RADICALI ROMA

“E’ un dramma sociale, inevitabile una legge”.

«E’ un problema di libera scelta. Nessuno può imporre ad un altro la morte opportuna o negargliela. Nessuno può imporre a qualcuno una vita torturata”. Sono le otto della sera ed Emma Bonino, una vita sulle barricate dei diritti civili, è giunta a Bruxelles: le agenzie hanno battuto 123 lanci sull’eutanasia.

Ministro, le reazioni del palazzo all’appello del presidente Napolitano sono freddine. I cattolici sono contrari. Il centrodestra pure. Rutelli ha detto che non si può buttare in politica «una discussione squisitamente medica, umana, scientifica».
«Si, è giusto non trasformarla in una questione partitica, ma alla fine servirà comunque una soluzione normativa per cui occorrerà discuterne in Parlamento. Anche nel 2001 sulla legge 40 il mio amico Rutelli, Berlusconi e D’Alema ci dissero che era una questione di coscienza, e non di materia elettorale, ma poi ci sono state delle coscienze che in aula hanno votato sì o no. Serve perciò un’alleanza trasversale dentro la società: questo non è mica un tema da contrapposizione tra i poli».

Sì, ma con queste resistenze è difficile fare molta strada in Parlamento.
«Ma noi dobbiamo cercare di mobilitare la società, com’è avvenuto anche per altre grandi campagne in passato. Poi spesso la politica segue. Ricordo la straziante testimonianza di Gavino Angius al convegno dell’associazione Luca Coscioni, l’ultimo al quale quest’ultimo partecipò. Il titolo era molto significativo: “Dal corpo dei malati al cuore della politica”.

Pannella paragona la battaglia sull’eutanasia a quella sul divorzio. Ma regge il paragone? Per fortuna questi drammi non così diffusi.
“Non sono d’accordo. Vorrei ricordare che all’epoca ci dicevano che il divorzio era questione di piccoli borghesi e che i proletari non se ne occupavano. Dopodiché questo è un dramma sociale: che riguardi 2mila o 2Omila persone non mi cambia molto. Se uno non ci passa non può capire. Ha ragione il professore Veronesi quando dice che negare questa possibilità è come infliggere una tortura”.

Veronesi dice anche che l’eutanasia è una forma di suicidio.
“Non é così per me. Ognuno può vivere questo dramma in modi diversi e io parto dal presupposto che non è giusto imporre a qualcuno come deve vivere e meno ancora come deve morire».

Il ministro alla sanità Livia Turco si è detta contraria, dicendo che la via maestra è data dagli ospedali senza dolore, dalla diffusione delle cure palliative, dal testamento
biologico.
“Va benissimo. A Piero Welby tutte queste cose le fanno già. Il problema è stabilire se la contrarietà del ministro Turco deve diventare un divieto per tutti, mentre il nostro essere favorevole è un’opzione per chi sente di averne bisogno. In ogni caso non è questa una materia che riguardi il governo, ma la società”.

L’eutanasia clandestina è molto praticata nei nostri ospedali?
“Non dispongo di dati certi. Credo manchino molti strumenti in materia. Sarebbe l’oggetto per un’ottima inchiesta giornalistica. Anche per questo dobbiamo continuare a lavorare su questo tema, per saperne di più, perché se lo molliamo rischia di cadere nel silenzio undramma sociale».

In Olanda e in Svizzera l’eutanasia è legalizzata. Esiste una migrazione da parte di malati italiani verso questi paesi per sfruttarne le leggi?
“Tutti sappiamo che esistono i viaggi verso la Svizzera, dove è in vigore il suicidio assistito che ha procedure lievemente diverse da quelle esistenti in Olanda».