“Io non sciopero, i ministri non devono scioperare, però condivido il problema sollevato da Emma Bonino”. Il ministro per l’Università Fabio Mussi, in Umbria per un incontro istituzionale, valuta con partecipazione lo sciopero della fame proclamato dalla Bonino nell’intento di sollecitare l’attenzione del Parlamento sul tema dell’eutanasia da disciplinare per legge. E chiarisce: “L’argomento riguarda il nostro essere umani e il senso di solidarietà verso gli altri. Non ci si può accanire per tenere in vita il dolore”.
Mussi si unisce ai fermenti e alle riflessioni di quella parte dell’opinione pubblica italiana che tre mesi fa venne scossa dalla lettera aperta inviata da Piergiorgio Welby al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Invocando il diritto all’eutanasia Welby, da anni bloccato dalla distrofia muscolare progressiva, scrisse: “Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio che è ora il mio corpo. Amo la vita, morire mi fa orrore, ma purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita”. L ‘associazione Luca Coscioni ha proclamato la mobilitazione delle persone che si ritengono coinvolte da certi sofferti interrogativi.
Emma Bonino, ministro per il Commercio estero, si è schierata: “Nessuno ha diritto di condannare un altro alla tortura. Purtroppo sta accadendo e io, da cittadina, voglio partecipare alla mobilitazione straordinaria. E’ importante che le istituzioni si decidano a dare una risposta alla domanda di Piergiorgio Welby”. Anche Adriano Sofri, tra l’altro, ha aderito allo sciopero della fame. Dalle considerazioni discendono, per il ministro, “l’auspicio che il Senato ponga in calendario l’eutanasia” e la speranza che “la magistratura, recependo le istanze dei legali di Welby, avvii un’indagine sull’eutanasia clandestina”. Un’ultima indicazione: “Il presidente Prodi rinomini il Comitato di bioetica e il Parlamento, con trasversale consapevolezza, si affretti a regolamentare un fenomeno che esiste anche nel nostro Paese”.
Discordi i pareri nel centrosinistra e nell’opposizione. Mastella e Bindi replicano: “Si può prevedere una forma di testamento biologico, escludendo, però, l’eutanasia”. L’ex sottosegretario Alfredo Mantovano (An) rileva: “E’ odiosa la strumentalizzazione del dolore effettuata per fini partitici e facendo leva sulla suggestione del caso umano”.