RADICALI ROMA

Chiesa e Fisco, Bruxelles rilancia

  Una nuova richiesta di in­formazioni è partita dalla Com­missione europea all’indirizzo dell’Italia per le agevolazioni fi­scali di cui beneficiano enti ec­clesiastici, ma anche altre socie­tà miste a fini non esclusiva­mente commerciali. Fonti co­munitarie rivelano che le richie­ste dell’Antitrust comunitario riguardano la riduzione del 50% dell’imposta sulle società (Ires), le esenzioni sull’Ici e su imposte dirette dai redditi da fabbricato concesse a enti reli­giosi e no profit.

 

 

 

Al Governo italiano la lettera da formalmente 30 giorni di tempo per rispondere, anche se da Bruxelles si lascia trapelare che il termine non è ultimativo, in quanto gli stessi funzionari comunitari sono consapevoli che è stata sottoposta a Roma una vasta serie di domande ad ampio raggio, che probabilmen­te richiederanno più tempo per

 

raccogliere delle risposte atten­dibili.

 

 

 

Le richieste dei servizi del commissario europeo alla Con­correnza, Neelie Kroes cerca­no infatti di fare una ricognizio­ne a tutto campo delle agevola­zioni concesse in Italia agli enti religiosi ma anche ad altri tipi di istituzioni che possono trovar­si in alcuni segmenti di mercato in concorrenza con società commerciali, sebbene non ne abbiano il profilo.

 

 

 

«Abbiamo inviato una richie­sta di informazioni, non ci sono giudizi da parte nostra», ci ha tenuto a puntualizzare il portavoce dell’Antitrust europeo, Jonathan Todd, ribadendo che la ricognizione preliminare (non si tratta infatti ancora di una in­chiesta formale per aiuti di Sta­to) riguarda solo la parte com­merciale delle attività di istituti religiosi e non, beneficiari delle esenzioni fiscali.

 

 

 

Fonti vicine al dossier spiega­no infatti che la Commissione eu­ropea, ancor prima di essere sollecitata sul piano politico da ri­corsi di esponenti del Partito ra­dicale, ha dovuto agire in rispo­sta a denunce provenienti da operatori italiani in campo turistico-alberghiero e della sanità. Secondo questi soggetti, infatti, vi sarebbe una distorsione della concorrenza in quanto enti ec­clesiastici che beneficiano delle esenzioni fiscali, farebbe loro concorrenza su mercati com­merciali aperti alla concorrenza.

 

 

 

Anche all’indirizzo dei ricorrenti Bruxelles ha inviato ora ri­chieste di informazioni, riguar­danti giro d’affari e situazione di mercato, proprio per verificare la fondatezza e la portata eco­nomica delle denunce. La Kro­es ci ha poi tenuto ad ampliare il raggio delle domande anche ad enti non religiosi, proprio per evitare ogni accusa di parzialità o di anti-clericalismo, generata durante l’estate dalle indagini preliminari già avviate in Italia e Spagna sugli effetti degli sgra­vi fiscali sulle attività di organi­smi ecclesiastici con ricadute commerciali.

 

 

 

«Finalmente la Commissio­ne Ue ha compiuto il passo che aveva annunciato questa esta­te», ha commentato il deputato radicale Maurizio Turco che nella scorsa legislatura aveva sollevato la questione con un’in­terrogazione.

 

 

 

«Sui non privilegi fiscali della Chiesa – ricorda la senatrice del Pd-Ulivo, la teodem Paola Binetti – la Chiesa stessa si è già espres­sa con dati concreti, con i suoi bi­lanci chiari e trasparenti».