RADICALI ROMA

Immigrazione/Rom, Magi: No al dibattito ideologico, Le soluzioni ci sono ma va arrestata l'industria clientelare della solidarietà

Il presidente di Radicali Italiani a Uno Mattina: “Campi rom vanno chiusi e risorse convertite in percorsi di inclusione come già fatto con successo in altri Paesi”

“Il ritrovamento di tre ordigni, di cui uno funzionante, nel cortile esterno del “Centro di raccolta rom” di via Salaria è un episodio inquietante, che rispecchia bene il clima di tensione – spesso alimentato ad arte – che serpeggia nelle periferie romane e non solo”, lo dichiara Riccardo Magi, Presidente di Radicali Italiani e consigliere comunale a Roma, eletto nella lista civica Marino, ospite oggi del programma Unomattina su Raiuno.

“Si può decidere di affrontare il tema dell’immigrazione e dei rom con la polemica demagogica – che fa comodo a tanti – tra chi urla “rimandiamoli a casa loro” e quelli di noi più “buonisti”. Oppure, come preferiamo fare noi, analizzare seriamente le cause di questa situazione anche dicendo alcune scomode verità, e guardare alle soluzioni adottate con successo in Italia e in Europa.

Non si può dare alle poche decine di immigrati del centro di accoglienza la colpa di quanto accaduto a Tor Sapienza. Nelle periferie romane paghiamo decenni di politiche urbanistiche sbagliate e scontiamo il dissesto di aziende dei servizi pubblici divorate dalle clientele, come abbiamo denunciato nei mesi scorsi e come rilevato dal Mef. Politiche fallimentari che, da una parte, hanno consegnato interi quartieri al degrado e alle strumentalizzazioni della destra xenofoba, dall’altra hanno fatto proliferare quella “industria della solidarietà”, anch’essa mangiatoia di clientele nate e pasturate con la gestione dei centri di accoglienza e dei campi rom.

Così, mentre la Corte dei Conti europea denuncia la cattiva gestione da parte dell’Italia dei fondi per l’accoglienza e l’integrazione, con procedure d’appalto inadeguate e controlli carenti, nelle nostre città assistiamo all’esasperazione strumentale del disagio e alla diffusione di un allarme sociale che ricorda quello che negli anni scorsi servì da spinta a politiche securitarie e repressive: leggi come la Bossi-Fini o il decreto sull’emergenza Rom del ministro leghista Roberto Maroni, che hanno prodotto disastri e sprechi enormi. Basti pensare alla costruzione del megacampo monoetnico de La Barbuta per il quale l’Italia sarà presto condannata a pagare una multa costosissima all’UE.

La chiusura dei campi Rom non è una richiesta della Lega Nord, ma un obiettivo fissato dalla Commissione europea e recepito nel 2012 dal Governo con la Strategia nazionale di inclusione delle comunità Rom, Sinti e Caminanti. Troviamo positivo, dunque, che il sindaco Marino oggi si sia espresso per il superamento del campo di via Salviati, purché questa iniziativa si inserisca in un piano complessivo come quello che abbiamo elaborato e consegnato al sindaco, e che prevede la conversione delle risorse pubbliche attualmente impiegate per i campi in percorsi concreti di carattere abitativo e lavorativo: un’inversione di rotta rispetto al sistema fallimentare e illegale, che ai cittadini romani è costato ben 25 milioni di euro, solo nel 2013, per la gestione di appena 5mila persone”.