista ha detto no a “modelli organizzativi precostituiti”, suggerendo invece “una cabina di regia”, che veda al fianco dei leader politici dei soggetti costituenti anche i rappresentanti del mondo culturale e intellettuale.

Rivolgendosi a Boselli, Salvatore Abbruzzese ha ricordato che “non è in discussione la collocazione” nel centrosinistra, “siamo stati gli unici a non creare problemi a Prodi, cerchiamo però di non essere più prodiani di Prodi”.

“Cosa impedisce alla Rosa nel Pugno di essere un soggetto politico qui e oggi?”, ha chiesto Alberto Benzoni. Non la differenza dei modi di essere di socialisti e radicali, che “sono la ricchezza e non la debolezza”. I radicali non devono farsi frenare dalle loro preoccupazioni psicologiche, né i socialisti dai settori del partito che a tutto sono interessati tranne che alla Rosa nel Pugno. “Abbiamo bisogno – ha aggiunto Benzoni – di fare delle cose assieme e di far entrare quelli né radicali né socialisti vogliono far parte del nostro soggetto”.

Rivolgendosi ai vertici dello Sdi, a Boselli, Benzoni ha invitato a recuperare l’autonomia, non basata sul possesso delle sedi ma sull’iniziativa politica. “La Rosa nel Pugno è la garanzia dell’indipendenza dei socialisti italiani. Se Boselli ci rinuncia sarà travolto dai socialisti ansiosi di collocamento, preoccupati perché si stanno chiudendo le prenotazioni per il partito democratico”.