RADICALI ROMA

Il Messaggero (Cronaca di Roma) – Unioni civili, scontri e insulti nell'Aula. Il voto slitta a oggi

di Simone Canettieri

Battaglia in Comune tra favorevoli e contrari alla delibera a colpi di emendamenti e cori. Striscione omofobo in piazza

CAMPIDOGLIO In Consiglio c’è stato lo sprint della maggioranza, e quindi anche la baruffa tra le opposte tifoserie. Alla fine la seduta dell’Aula Giulio Cesare si è aggiornata a questa mattina: ultimi trenta emendamenti, poi il voto sul registro delle unioni civili, pallino del sindaco Ignazio Marino, portato avanti anche ieri da Imma Battaglia (Sel). Eppure sembrava che la pratica – con i rappresentati del mondo Lgbt pronti alla festa – si potesse chiudere ieri sera. Quando il capogruppo del Pd Fabrizio Panecaldo ha detto sì alle votazioni «a oltranza» dei documenti presentati dall’opposizione per sano spirito ostruzionistico. Ma un po’ perché il sindaco non era presente per altri impegni, un po’ perché il numero legale poteva saltare, causa morsi allo stomaco dei consiglieri, si è deciso di sospendere i lavori per riprenderli questa mattina alle 10. Un modo per stemperare anche il clima in Campidoglio. Diventato rovente,  con le guerre di religione tra favorevoli e contrari. Tra la famiglia è una sola e giù le mani – «Maschio e femmina li creò», uno dei cartelli con ispirazione alla Genesi quasi brandito dai ragazzi di FdI – e i favorevoli al riconoscimento di un diritto che varrà pure zero in termini legali, serve una legge dello Stato, ma per la Capitale d’Italia ha di sicuro un forte valore simbolico. «Di parità», come hanno reclamato a più riprese gli attivisti delle associazioni gay arrivate in Campidoglio. Salutate in piazza da uno striscione omofobo: «La vostra cultura è contro natura».

NERVI TESI  In questo contesto, non poteva che scattare il parapiglia in aula e fuori. L’acme c’è stato quando alcuni giovani manifestanti di Fratelli d’Italia hanno scavalcato la transenna che divide gli spettatori dai consiglieri per cercare di esporre uno striscione con la scritta «Difendi la famiglia». Intervento vigoroso dei vigili e quindi spintoni, cori, fischi, urla («fascisti, fascisti»).  Al presidente del consiglio Valeria Baglio – tra i banchi del Pd si è rivisto anche il di lei predecessore Mirko Coratti – il compito di fare l’arbitro: «Signori, non è uno stadio!». Eppure, ciò sembrava. E ampi settori dell’opposizione ci hanno messo il carico. Il forzista Dario Rossin ha usato il dito medio per stigmatizzare, con leggerezza da educanda, le posizioni pro registro di un’anziana. Fabrizio Ghera (FdI) si è messo a sventolare il cartello pro-famiglia, Lavinia Mennuni (Ncd) si è esercitata in una gara di acuti (in romanesco). Al leghista Marco Pomarici, invece, il compito del radicale: discutere e presentare tutti gli emendamenti per addormentare la situazione. Alla fine, molti «pezzi», come si dice in slang campidogliesco, sono stati cassati, duecento quelli votati. Oggi si riprende, per il registro sembra fatta. E andrà a far compagnia alle trascrizioni delle nozze gay, ora bloccate dalla Prefettura e sulle quali il Tar si esprimerà il prossimo 12 febbraio.

 

Foto: repubblica.it