RADICALI ROMA

Democrazia in palestra /3: Askesis, ovvero del gioco elettorale

Di Leone Barilli.

L’altro giorno sono andato a prendere mio figlio a scuola. Molto spesso non si degna di rivolgermi neanche una parola quando ci incontriamo all’uscita. Non gliene faccio una colpa, figuriamoci. Il più delle volte è stanco, oppure sa perfettamente che dovrà rispondere controvoglia alle stupide domande che i genitori solitamente rivolgono ai propri figli all’uscita di scuola: allora, com’è andata oggi? Cosa avete fatto? Novità? Ti sei divertito? Cosa hai mangiato a mensa? Era buono? Forse è semplicemente annoiato, oppure dopo 8 ore di intensa socialità ha solo voglia di starsene un po’ in silenzio, da solo. A volte invece mi accoglie sorridente e ridanciano pronto per affrontare nuove avventure.
Ma l’altro giorno era particolarmente contento. Senza che chiedessi nulla si è rivolto verso di me e mi ha detto: oggi è stata una giornata bellissima! Felicemente sorpreso gli ho subito chiesto come mai fosse stata una giornata così bella. E lui di tutta risposta mi ha detto: “Abbiamo fatto le elezioni!” “Come avete fatto le elezioni? Che vuol dire? ” “Sì, abbiamo avuto una supplente e abbiamo eletto i nostri rappresentanti. Abbiamo allestito il seggio elettorale, nominato il presidente di seggio, trovato i candidati, i quali hanno esposto il loro programma, abbiamo fatto le schede elettorali e poi abbiamo votato. Io facevo lo scrutatore, è stato bellissimo!”
Ecco, di fronte a questo racconto e all’entusiasmo che l’esperienza ha suscitato in un bambino, è come se cadessero all’improvviso tutte le riflessioni politologiche sull’inadeguatezza della democrazia, sui governi delle élite, o delle aristocrazie, sul fatto che il popolo non è in grado di decidere e così via.
La democrazia è come un linguaggio, più lo pratichi e più lo padroneggi. Ma come lo si padroneggia un linguaggio? E’ semplice: da una parte attraverso l’imitazione, dall’altra attraverso l’esercizio. Per fare un esempio, i bambini da piccoli riproducono i suoni o le parole che ascoltano dai loro genitori o dalle persone che frequentano maggiormente, in un secondo momento attraverso la scuola imparano la scrittura, nella crescita ampliano il proprio vocabolario, riconoscono le costruzioni logico-grammaticali, fino ad arrivare a riuscire ad esprimere pensieri compiuti sia nella scrittura che nell’esercizio orale. Potremmo dire che il percorso di crescita e di conoscenza non si arresta mai. Quando questo dovesse succedere, saremmo di fronte all’insorgere di problematiche varie a seconda dell’età. Sicuramente la personalità dell’individuo verrebbe in qualche maniera compromessa.

Per la democrazia succede esattamente la stessa cosa. Se non la esercitiamo, ovvero se non siamo messi in condizione di farne esperienza attraverso il suo esercizio, e attraverso il suo esercizio non la accompagniamo con percorsi di crescita e di conoscenza. Se non la rimettiamo in discussione ogni volta in quanto per definizione non è un sistema rigido ma che si presta a continue modifiche volte al suo miglioramento e perfezionamento. Se non ci educhiamo al suo esercizio fin dall’età scolare, come qualche illuminata supplente tenta di fare occasionalmente, ecco che il processo democratico si interrompe, smette di diventare uno strumento a portata di tutti, e rischia inevitabilmente di trasformarsi in uno strumento nelle mani di pochi, che per gioco di forza tenderanno a chiudere gli spazi di inclusione piuttosto che aprirli.
E’ nella logica delle cose, è nella storia dell’uomo. Quando andavo a scuola alle medie si insegnava Educazione Civica, ma solo nella teoria, mai scendendo sul piano pratico, risultando così una materia noiosa e poco affascinante. Ma se fossimo in grado di coniugare l’arte del gioco con l’esercizio civico di partecipazione forse potremmo cominciare a reimpadronirci del senso del nostro stare assieme come società.

Vi lascio con le parole del filosofo francese Michel Foucault, che in un testo del 1983, “La scrittura di sé”, scriveva: “Nessuna tecnica, nessuna competenza professionale può essere acquisita senza esercizio; non si può imparare neanche l’arte di vivere… senza askesis, ovvero esercizio… figuriamoci la democrazia“.