“Il confronto, il dialogo, lo scontro tra la visione bertinottiana del mondo contemporaneo da una parte (visione neocomunista, statalista, giacobina, di stampo e destino neo-sovietico rispetto al terzo e al quarto mondo, di sapore ideologico classista-revoluzionario e perfino inconsapevolmente razzista) e, dall’altra, il progetto liberale e socialista, riformatore e libertario, è ricchezza della politica non solamente italiana, o europea.
Occorre scegliere con chiarezza tra una linea di sinistra liberale e socialista e quella neocomunista, statalista e giacobina, conservatrice dei privilegi classisti del mondo europeo e in generale capitalistico-democratico di Bertinotti e delle “sinistre paleoradicali”.
La suggestiva e generosa visione Bertinottiana comporta una politica protezionistica e statalista a tutela del percorso privilegiato di una sempre più forte giustizia distributiva del prodotto “nazionale”, in storica convergenza con la secolare politica confindustriale in Italia e delle multinazionali in tutto il mondo. A questa visione strategica – come accaduto per la grande strategia sovietica – nel terzo e quarto mondo sono omogenee gestioni autoritarie o dittatoriali dei singoli Paesi, in un disegno ideologico antropologico che porta a una politica di sapore, oltre che classista, anche involontariamente ma profondamente razzista.
Ma è questo confronto, questo dialogo, questo scontro che può rendere più alta e forte la politica, in primo luogo, ma non solo, italiana e dell’Unione. La Sinistra liberale e socialista è la sola con capacità e volontà riformatrici – non solamente rivoluzioniste o riformiste – poiché oltre alle grandi lotte per le libertà e i diritti civili è sua la rivendicazione dello Stato di Diritto; quello Stato di diritto che la Destra storica autrice del risorgimento ha consegnato come lascito non solamente all’Italia unita, ma alla alternativa democratica europea.”