RADICALI ROMA

Asl del Lazio, a rischio servizi essenziali

Servizi essenziali come il trasporto dei pazienti, le mense e le lavanderie. Ma anche macchine salvavita, strumentazione chirurgica e dispositivi medici. Beni e servizi ospedalieri che, in un breve lasso di tempo, potrebbero scarseggiare nella maggior parte delle strutture sanitarie di Roma e del Lazio. A lanciare il grido d’allarme è l’ASFO Lazio, associazione affiliata alla ConfCommercio, a cui aderiscono circa 330 aziende fornitrici di beni e servizi ospedalieri.
Imprese che da 15 mesi, e cioè da fine 2005, non hanno ricevuto alcun pagamento per le forniture garantite alle Asl della Regione, con i relativi crediti che sono schizzati a 600 milioni di euro.
Nella maggior parte dei casi, l’85-90%, dovuti in base a gare d’appalto, che, da capitolato, prevedono il pagamento entro 90 giorni dal completamento dei lavori.
E invece, denunciano i titolari delle imprese, la maggior parte dei lavori non solo non sono stati pagati, ma neanche ancora certificati dalle Asl.
E così aumenta il rischio di chiusura in tempi brevi per tante piccole e medie imprese, con migliaia di posti di lavoro a rischio, come ha spiegato questa mattina in una conferenza stampa appositamente convocata il presidente di ASFO Lazio, Vittorio Della Valle: “Le nostre imprese non sono in grado di resistere oltre, alcuni soci ci hanno annunciato di aver avviato le procedure di fallimento”.

Una situazione problematica già emersa il 12 dicembre scorso, quando oltre 700 persone tra imprenditori e lavoratori delle aziende ASFO avevano protestato davanti la Regione Lazio, chiedendo il pagamento dei beni e servizi resi durante tutto l’anno.
Durante la manifestazione il consiglio direttivo dell’associazione era stato ricevuto dal Presidente Piero Marrazzo: “C’è stata una promessa di risolvere la questione dopo la firme del ‘Piano di Rientro dal disavanzo Sanitario’ tra Regione, Ministero dell’Economia e Ministero della Salute’.”, ricorda Della Valle.
Il Piano, che è stato poi firmato lo scorso 28 febbraio, avrebbe dovuto garantire alla Regione Lazio, nonostante il “buco” nel bilancio della sanità, i fondi necessari a ripianare in breve tempo i debiti contratti dalle Asl con le aziende.
Usiamo il condizionale perché fino ad oggi, 13 marzo, questo non è avvenuto e l’unica proposta, informale, arrivata dalla Regione non ha soddisfatto i vertici dell’ASFO: “Ci hanno proposto un pagamento a dicembre 2007, con rinuncia da parte nostra alle azioni legali e agli interessi maturati, e per di più con un piccolo indennizzo che però non ci sarà garantito se il pagamento avverrà prima della data fissata”, sottolinea il presidente Della Valle.
Il motivo del rifiuto è evidente: “Gli istituti bancari non ci danno più ossigeno, alcuni di noi ci sono già fermati e altri lo faranno a breve con conseguenze clamorose”. Come Domenico Grieco, presidente della Croce Verde Romana, azienda che trasporta 120.000 pazienti all’anno: “Da giorno 21 di questo mese non potrò più fare uscire le ambulanze perché non posso pagare la benzina. Garantirò solo le emergenze con gli effetti che si possono immaginare su almeno dieci-dodici ospedali della Capitale. Questo perché non prendiamo soldi da novembre 2005 e io da tre mesi non riesco neanche a pagare gli stipendi.”
C’è chi sta peggio, come Lorenzo Fiamma, titolare di un azienda che realizza particolari protesi tumorali e che si è visto citare in giudizio dal Policlinico di Roma per indebito arricchimento: “Ho chiesto il pagamento di alcune fatture del periodo che va da maggio ad ottobre 1999 e questo è il risultato, ma adesso basta dopo un secolo di vita sto pensando di chiudere l’azienda”.

Casi estremi che richiedono una soluzione a breve, brevissimo termine come rimarca Della Valle: “Noi avevamo presentato due proposte alla Regione, che prevedevano una previsione di delegazione del pagamento o perlomeno un avallo dello stesso, in modo da ottenere dei prestiti dalle banche che avrebbero acquistato questi crediti che vantiamo nei confronti delle Asl, ma non siamo stati ascoltati, questa è una vera presa in giro”.
Venerdi prossimo si riunirà l’assemblea dell’ASFO: “Se non arriveranno nuovi segnali, organizzeremo una manifestazione ancora più forte di quella di dicembre e ci troveremo costretti a garantire solo servizi d’emergenza. Chiederemo alla Regione di certificare entro trenta giorni tutte le fatture dovuteci e l’istituzione di un tavolo ufficiale di confronto per trovare una soluzione”.