RADICALI ROMA

Convegno "Roma chiama Europa": i Radicali Roma e vie europee per i diritti dei cittadini

Al convegno “Roma chiama Europa” di ieri i Radicali Roma hanno mostrato come può salvarsi Roma: quando le istituzioni non rispondono, a chi rivolgersi?

Non tutti i romani sanno che la discarica di Malagrotta è stata chiusa grazie ai cittadini della Valle Galeria.

Checchè ne dicano sindaco e governatore infatti, che nonostante siano dalla stessa “parte” politica cercano ognuno di arraffarsi il merito, e checché ne dicano i manifesti abusivi comparsi sui muri della città una volta chiusa Malagrotta, le istituzioni locali romane non hanno fatto granché per mettere la parola “fine” sull’invaso più grande d’Europa.

Comune e Regione infatti non hanno fatto altro che “obbedire” e non all’Unione Europea ma ai cittadini romani che da anni battagliano per chiedere il rispetto della legge nel territorio della Valle Galeria: un risultato grandioso che è stato possibile solo grazie alle possibilità che offre l’Unione Europea, che può divenire un megafono importante, ed efficace, qualora le istituzioni locali o nazionali si dimostrino deficitarie o sorde.

Si è concentrato su questo il convegno di ieri mattina “Roma chiama Europa”, organizzato dall’associazione Radicali Roma: un’evento interessante, completo e che ha permesso a tutti i presenti di comprendere l’applicazione del diritto dell’Unione Europea e l’efficacia degli strumenti che la stessa Unione mette a disposizione dei cittadini: l’Europa, spiega il tesoriere di Radicali Roma Genea Canelles, non è solo vincoli di bilancio e multe milionarie, ma è anche e sopratutto un’opportunità di crescita e di ascolto per chi non riesce a far sentire la propria voce.

E’ possibile seguire l’intero convegno (oltre quattro ore di completo approfondimento sui diritti dei cittadini dell’Unione europea) grazie alla copertura di Radio Radicale, uno dei pochi organi d’informazione oltre a 06blog ad essere presente all’evento: questo perché, forse, le opportunità e le soluzioni interessano meno delle difficoltà e dei problemi.

La sola città di Roma, ha spiegato il segretario dell’associazione Radicali Roma Paolo Izzo, ha in essere ben 159 procedure d’infrazione europee, più altre 20 che sono in dirittura d’arrivo: procedure che non rappresentano l’egemonia di Bruxelles sulla Capitale ma che anzi sono l’espressione delle denunce della cittadinanza di una città completamente sorda ai reali problemi comuni.

Dal problema dei Rom e del rispetto dei diritti umani fino al dramma dei rifiuti e di Malagrotta, passando attraverso le società municipalizzate ed il debito quasi miliardario della Capitale, fino alla trasparenza della pubblica amministrazione capitolina e alla cultura, l’associazione Radicali Roma ha deciso di concentrarsi su alcune tematiche ritenute centrali nella vita pubblica della città: dalle battaglie “di strada” e di civiltà (dal registro delle unioni civili alla battaglia solitaria di Riccardo Magi contro la “manovrina d’Aula”), il sapiente lavoro dei militanti di Radicali Roma dimostra come l’associazione voglia dare un segnale chiaro di partecipazione alla cittadinanza.

Istituzioni sorde, che fare?

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Dalle denunce alla Commissione Europea alle petizioni, gli strumenti a disposizione dei cittadini sono molti e, lo dimostra la chiusura di Malagrotta, assolutamente efficaci: ciascuno Stato membro dell’Ue è infatti responsabile dell’applicazione del diritto dell’Unione nel suo ordinamento interno ma la realtà romana è più inadempiente che virtuosa.

Per inadempimento si intende un’azione o un’omissione che viola gli obblighi imposti dal diritto dell’Unione (ivi compreso l’obbligo a rispondere alle domande che pongono i cittadini). Coloro i quali notino e soffrano non solo la sordità delle istituzioni locali ma anche le politiche delle stesse che violano i diritti di cittadinanza (la gestione commissariale dei rifiuti di Roma, ad esempio, ma anche la costante violazione dei diritti umani dei 2500 Rom nei campi romani) possono infatti appellarsi all’Europa affinchè vengano rispettati i diritti.

I principali strumenti legislativi a disposizione di tutti i cittadini sono due: la denuncia presso la Commissione Europea (che in tempi brevi valuta ed eventualmente avvia la procedura d’infrazione) e la petizione al Parlamento Europeo.

La denuncia può essere presentata alla Commissione Europea via lettera o via email, fornendo tutte le informazioni del caso ed omettendo quelle personali: affinchè la denuncia venga esaminata, e possa tramutarsi in procedura d’infrazione, è necessario che riguardi una violazione del diritto dell’Unione da parte di uno Stato membro.

La petizione è invece uno strumento più interessante: può essere presentata individualmente o in associazione con altri e può riguardare una materia che rientra nel campo delle attività dell’Unione e che lo concerne direttamente; può fare riferimento a questioni di interesse pubblico o privato ed offre al Parlamento Europeo la possibilità di richiamare l’attenzione su determinati e specifici temi.

I riferimenti sono alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo: diritto alla vita, alla libertà e sicurezza personale, ad un ricorso effettivo innanzi all’autorità giudiziaria, ad un equa amministrazione della giustizia, alla libertà di pensiero e di opinione, di riunione, di associazione.

E’ possibile ricorrere alla CEDU (Corte Europea dei Diritti Umani) solo quando tutte le vie del ricorso interno siano esaurite (per chiarire, come sta facendo Silvio Berlusconi per la sentenza Mediaset) e, se il ricorso venisse dichiarato ammissibile, la questione viene sottoposta ad un Comitato e, qualora non fosse possibile risolvere amichevolmente la controversia, la Camera competente emetterà una sentenza motivata (impugnabile, in casi eccezionali, alla Grande Camera).

Il Mediatore europeo è l’extrema ratio a disposizione dei cittadini, qualora non fossero soddisfatti della risposta ricevuta.

In questo i Radicali Roma hanno manifestato totale disponibilità a chiarire e combattere al fianco dei cittadini, utilizzando gli efficaci strumenti messi a disposizione dall’Europa: che non è solo “lacrime e sangue”.