RADICALI ROMA

Corriere della Sera (ed. Roma): Metro C, istruttoria dell’Autorità anticorruzione

di Ernesto Menicucci

L’apertura fino a Centocelle è slittata, il lavori su piazza Lodi sono in ritardo di un anno, la stazione di San Giovanni andrà a finire al 2016. Il software che dà problemi di falsi allarmi è realizzato dall’Ansaldo, ma la manutenzione durante il pre-esercizio spettava ad Atac

ROMA – La Procura, la Corte dei Conti. E, adesso, anche l’Autorità di vigilanza anti-corruzione, l’organismo guidato da Raffaele Cantone. Sulla metro C si intensificano i «fari» della magistratura: l’ultimo esposto a piazzale Clodio è del M5S. Gli uomini di Cantone, dopo un esposto di Riccardo Magi (Radicale della lista Marino) e Antonio Tamburrino, stanno per chiudere la loro istruttoria. L’esame», diciamo così, è a largo spettro: si va dalla decisione di realizzare la metro con la formula del general contractor , si passa per l’aumento esponenziale dei costi (lievitati a tal punto che, in questi anni, il quadro economico è stato più volte modificato, definanziando le tratte ancora da realizzare per mettere i soldi su quelle da fare) e si arriva alle vicende dell’ultimo triennio: la transazione Roma Metropolitane-Consorzio chiusa nel 2011 con il riconoscimento di 253 milioni alle imprese, l’accordo attuativo voluto dalla giunta Marino (altri 90 milioni in più al Consorzio), firmato dai vertici di Roma Metropolitane e poi usato contro gli stessi amministratori per dimostrare la «giusta causa» per la loro rimozione. Un groviglio di carte, accordi, controaccordi, contenziosi che, alla fine, non hanno prodotto il risultato sperato: ancora oggi, sulla realizzazione della metro, il sogno di Marino di avere «date e costi certi» appare più una chimera.

Perché l’apertura fino a Centocelle (peraltro con frequenze da bus e servizio che si ferma alle 18.30) promessa per oggi è già slittata (forse si farà entro la fine di ottobre), i lavori su piazza Lodi che dovevano terminare entro il 31 agosto sono in ritardo di un anno e, a questo punto, la stazione di San Giovanni che doveva essere pronta a giugno 2015 andrà a finire – se tutto va bene – al 2016.

Per ora, da parte del Ministero dei Trasporti (dopo che Lupi ha detto di essere rimasto «a bocca aperta» per il comportamento di Marino) arriva la conferma ufficiale dello slittamento all’apertura di Centocelle: «L’attività istruttoria della commissione di sicurezza non potrà essere conclusa in tempo utile per la predetta data dell’11 ottobre 2014». La commissione dovrà prima «procedere sia alla verifica della documentazione prodotta il 9 ottobre da Roma Metropolitane che ad ulteriori verifiche a prove in campo conseguenti ad accertare il superamento delle problematiche e delle anomalie riscontrate». Di chi sia la colpa, alla fine, conta più sul piano politico che su quello pratico: il software che dà problemi di falsi allarmi è realizzato dall’Ansaldo, ma la manutenzione durante il pre-esercizio spettava ad Atac.

Dal Campidoglio, l’assessore Guido Improta ammette: «Mi aspettavo lo stop ma fa parte del rischio di amministrare. Se non avessi chiesto una data alle imprese non saremmo arrivati allo showdown . Preferisco un brutta figura per alcuni giorni sui giornali ma riuscire a collegare persone della periferia con il centro». E poi conferma: «Arriveremo a piazza Lodi entro l’estate 2015». Un anno dopo il previsto. Improta lancia la battuta: «Abbiamo evitato una Salerno-Reggio Calabria, meriterei il premio Nobel». L’opposizione replica: «Al massimo può avere il Tapiro d’oro». Frasi che aprono il campo a due domande: se Improta si aspettava lo stop, Marino è stato informato? E, secondo: se il sindaco sapeva, perché tanta teatralità nella gestione della vicenda?