RADICALI ROMA

Energia dal futuro

 

L’uragano Katrina verrà probabilmente ricordato come un punto di svolta nella storia energenca degli Usa e, forse, del pianeta. Come un potente e terribile catalizzatore, la tragedia di New Orleans (e i danni all’industria petrolifera del golfo del Messico) hanno impresso una spinta, forse decisiva, a numerosi trend di cambiamento già in corso.

 

 

 Suv in crisi. Il primo, molto concreto, sta nel portafoglio delle famiglie americane. Il petrolio, che oscilla tra i 65 e i 70 dollari, e soprattutto la benzina a 3 dollari a gallone (insieme alle scarsità di carburante seguite all’uragano) stanno cambiando lo stesso dna statunitense dell’auto, il singolo mercato piu grande del mondo. Il Suv, il veicolo sub-urbano per famiglia, con le sue comodità ma anche un motore a benzina da 3-6mila di cilindrata supera ormai i 100 dollari per ogni pieno. E le vendite sono in crollo accelerato (al 30 40% su base annua), fin dalla primavera di quest’anno. Al loro posto si innalza, al raddoppio ogni sei mesi, la vendita di veicoli ibridi, che mettono in sinergia motori a scoppio ed elettrici tramite una sofisticata elettronica di controllo, e offrono efficienza e risparmi energetici aggiuntivi dell’ordine del 20% sulle auto tradizionali. Presenti sul mercato da più di cinque anni i veicoli ibridi (leader la Toyota con la sua Prius) oggi stanno rapidamente uscendo dalla loro nicchia. Il gigante automobilistico nipponico, di fronte alle vendite in crescita, ha avviato nuove linee produttive e oggi prevede di fabbricare un milione di ibridi al 2010, in pratica gran parte della sua produzione (persino in Cina, dove sta avviando una fabbrica su misura).

 

 

 

 Pronti a investire. Secondo trend: il crescente appeal, anche economico e linanziario, per le energie rinnovabili. In particolare innovative. Qui non è solo questione di sussidi governativi, ma di libere scommesse da parte dì investitori. Dal gennaio scorso, sull’onda del caro-petrolio, le quotazioni delle nuove imprese fotovoltaiche del Nasdaq (Evergreen Solar, DayStar Technologies, Energy conversion devices, Spire, Sunpower…) sono raddoppiate. E anche in Europa stanno partendo i primi fondi (come quello creato in Italia da Rolando Polli, ex-fondatore della McKinsey italiana) specializzati in scommesse d’impresa sulla frontiera energetica.

 

 

 

 Alla luce del sole. Terzo trend: un milione di tetti solari in California e l’obiettivo della nuova iniziativa del governatore Schwarzenegger. Una scommessa che punta, in dieci anni, a innalzare da 100 a 3mila megawatt la produzione solare nello Stato, ponendolo in questo campo al terzo posto al mondo, dopo Germania e Giappone. Il tutto tramite 2,5 miliardi di dollari di incentivi a chi costruirà nuovi edifici (abitativi e uffici) già solarizzati. I fondi verranno prelevati sulle bollette elettriche dei californiani. 0vvia la guerra di lobby in corso nello Stato che, per ora, sta ritardando l’iter del provvedimento, con un ricorso alla locale Commissione sulle utility. Che, secondo le previsioni, dovrebbe sbloccare l’iniziativa entro fine novembre.

 

 

 

 Questa della California è soltanto la punta dell’iceberg di una fase di dinamismo nelle politiche energetiche, come da anni non si registrava. Soltanto negli ultimi tre mesi hanno annunciato leggi e programmi innovativi, in sequenza, Paesi come gli Usa, la Spagna, la Francia, il Canada, la Corea del Sud e persino l’Italia (conto energia). Mentre la Cina si appresta a una mossa storica: cominciare a tassare la benzina dall’anno prossimo.

 

 

 

   Due paradigmi si scontrano nello spazio del mutamento rapido delle politiche energetiche: quello statunitense contro quello europeo. Il primo è di sicuro rappresentato dal tormentato iter dell’”Energy Bill” presentato da George Bush al Congresso Usa nella scarsa primavera. All’inizio, la manovra prevedeva contenuti piuttosto tradizionali: una massiccia iniezione di fondi all’industria petrolifera (per il potenziamento della critica capacità di raffinazione), stimolo all’uso della fonte carbonifera e alla ricerca in tema di nucleare. Sei mesi dopo, all’atto della sua approvazione definitiva, l’«Energy bill» ne è uscito piuttosto diverso, dopo un’autentica guerra di emendamenti, combattutasi sia al Congresso che al Senato, da parte di Repubblicani e di Democratici.

 

 

 

 In pratica, rispetto alle direttrici di Bush, il nuovo provvedimento destina maggiori fondi e investimenti alle energie rinnovabili; associa l’idrogeno e la fusione nucleare alla ricerca sul carbone pulito e sul nucleare di nuova generazione; destina un ampio piano di incentivi, soprattutto, al decollo della produzione e del mercato dei veicoli ibridi (in particolare «made in Usa»).

 

 

 

 Qui la manovra è piuttosto significativa: la nuova legge arriva a garantire fino a 3400 dollari di crediti d’imposta a chi acquisti un ibrido prodotto da un’azienda automobilistica entro i suoi primi 60mila esemplari: la Toyota con la sua Prius e l’Honda sono oltre questa soglia. Ma non la Ford, la Gm, la Daimler-Chrysler.

 

 

 

 Non solo: oggi undici Stati dell’Unione hanno creato una sorta di club dei ‘dissidenti’. Se l’Energy Bill, pur emendato, rifiuta ancora di ammettere l’effetto serra da anidride carbonica di produzione umana (e quindi di stabilire obbiettivi di minori emissioni e standard di efficienza sui veicoli) loro hanno creato, di fatto, una sorta di «protocollo di Kyoto» interno alle aree più popolose degli Usa, con tanto di obbiettivi di riduzione e mercato di scambio di certificati di risparmio dell’atmosfera (a Chicago). Capofila, ancora una volta, l’ecologista California, pur presieduta da un repubblicano.

 

 

 

 L’annuncio francese. Il trend, comunque, vede i Governi impegnati a stimolare una risposta positiva delle industrie e dei mercati alla crisi petrolifera e ambientale. Il più esplicito, forse, è oggi il Governo francese: «Il problema del cambiamento climatico e il problema del prezzo del petrolio sono divenuti un solo e unico problema: noi dobbiamo assolutamente agire per ridurre le emissioni di gas carbonici dai trasporti e dagli edifici. Per preservare il pianeta e per limitare la nostra fattura energetica».

 

 

 

 Una dottrina politica, quella francese, che lo sorso 7 settembre ha portato all’annuncio – da parte di Nelly Olin, ministro dell’Ecologia e dello Sviluppo sostenibile di Parigi – di una manovra fiscale, di incentivi e di investimenti in ricerca piuttosto sostenuta: sovrattasse di circolazione sui veicoli a più elevata emissione dì anidride carbonica (disincentivo alle auto meno efficienti) e il gettito previsto (18 milioni di euro annui) a disposizione dell’agenzia per l’Ambiente. Non solo: aumento dal 25%- al 40% dei crediti d’imposta per le soluzioni di risparmio energetico e dal 40% aI 50% per gli impianti solari (scalda-acqua e fotovoltaici) Accelerazione del piano biocarburanti e, infine, un programma nazionale di ricerca, con l’industria automobilistica. per una famiglia di veicoli ibridi avanzati capaci di emettere meno di un grammo di anidride carbonica per chilometro.

 

 

 

 Le novità italiane. E veniamo all’Italia. Nello scorso luglio il ministero delle Autorità produttive ha avviato il “Conto energia”, un decreto innovativo: consente ai privati che installano pannelli fotovoltaici di poter rivendere a 0,45 Euro/Kwh ai gestori l’energia in eccesso prodotta. “E’ un passo avanti molto importante – dice Gianni Silvestrini, presidente del Kyoto club (che raccoglie 140 imprese energetiche) -. Ora attendiamo i
regolamenti attuativi. Ma insieme alla 220, che speriamo l’anno prossimo liberalizzi l’energia anche ai consumatori, pone le basi per una effervescenza di attività sulle rinnovabili i cui segnali, anche in Italia, sono sempre piu evidenti”.