RADICALI ROMA

Democrazia in palestra /1: Stati di libertà

Di Leone Barilli.

Libertà è partecipazione“, cantava un noto cantautore ormai scomparso, e ci ricordava che questa non significa stare sopra un albero né tantomeno è uno spazio libero.
La Costituzione Italiana all’art.3 recita: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese“. Mi torna in mente quando da ragazzo partecipai ad un workshop con il coreografo dei DV8 Loyd Newson dal titolo “Restrictions can be freedom”. All’epoca, poco più che ventenne, la cosa mi sembrava un controsenso. Come poteva la mia libertà esercitarsi proprio attraverso delle restrizioni? La libertà per l’appunto non è fare un po’ quello che ci pare, privi di regole?
Ah beata gioventù… Scoprii, proprio grazie a quel laboratorio, che apportare delle limitazioni alla libertà di movimento del corpo in realtà ne moltiplicava le possibilità espressive. E più queste limitazioni erano chiare e circostanziate, più esercitavo stati di libertà. Condividere poi le stesse limitazioni con uno stesso gruppo di persone aumentava il rapporto di stima e fiducia tra i soggetti coinvolti, e il livello di consapevolezza nel movimento.
Questo per dire che l’esercizio della libertà a volte può essere molto faticoso, andare contro le proprie abitudini, andare contro le proprie convinzioni, ma estremamente remunerativo sotto il profilo della crescita personale e del bagaglio di conoscenza che possiamo mettere a disposizione della comunità.
Finché parliamo di danza, di laboratorio a livello di esperienza individuale o di un piccolo gruppo di persone di cui possiamo verificare il lavoro svolto, tutto sembra a portata di mano, ma quando aumentiamo la scala delle proporzioni a partire dal municipio per passare attraverso le città fino ad arrivare allo Stato, come possiamo declinare l’esercizio della libertà inteso come configurazione di regole certe e chiare? O meglio: esistono regole certe e chiare nell’attuale ordinamento per cui possiamo dire che la partecipazione dei cittadini è effettiva e libera?
A livello nazionale le ultime due leggi elettorali sono state dichiarate incostituzionali dalla Consulta. Ciò vuol dire che da dieci anni nel nostro paese si eleggono parlamenti violando i principi costituzionali che dovrebbero assicurare libertà e partecipazione. Poi uno dice che c’è la crisi della rappresentanza. E ci credo!
Ma la democrazia non si esaurisce nella democrazia rappresentativa, esistono gli strumenti di democrazia diretta come referendum e delibere di iniziativa popolare. A Roma, per esempio, il Regolamento della partecipazione e degli istituti di iniziativa popolare risale al lontano 1994, mentre restringendo il campo ai Municipi, il recente dossier di Radicali Roma ha messo in luce che il 60% dei cittadini romani vive in un municipio privo di un regolamento adeguato allo Statuto di Roma Capitale, e che la popolazione residente in un municipio addirittura sprovvista del proprio Regolamento risulta essere pari a 820.306 persone.
Ecco se la politica vuole riacquistare credibilità si deve dare l’impegno primario di ristabilire regole certe, chiare e trasparenti per l’esercizio effettivo da parte dei cittadini della libertà di partecipare alla cosa pubblica.
Libertà è partecipazione…