RADICALI ROMA

La Margherita si ridivide sui Dico

Mare forza sette dalle parti della Margheri­ta. Ad agitare le acque ancora i Dico e le esternazioni delle varie componenti degli ere­di del Ppi. Ieri Francesco Rutelli, intervistato da Lucia Annunziata a “In mezz’ora”, ha detto che i Dico pur «essendo importanti non sono fra le priorità del Paese perché la priorità è l’economia». Non così Angelo Bonelli dei Verdi («é il Parlamento che decide») e il fronte laico della coalizione. Rutelli non si dice preoccupato neanche per la partecipazione del mi­nistro Beppe Fioroni al Family Day organizzato contro il ddl Bindi-Pollastrini, come non si deve drammatizzare neanche quella di­chiarazione della teodem Paola Binetti secondo cui l’omosessualità è una «devianza». Binetti, «è una donna di grande candore e intelli­genza – giustifica Rutelli – Ma a vol­te accetta di partecipare a dibattiti a cui un politico avvezzo si guarde­rebbe dal partecipare. Deve impa­rare a calibrare meglio le parole». Non ci sta il ds Franco Grillini: «Io chiedo a Rutelli se sono legittime nel suo partito e nella costituenda forza politica del Pd atteggiamenti discriminatori e diffamatori, a dir poco, nei confronti delle minoran­ze e degli omosessuali. Qui sta il punto». E Roberto Villetti, dello Siì: «Rutelli non dovrebbe scanda­lizzarsi della Binetti perché ha scel­to Ruini come suo nuovo maestro, come si è visto ai tempi del re­ferendum sulla fecondazione assi­stita». Ma i veri mal di pancia stan­no tutti in casa Dielle. Paola Binet­ti e poi Enzo Carra, altro teodem. I cattolici democratici non ne pos­sono più di finire tutti i giorni sul­le pagine dei giornali per le esternazioni «clericali e intolleranti di una minoranza della Margherita che cerca di dettare la linea». Come se non bastasse i teodem sono tra i più attivisti nella preparazio­ne del Family Day contro un prov­vedimento a cui ha lavorato un ministro Dl. Carra in un’intervista ad un quotidiano ha esordito: «Sui dico vogliamo vederci chiaro. Al Senato non ci sono i numeri e noi lavoreremo per affossarli una vol­ta per tutte. Noi non complottiamo né contro il governo né con­tro il Pd. Anzi è merito nostro se Rosy Bindi è stata affiancata a Bar­bara Pollastrini nel gestire la que­stione delle coppie di fatto. E se Prodi non è andato un affanno». Carra,  «allibito» dal comporta­mento della ministra, le rimprove­ra «un’evidente sudditanza verso gli ambienti della sinistra». «L’onorevole Carra non solo si at­tribuisce meriti che non ha, ma la sua reazione assolutamente scom­posta nei confronti del ministro Bindi in termini calcistici è da cartellino rosso», ammonisce il depu­tato Giovanni Burtone, mentre Nicodemo Oliverio, responsabile or­ganizzativo del partito ricorda che «in questo momento non servo­no i guastatori». La prova di forza si gioca anche in vista del congres­so di primavera della Margherita e del Pd. Da una parte i cattolici più intransigenti che raccolgono l’in­vito Chiesa a bloccare la legge in Parlamento (l’altro ieri l’ultimo ri­chiamo di Ruini all’identità catto­lica), dall’altra l’ala dei cattolici de­mocratici, i 60 del «manifesto», che rivendicano l’autonomia del­la politica dalla Chiesa. «Probabil­mente è giunto il momento di raf­forzare, dopo il documento dei 60 – dice l’ulivista Giorgio Merlo -, la linea e la cultura dei cattolici de­mocratici e dell’area popolare che non può più assistere passivamen­te a questi soprassalti clericali di un gruppo di deputati e senatori che rischiano di farci tornare indietro nel tempo».