RADICALI ROMA

Aumenti e via libera alle assunzioni

Stipendi più pesanti per gli insegnanti di Religione. Il governo ha presentato (sotto forma di emendamento al cosiddetto decreto omnibus di fine anno) la proposta che consentirebbe ai neoassunti docenti di Religione di mantenere lo stesso stipendio che percepivano da precari. In sostanza, i prof di religione cattolica non perderebbero un solo euro degli aumenti (biennali, a partire dal quarto anno in poi) ottenuti da “supplenti” e previsti dalla revisione del Concordato Stato-Chiesa del 1989.

Per la verità, la legge del 2003 che detta le “Norme sullo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado” stabiliva un’altra cosa. Che maestre e prof di Religione fossero assunti, e retribuiti come avviene per tutti gli altri loro colleghi, con zero anni di anzianità e il conseguente “stipendio iniziale” previsto dal contratto del comparto scuola. Una differenza con gli “altri neoassunti” che potrebbe arrivare anche a 200 euro, ovviamente, sempre a vantaggio degli insegnanti di religione cattolica

Situazione che Alba Sasso, parlamentare Ds, definisce “singolare”: “Gli unici che negli ultimi 5 anni sono stati assunti senza troppe storie sono gli insegnanti di Religione. Con tutto il rispetto non capisco perché si continuano a fare regali a una parte sola”, commenta. L’emendamento al disegno di legge numero 3684 (di conversione del decreto legge 250 del 5 dicembre scorso) è il numero 1.0.11 ed è stato presentato dal governo. “Ai fini applicativi dell’articolo 1, comma 2, della legge 18 luglio 2003, n. 186, gli insegnanti di religione cattolica destinatari dell’inquadramento nei ruoli previsti conservano, a titolo di assegno personale riassorbibile con i futuri miglioramenti economici e di carriera, l’eventuale differenza tra il trattamento economico in godimento e quello spettante in applicazione del suddetto inquadramento”, recita testualmente. “Il governo – commenta Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil – è talmente consapevole di andare oltre le regole che, anziché convocare i sindacati e concordare un inquadramento anche provvisorio, ha preferito mettersi al riparo da possibili inconvenienti con una legge. Per gli insegnanti di Religione vale tutto il contrario di quello che è stabilito per gli altri docenti italiani”.

I “precari” di religione aggiungono, così, un altro tassello alla loro splendida avventura iniziata con l’immissione in ruolo concessa dal governo Berlusconi e che nessuno si sarebbe aspettata. Una specie di concorso-formalità previsto per tutti coloro che avevano insegnato per almeno quattro anni consecutivi negli ultimi dieci anni (al momento dell’emanazione del bando di concorso) ed erano in possesso della certificazione di idoneità (morale) rilasciata dall’ordinario diocesano. Già, perché a quel concorso (gestito a livello regionale) parteciparono un numero di concorrenti di poco superiore ai posti messi in palio e in alcune regioni, come in Lombardia, gli idonei furono meno dei posti disponibili: il concorso sognato da tutti gli italiani.

E se per i prof di Religione arriva Babbo Natale ricco di regali, per il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) c’è solo carbone: “Gli insegnanti di Religione in paradiso, gli Ata all’inferno”, aggiunge Panini. Nella Finanziaria approvata due giorni fa, infatti, gli Ata transitati nel 2000 – per effetto di una legge del 1999 – dagli enti locali allo Stato sono stati scippati di una parte dell’anzianità maturata (anche vent’anni) alle dipendenze di comuni e province. Con un complesso artificio legislativo-contabile circa 80 mila persone si ritroveranno di botto con meno anni lavorati e uno stipendio più leggero. I sindacati, nei giorni scorsi, hanno protestato vivacemente definendo la norma “palese ingiustizia”. “Si tratta di un provvedimento non solo discriminatorio ma anche, come è evidente, di dubbia legittimità costituzionale. La norma in questione non ha alcuna natura interpretativa, stante la costante consolidata giurisprudenza del Giudice di legittimità; si tratta invero di una norma volta a modificare in pejus e con efficacia retroattiva una precedente norma di legge. Tale norma, qualora venisse approvata, oltre al taglio delle retribuzioni dovute ai lavoratori, sancirebbe un trattamento retributivo discriminatorio tra gli stessi”, hanno scritto ai presidenti di Senato e Camera, Pera e Casini. Come dire, due pesi e due misure.

Intanto le sorprese, ovviamente gradite, per gli insegnanti di Religione non sono finite. Dopo i 9.229 immessi in ruolo lo scorso mese di agosto, si avvicina l’assunzione per altri 3.077 in graduatoria. Il provvedimento (addirittura retroattivo: a decorrere dal primo settembre 2005) ha già ottenuto il benestare dai ministeri dell’Economia e della Funzione pubblica e, in questi giorni, dal ministero del Tesoro. Per il varo di altre 3.077 immissioni in ruolo si aspetta, a questo punto, soltanto l’autorizzazione del Consiglio dei ministri.