RADICALI ROMA

«Bipolarismo salvo con Silvio e Walter»

«Ma il sospetto vi viene o no?». Giovan­ni Guzzetta dovrebbe essere tramortito più di altri. E invece legge in modo im­prevedibile la mossa di Silvio Berlsconi: «Proprio mentre sembra cancellare il bipolarismo, l’ex premier bipolarizza il conflitto». Non è detto insomma che resteremo sepolti da una regressione con­sociativa, dice il leader referendario, an­zi: «Chiedetevi come mai due leader vi­sceralmente bipolaristi come il Cavalie­re e Walter Veltroni corrono verso il proporzionale. E cedete pure al dubbio che ci sia qualcosa dietro». Certo l’inventore dei quesiti sulla legge elettorale è di par­te. Ma un costituzionalista meno personalmente coinvolto come il professor Augusto Barbera arriva a conclusioni non tanto diverse. «L’iniziativa che Ber­lusconi ha preso non è nata certo per il ritorno al proporzionale. Non credo che punti davvero a una soluzione del gene­re. Mi sembra che al centro di tutto ci sia la creazione di un partito a vocazione maggioritaria», dice l’ordinario di Dirit­to costituzionale dell’università di Bolo­gna, «capace di portare via voti ad An, all’Udc e alla Lega. Progetto perfettamen­te speculare a quello di Veltroni». Eppu­re l’incontro tra i due leader sulla legge elettorale arriverà «molto presto», come ieri ha assicurato il Cavaliere. Ma Barbe­ra incalza: «Basta ricordarsi qual era la strategia di chi ha spinto per il sistema tedesco fino a poche settimane fa: coop­tare l’Udc e al limite la Lega nell’attuale maggioranza». Il riferimento è a Massi­mo D’Alema e Francesco Rutelli, tuttora poco persuasi dalle correzioni maggioritarie proposte da Veltroni. «Di certo adesso è con Berlusconi, che bisognerà impostare la trattativa. Si è ripreso la ti­tolarità del negoziato». E chi può esclu­dere, dice il costituzionalista, che Silvio e Walter «non preferiscano alla fine il re­ferendum Guzzetta? O anche l’introdu­zione delle varianti spagnole, che pre­miano i partiti maggiori? Certo, il bipolarismo non è fuori pericolo. Siamo ef­fettivamente sospesi tra un ritorno alla Prima Repubblica, con le coalizioni che si formano in Parlamento, e un’evolu­zione verso un sistema tendenzialmente bipartitico. Che però si può creare innanzitutto per l’iniziativa politica dei due leader. La legge elettorale viene di conseguenza». Che la strada verso una riforma alla tedesca non sia semplice lo dimostrano le tensioni nel centroinistra. Ieri Romano Prodi ha chiesto polemicamente di non limitare le trattative a Ber­lusconi. Poi Gavino Angius ha pronun­ciato un ultimatum per conto di Sinistra democratica: «Il Vassallum di Veltroni colpisce i piccoli partiti, così il governo rischia». Marco Pannella coglie l’attimo e rilancia «l’uninominale secca alla an­glosassone» richiamando dopo molto tempo in piazza «i militanti radicali». Appuntamento sabato a Roma davanti al Pantheon. Intanto il timer del referen­dum continua a girare. E a non dispia­cersene troppo è senz’altro Gianfranco Fini. Che ieri s’è scambiato messaggi di guerra con Berlusconi. Ma che, di fronte alle molte incertezze, ha anche richiama­to l’imminenza della consultazione sul­la legge elettorale.