RADICALI ROMA

Blogo – Da Mafia Capitale al Nobel per la Pace, una giornata al Partito Radicale

di Andrea Spinelli Barrile

Una giornata al Partito Radicale, in una domenica di “ordinaria” amministrazione

Quando ti accingi a salire l’ultima rampa dello scalone del palazzo romano di via di Torre Argentina 76 e cominci sentire un persistente odore di anice puoi stare certo che Marco Pannella è già arrivato.

Anche la domenica mattina il Partito Radicale è un gran casino: chiunque potrebbe entrare indisturbato e mettersi a sedere una giornata intera (e persino fumare, anche se oggi un “minaccioso” cartello intimava un molto poco Radicale “Vietato Fumare”) senza sentirsi chiedere da nessuno “chi sei e che ci fai qui”.

Lo stile Radicale a dire il vero si nota già quando, salendo lo scalone, l’avventore passa davanti alla porta di un ostello delle Suore Pie Operaie, vicine di casa decisamente poco laiche. Questa domenica mattina sono andato al Partito Radicale per seguire la seconda giornata di lavori dell’assemblea annuale dell’Associazione Radicali Roma: al sabato gli interventi degli iscritti avevano animato la lunghissima giornata del Salone del Partito Radicale; su tutti era stato l’intervento del consigliere comunale, e presidente di Radicali Italiani, Riccardo Magi ad essere motivo di interesse: Magi infatti è in questi giorni “quel” radicale che per primo ha denunciato le ombre del malaffare sulla città di Roma, insistendo molto sulla logica dell’emergenza che, come ci raccontano le cronache di questi giorni, ha dirottato fiumi di fondi pubblici verso poche cooperative, di fatto un vero e proprio cartello che Magi, con le sue continue denunce in consiglio comunale (nel quasi totale isolamento, compresa la maggioranza della quale fa parte) ha contribuito a far emergere.

Un’attività, quella del consigliere radicale, coadiuvata anche dal lavoro d’equipe di una bella associazione, Radicali Roma, che questo fine settimana avrebbe discusso la direzione da intraprendere per il 2015: ero piuttosto sicuro che avrei trovato i soliti colleghi giornalisti annoiati ma ben contenti di sorbirsi ore di parole, filosofie, battute, denunce e quant’altro. Mi sbagliavo, ma avrei anche dovuto immaginarlo: non è la prima volta che vengo al Partito Radicale per lavoro e, in genere, non ho mai goduto di grande compagnia.

Eppure quest’anno, scoperchiato il vaso di Pandora di Mafia Capitale e risalite le tracce indelebili lasciate dalle denunce fatte nel corso dei mesi anche dalle attività politiche del consigliere Magi, ero quasi sicuro che la musica sarebbe stata completamente diversa. Radicali Roma è una realtà eterogenea e anche se non vanta numeri a quattro cifre in termini di partecipazione e iscritti può certamente fregiarsi di molte importanti battaglie vinte, nella città di Roma: il blocco della legge mancia dello scorso anno (il Campidoglio era solito versare 15 milioni di euro “extra” ai vari consiglieri comunali, in ogni bilancio), le denunce sugli appalti nell’ambito dell’emergenza rom, le multe dell’Unione Europea in materia di rifiuti, la battaglia per il libero accesso al mare di Ostia (abusivamente ostruito da un muro, costruito dai vari concessionari balneari nel corso dei decenni), e tante altre.

Se poco distante dal Partito Radicale, a via delle Sette Chiese dove si trova la sede del Pd Roma, un fantomatico commissario di partito (Matteo Orfini il Presidente, che per anni ne è stato segretario locale) si arrabatta per offrire sostegno allo stesso sindaco, Ignazio Marino, che fino al giorno prima dell’esplosione di Mafia Capitale era isolato da tutti al centro dello scandalo Pandagate, a via di Torre Argentina si parla e si raccolgono nuovi elementi per continuare lungo la linea tracciata, in perfetto “radical style”, come lo chiamano da queste parti.

Tornando alla cronaca, alla fine l’assemblea dell’Associazione Radicali Roma ha approvato la mozione di, ed eletto segretario, Alessandro Capriccioli, che lo scorso anno ne era presidente: sarà sostituito nel ruolo “di garanzia” da Demetrio Bacaro, mentre la nuova tesoriera sarà Michela Di Michele. E, diciamola tutta, non cambierà granchè: l’anno prossimo saranno nuovamente gli stessi, a lodarsi per i successi e a crucciarsi per il “silenzio stampa” attorno a loro. Ma continueranno, ed è una forza determinata che convince e che si autoalimenta nella convinzione delle proprie battaglie e delle proprie scelte, perchè se apri il giornale di oggi, se apri quello di ieri e se lo farai anche domani leggerai di una cronaca mafiosa, di appalti e tangenti allora penserai che un valore concreto allora ce l’hanno anche i Radicali, anche se sono pochi (anzi, pochissimi. Anzi, fin troppo pochi).

Non blaterano solo dalla mattina alla sera su Radio Radicale, non fanno solo il digiuno (“ma lo faranno davvero ‘sto sciopero della fame? Io mica ci credo”), ma non si fanno solo le canne con i criminali in carcere? Anche e molto di più, aggiungerei: un valore aggiunto che, obiettivamente, vallo a trovare altrove se ci riesci.

Incontro pubblico con i Premi Nobel per la Pace

Ma è dopo l’Assemblea di Radicali Roma, da quel margine di cronaca giudiziaria dei giorni nostri, che nel Salone del Partito Radicale si realizza la magia: basta mezz’ora e odora di fresco, le bandiere di Nessuno Tocchi Caino adornano il tavolo dei relatori ed io metto mano alla macchina fotografica perchè un pezzo di storia dell’Umanità sta per passare da qui, e non me lo voglio perdere.

Alle 17 di domenica 14 dicembre (se ti affacci dal Salone puoi vedere il brulicare indaffarato e febbrile delle persone in ansia pre-natalizia) qui si parla di carceri e di pena di morte, di Satyagraha (la disobbedienza civile ghandiana) e di moratorie internazionali: alle 17 di una domenica, dopo una assemblea fiume durata circa una ventina di ore in totale, il Salone sta per ospitare l’incontro pubblico coi due Premi Nobel per la Pace promosso dall’associazione Nessuno tocchi Caino e dal Partito Radicale Transnazionale per la Moratoria ONU delle Esecuzioni Capitali.

Oltre a Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti, che di Nessuno Tocchi Caino formano il “nocciolo duro”, ad Emma Bonino e all’immancabile Marco Pannella, l’incontro ha visto la partecipazione dei premi Nobel per la Pace Mairead Corrigan Maguire (insignita del Nobel nel 1976 per aver fondato con Betty Williams la Community of Peace People, a favore della pace nel conflitto nordirlandese) e Shirin Ebadi (Nobel nel 2003, prima donna musulmana ad esserne insignita, avvocato e pacifista iraniana). Grazie a Radio Radicale è possibile vedere la registrazione dell’intero incontro.

Una magia, nel tardo pomeriggio romano, che è stata patrocinata dal Segretariato Permanente del World Summit of Nobel Peace Laureates e che avviene a pochi giorni dal voto dell’Assemblea Generale dell’ONU sulla nuova Risoluzione pro moratoria, promossa in giro per il mondo proprio dal Partito Radicale: solo una decina di giorni fa una delegazione radicale è tornata da un tour africano (Zimbabwe, Isole Comore e Niger) con la promessa di un impegno, da parte di questi paesi, a sostenere la moratoria presso le Nazioni Unite e ad approvare una legge che abolisca, in questi paesi, la pena di morte.

Il video proiettato all’inizio dell’incontro è emblematico della portata dell’iniziativa, come anche lo sono le parole degli ospiti e dei padroni di casa, che raccontano di un mondo ancora troppo brutto, seppur migliorabile (e migliorato), sotto il profilo dei diritti umani.

L’incontro, la “magia”, cominciava sotto i migliori auspici dopo che nel pomeriggio lo stessoMarco Pannella aveva incontrato il Dalai Lama: un incontro oggettivamente toccante ripreso dall’occhio delle telecamere dell’immancabile Radio Radicale (che vi consiglio di vedere integralmente cliccando qui.)

Un incontro che, per certi versi, sottolinea anche la grandezza, in senso prima umano e poi politico, tanto dell’uomo Pannella quanto delle attività del Partito Radicale e della “galassia” di associazioni che lo popolano; anche qui, la particolarità di tutto, l’unicità di Marco Pannella e del Partito Radicale, sta nel silenzio: se fa notizia, infatti, il “rifiuto” di Papa Francesco ad incontrare il Dalai Lama (forse per non scontentare la Cina? Per il governo del Sudafrica è andata esattamente così, e infatti gli hanno negato il visto…), non fa notizia in alcun modo l’incontro di mezz’ora tra il capo spirituale tibetano e il leone radicale, che si salutano teneramente e si scambiano cortesie e parole di stima e affetto.

E’ un segno, un microscopico segno: ma lo stesso Pannella dice che il percorso è composto di questi segni, continui nel tempo.

A dirla proprio tutta il mio mestiere mi ha costretto a buttare l’occhio al mondo “fuori” dal Partito Radicale; in particolare, poco distante da qui al largo del Nazareno, l’assemblea del Partito Democratico teneva banco su tutti i siti e le agenzie stampa: è bastato leggere le prime due dichiarazioni per comprendere la distanza tra il mondo in cui ero momentaneamente immerso a Torre Argentina e quello che leggevo sullo schermo dell’iPad.

Una distanza abissale, la stessa che intercorre tra l’astratto e il lucidamente folle, incarnando il primo in chiacchiere mirabolanti ed il secondo in piccoli fatti concreti: e se da un lato c’era una Roma, quella del mainstream democratico, che tentava di restituire una verginità a se stessa per mezzo di leadership carismatiche, dall’altro c’era una Roma “drogata e depravata” direbbe qualcuno, una Roma che rivendica il proprio essere brutta e sporca ma non cattiva.

Da un lato c’è una Roma bella, che con la faccia pulita si reca dal Papa di sabato portando in dono, a un pontefice astemio, del vino toscano: dall’altro lato c’è una Roma forse meno bella, con l’alito che sa di anice (lo stesso anice che si sente salendo l’ultima rampa dello scalone di via di Torre Argentina), che strappa un “anche io allora sono erba cattiva” al Dalai Lama in persona.

E scusate se è poco.

da Blogo