RADICALI ROMA

D'Elia, Farina e il giustizialismo degli ipocriti

Ci sono parlamentari della sinistra che hanno una fedina penale molto vissuta. Nel centro destra c’è chi usa questo argomento per chiederne le dimissioni, quanto meno dagli incarichi interni all’organizzazione parlamentare.

La faccenda coinvolge due piani diversi, di diritto e di politica, per poi confluire in un’unica considerazione, e contraddizione, morale.

In quanto a diritto, vale a dire in quanto alle uniche regole cui tutti sono tenuti ad attenersi, la polemica è priva di senso: quelle persone sono state elette perché prima erano eleggibili e poi le liste in cui si trovavano sono state effettivamente votate. Tutto regolare, conseguenze comprese. E non basta: un cittadino che incorre nelle maglie della giustizia, risultandone condannato, deve pagare il suo debito, ma, una volta saldatolo, non lo si può inseguire a vita con il marchio d’infamia. Per me, dunque, e lo ripeto a scanso di fraintendimenti, le posizioni di D’Elia e Farina sono legittime, e, anzi troverei pernicioso che si contestasse un tale risultato elettorale sul piano del diritto.

Ma la faccenda non finisce qui. Già, perché i due parlamentari risultano eletti in uno schieramento che ha largamente utilizzato l’arma delle inchieste giudiziarie per sostenere che chi è stato od è indagato deve astenersi dalla vita politica e civile. Sul piano del diritto (i trogloditi del giustizialismo non lo capiranno mai) l’indagato è un innocente, la cui innocenza non solo non è scalfita, ma semmai offesa dalla pubblicazione d’intercettazioni o verbali. Ora, ed è questo il punto politico, come si può aver sostenuto che fuori dalla politica devono restare gli innocenti, mentre alla politica si chiamano i condannati? E come possono quei due parlamentari, proprio i signori D’Elia e Farina, restare impassibili innanzi a questa contraddizione senza fare l’unica cosa che credo avrebbero il dovere di fare, ovvero condannare il giustizialismo forcaiolo e liberticida che si ritrovano in casa? La sorte li ha messi nella privilegiata condizione di rendere un gran servizio alla cultura del diritto e delle garanzie, se se lo lasciano sfuggire essi avranno una colpa politica che, per quello che mi riguarda, peserà più di quel che è scritto al casellario giudiziario.