RADICALI ROMA

Giornalettismo – La mafia a Roma è una macchina perfetta

Bisogna riconoscere a Massimo Carminati, ex terrorista neofascista dei Nar arrestato all’inizio della settimana per essere a capo di quella che secondo i magistrati romani è la quinta mafia italiana, acume politico e visione vera delle dinamiche della capitale; perché non si può che definire una trovata di genio l’aver stipulato un patto con il re delle cooperative sociali, quel Salvatore Buzzi, fondatore della 29 Giugno, che a Roma è, ed è sempre stata, “un’istituzione cittadina“. Un serbatoio di voti imprescindibile per qualunque politico che volesse aggredire una fetta importante del consenso sociale a Roma. Sopratutto a sinistra.

Il sistema di Mafia Capitale prosperava sopratutto sulla gestione dei migranti e dei campi nomadi: appalti su appalti consegnati alle Cooperative di tipo “B”, quelle destinate all’inclusione lavorativa e sociale di soggetti socialmente svantaggiati, che per questo scavalcano le procedure di gara. Un business, dichiara oggi il consigliere capitolino radicale Riccardo Magi, da 25 milioni di euro, e che crea “naturalmente un indotto“. Altro che indotto, un sistema perfetto e perfettamente oliato in grado di dar vita ad un circolo vizioso tutto a vantaggio delle forze politiche, guarda caso, di estrema destra. Con gli operatori delle cooperative sociali, persone oneste, ridotte a burattiniinvolontari di interessi altrui.

E’ il Sistema Odevaine, dal nome di Luca Odevaine, l’uomo della mafia romana appostato presso lo Sprar, il tavolo prefettizio nel quale si decidono i quantitativi di migranti che la città può sostenere. “I posti Sprar che si destinano ai Comuni in giro per l’Italia fanno riferimento a una tabella, tanti abitanti tanti posti. Per quella norma a Roma toccherebbero 250 posti, che è un assurdo, pochissimo per Roma no?“, dichiarava Odevaine in un’intercettazione: e infatti tramite un suo intervento – almeno così pare dalle carte dell’inchiesta – i posti sono stati aumentati a 2500, e poi divisi, tramite la consueta “stecca para”, fra i centri di accoglienza gestiti dalla 29 Giugno – Eriches e la Domus Caritatis, la cooperativa bianca che aveva raggiunto un accordo esplicito con Buzzi per la divisione secca delle ospitate.

Insomma, Carminati aveva un uomo che si premurava di aumentare il numero di migranti che Roma potesse gestire. A ricevere la dote di denaro pubblico, quotidiana e personale per la presa in carico del migrante o del nomade, erano le cooperative rosse di Buzzi, che dichiarava di guadagnare da questo giro “più di quanto si faccia col narcotraffico“. I centri erano e sono prevalentemente disposti nelle periferie, e principalmente nella periferia Est romana, quella che è diventata tristemente nota negli ultimi mesi per gli episodi di tensione legata proprio alla pressione dei migranti sulle realtà urbane più distanti, disagiate, fragili: Corcolle e Tor Sapienza. Così, era la tensione sociale a prevalere.

A quel punto entravano, ed entrano, in gioco le forze dell’estrema destra. Pronte a soffiare sul fuoco e ad intestarsi una battaglia che la sinistra preferisce gestire con gli strumenti di un sistema di integrazione di cui non sa, non conosce o, più probabilmente, non vuol vedere la malattia e le distorsioni. Sono state settimane di cortei, di presidi, di fiaccolate organizzate da sedicenti associazioni culturali notoriamente schierate sul lato destro dello spettro politico: la prossima è in programma a Torrevecchia nel weekend. Così, l’uomo di Carminati aumenta il numero dei migranti che Roma può sostenere, le cooperative dell’alleato di Carminati gestiscono il flusso migratorio e intascano il denaro, tengono i rapporti con l’ambiente sociale e culturale della città e distribuiscono preferenze e consenso; le forze politiche vicine a Carminati, quando la situazione è in bilico, intervengono e martellano col loro maglio nero sui disagi e sulle fragilità dei cittadini di periferia. Che avrebbero votato, così, probabilmente a destra, dando modo a Carminati e ai suoi di trovare nuovi spazi, nuovi agganci, sicuri alleati; fino al prossimo cambio di bandiera.

In un ciclo destinato a non interrompersi mai, la piovra romana stava stringendo la Capitale in una tempesta perfetta. Gli arresti del procuratore Giuseppe Pignatone hanno tirato una sbarra di ferro in mezzo agli ingranaggi. Da romani, gli auguriamo buon lavoro, con tutto il cuore, certi di quanto lui sappia di essere solo all’inizio.

da Giornalettismo