RADICALI ROMA

Fassino ora apre ai socialisti

Fondare un partito non è come friggere quattro uova». Parola di Pie­ro Fassino di fronte alle difficoltà del Partito democratico. Tante e ta­li che sulla graticola adesso c’è il se­gretario Ds, con la sua maggioran­za spaccata in due mozioni e l’op­posizione pronta già oggi nell’uffi­cio di presidenza a dare battaglia sulle regole sul tesseramento per evitare un nuovo «caso. Margheri­ta».
 
Incalzato dalla ormai annuncia­ta mozione Angius-Caldarola che chiede di ripartire dalla coalizione piuttosto che dalla fondazione di un nuovo patito, e dalle critiche di Veltroni che spinge per il recupero dello spirito dell’Ulivo, Fassino dise­gna adesso un profilo del Partito de­mocratico tutto diverso da quello indicato da Orvieto in avanti dai «promessi sposi» Quercia e Marghe­rita. «Vogliamo aprire il processo co­stituente ad altri soggetti politici; so­ciali e culturali. Il rapporto Ds-Margherita forse non è sufficiente». Ed ecco l’invito «allo Sdì, ai repubblica­ni, ai socialisti di Craxi, ai movimen­ti ambientalisti ed ecologisti».
 
Le prime due risposte non sono positive. Il segretario dello Sdi Bo­selli chiarisce di non aver ancora buttato a mare il rapporto con Pannella: «Siamo interessati al confron­to come Rosa nel pugno ma non ve­do le condizioni per un nostro coin­volgimento, non vedo affrontata la questione della laicità, il Partito de­mocratico sembra un compromes­so storico bonsai». Anche Bobo Cra­xi non vede margini: «Va bene il dia­logo ma certo non si può uscire dal campo del socialismo italiano ed europeo per entrare in un terreno indistinto».
 
E’ il problema numero uno per il Partito democratico, che non ha an­cora risolto la questione della collo­cazione internazionale. Ecco per­ché Fassino cerca di spargere otti­mismo: «D dibattito ha fatto passi in avanti, viene comunemente con­siderato ovvio e naturale che il Pd, grande forza riformista, non possa che avere nella famiglia riformista il suo naturale interlocutore». L’ulti­ma volta che Francesco Rutelli rivol­to ai suoi si è espresso sul tema ha detto più o meno «mettetevelo in te­sta, non entreremo mai nel partito socialista europeo». Per cui ha buon gioco Fabio Mussi – leader con Cesare Salvi della mozione che si oppone allo scioglimento dei Ds nel Pd – a chiedere «cosa significa un’interlocuzione con il Pse? Che possiamo scrivergli?». La verità, o la speranza, secondo Mussi, è che «sul partito democratico si sono in­cartati, il progetto sta morendo pri­ma di nascere. Sull’apertura allo Sdi di Boselli io sono anni che glielo dico…». Più interessante sarà senti­re cosa ne dicono Rutelli e la Mar­gherita.
 
«Non c’è nessuna incertezza», in­siste Fassino. Che oggi si troverà di fronte alla richiesta delle minoran­za di un monitoraggio delle tessere nell’ultimo mese. Poi lo slittamento al 18 dicembre del Consiglio nazio­nale che dovrà decidere sul con­gresso* l’ultimo congresso della Quercia. Motivazione ufficiale gli impegni in aula per la finanziaria. Peccato che il 18 dicembre è facile immaginare che la sessione di bi­lancio sia ancora apertissima. Allo­ra ecco la spiegazione più probabi­le: il 7 e 8 dicembre si terrà a Porto il congresso del Partito socialista eu­ropeo. Probabile che Fassino si at­tenda da lì novità in grado di con­vincere Rutelli. E magari qualcuno dei suoi oppositori interni. La for­mula magica della «interlocuzione con il Pse».