RADICALI ROMA

Alternativa socialista: la svolta di Bertinotti

  Da presiden­te della Camera non ha mai smesso di essere un leader politico, e se tutti si sono ormai abituati al suo «doppio ruolo», nessu­no si sarebbe aspettato che Fausto Bertinotti decidesse di diventare an­che il direttore di una rivista: «Alternative per il socialismo».

 

 

 

Già dal nome del periodico s’in­tuisce l’obiettivo che sta dietro il progetto editoriale, fa capire il motivo per cui Bertinotti ha deci­so di guidarlo: perché «Alternati­ve per il socialismo» non sarà so­lo un bimensile, ma soprattutto l’arma culturale di un disegno po­litico, la risposta al Partito demo­cratico, il tentativo di costruire a sinistra un’area capace di racco­gliere quanti non accettano di confluire nella nuova formazione riformista.

 

 

 

L’idea della rivista risale alla scorsa estate, quando venne sotto­posta a Bertinotti, che sulle pri­me si mosse con grande pruden­za, perché temeva di entrare in conflitto con la carica che ricopre di presidente della Camera. Sciolse la riserva appena seppe di un «illustre precedente», quello di Giovanni Spadolini che da presidente del Senato dirigeva anche «Nuova Antologia». Da quel momento si è gettato nell’im­presa, e ha contribuito in prima persona a scrivere il piano edito­riale. «Mi sento istituzionalmente coperto», sostiene Bertinotti, che si dice «affascinato» dal proget­to, tanto da aver presieduto ieri la prima riunione di redazione del periodico.

 

 

 

Il nome incrocia da una parte l’esperienza di «Alternative», fo­glio culturale del Prc, dall’altra richiama lo storico giornale «Pro­blemi del socialismo» fondato da Lelio Basso, uno dei fondatori del Psiup. Ovviamente si tratta di riferimenti non casuali, segnano il profilo dell’intrapresa, ne lascia­no intravedere il percorso cultu­rale. Ed era scontato che per rea­lizzare il bimensile Bertinotti vo­lesse al suo fianco persone di fidu­cia. Il nucleo della redazione è stato infatti affidato alla senatri-ce Rina Gagliardi e al sottosegre­tario Alfonso Gianni, e compren­de il dirìgente sindacale Tiziano Rinaldini, l’ex direttore di «Apri­le» Aldo Garzia, e due giornalisti di «Liberazione»: Anubi Lussurgiu Davos e Angela Azzaro. Il diretto­re responsabile sarà Domenico Iervolino, profes­sore di Filosofia teoretica all’Uni­versità di Napoli, che aveva già guidato «Alternative».

 

 

 

Il presidente della Camera ha impostato la linea editoriale del­la rivista, che dovrà essere «coraggiosa» e «assai poco ortodos­sa». L’ambizione è quella dì far di­ventare «Alternative per il socia­lismo» ciò che furono i «Quaderni Rossi» alla vigilia del ’68, un labo­ratorio di idee e dunque un punto di riferimento culturale. Per riu­scirci, il «coraggio» a cui si riferi­sce Bertinotti sarà quello di av­viare un processo di «revisione da sinistra e non da destra del co­munismo»: «Solo così ci apriremo al nuovo». Ecco la sfida che inten­de avviare l’ex segretario del Prc, l’intento di una «nuova svolta», pari a quella del congresso di Ve­nezia, quando portò Rifondazio­ne ad abbracciare le tesi della non violenza.

 

 

 

L’obiettivo poli­tico è evidente. Nel nome della ri­vista quel richia­mo esplicito al «socialismo» ser­ve da magnete, ri­porta a un concet­to assai caro a Bertinotti: «È ora che il comunismo libertario si riu­nifichi con il socialismo radica­le». Non è il preannuncio di un cambio di nome del Prc, anche perché il presidente della Came­ra — sebbene coltivi da anni in cuor suo questo pensiero — sta at­tento a non pregiudicarlo, e si muove con la logica dei piccoli passi. Ma che qualcosa sìa in in­cubazione lo si capisce dai ragio­namenti svolti attorno alla rivi­sta, che dovrà essere «un luogo do­ve si mettono a confronto non so­lo le esperienze del comunismo, ma anche quelle del socialismo e del cattolicesimo democratico».

 

 

 

A fronte della crisi identitaria che ha provocato a sinistra il Par­tito democratico, Bertinotti contrappone dunque un progetto al­ternativo, tanto ambizioso quan­to diffìcile. Per riuscirci ha deci­so di usare anche la rivista, così potrà piantare il seme di una nuo­va formazione politica, darle il tempo di mettere le radici sotto il profilo culturale, e poi lavorare per farla crescere, per arrivare a quel «quindici per cento» che il capogruppo di Rifondazione, Gennaro Migliore, definisce co­me «un obiettivo realizzabile».

 

 

 

Il «direttore» ha indetto una nuova riunione dì redazione subi­to dopo le feste, per stilare la lista dei collaboratori: Pietro Ingrao sarà invitato a scrivere, e c’è chi pensa anche di coinvolgere Achil­le Occhetto, l’uomo della Svolta del Pci. Ci saranno poi economi­sti neo-keynesiani come Riccardo Bellofiore, esponenti del mon­do ambientalista e femminista. Ma il fiore all’occhiello saranno i contributi internazionali. Su quelli sta lavorando Bertinotti in persona, sfruttando il suo ruolo di presidente della Sinistra Euro­pea: sul primo numero, in pro­gramma tra febbraio e marzo, è previsto un contributo di Oskar Lafontaine, leader della Linke te­desca. Si parte e non solo per arri­vare nelle edicole…