RADICALI ROMA

La Quercia tra due fuochi fatica a dialogare con i vescovi

Per la prima volta il segretario del maggior partito di governo ammette che la legge sulle unioni di fatto potrebbe essere bocciata dal Parlamento. «Attenzione», ha detto ieri Piero Fassino ai suoi, «se ci attestiamo sulla posizione “o Dico o morte” corriamo il rischio che, se non viene approvata, ci ritroviamo subalterni». A suo avviso, meglio divincolarsi da una formula vissuta come fattore di lacerazione nell’Unione e nel futuro Partito democratico; e cercare di trovare un compromesso con gli alleati ostili al provvedimento. Il tentativo sembra quello di prendere atto del Family Day cattolico di sabato scorso. Ma promette di essere frustrato.

Nelle file diessine sono state criticate le «oscillazioni» del vertice sulla laicità. Ministri come la Pollastrini e la Melandri, e il capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, difendono i Dico anche contro il loro leader. «Ne va della nostra dignità», sostengono. E l’atteggiamento verso la Margherita resta ambivalente: dialogo e mano tesa alle componenti cattoliche in tensione con l’episcopato; critiche abrasive verso parlamentari e ministri allineati con la Cei. Insomma, Fassino tenta di accreditarsi come un interlocutore delle gerarchie, più dei prodiani e perfino del partito di Rutelli; ma sembra costretto a prendere un’altra direzione.

La sensazione è che a sinistra si stia verificando una sorta di rimozione del Family Day: qualcosa di simile a quanto è avvenuto dopo la vittoria degli astensionisti, appoggiati dai vescovi, nel referendum sulla fecondazione assistita del 2005. La decisione di inviare una delegazione diessina al
Gay Pride, la prossima manifestazione delle organizzazioni omosessuali, è stata presa «non per rifarci una verginità», aggiunge testualmente Fassino. Ma finisce per suonare contraddittoria. Fa riaffiorare le tensioni interne seguite alla doppia assenza dei Ds da piazza San Giovanni e da piazza Navona, dove si esibiva il «coraggio laico».

Radicali e socialisti applaudono il segretario dei Ds per il Gay Pride. Ma il fronte cattolico rimane esposto. Il ministro Clemente Mastella, ironizza sulla delegazione diessina. E dice che sarebbe stato meglio perfino andare in piazza Navona. Ma la sua critica va oltre. Cogliendo la prevalenza di «un’anima radicaleggiante», Mastella addita l’arretratezza culturale di ampi settori dell’Unione. Gran parte del centrosinistra sembra pensare che la questione cattolica si sia chiusa con la fine della Dc. In realtà, si stava aprendo. Per questo, secondo il ministro, presente al Family Day, «sarà difficile recuperare consensi». Ed è inutile insistere sui Dico, «affossati politicamente e in Parlamento. Non cambio opinione… Mi pare che la manifestazione di San Giovanni non abbia spiegato nulla». Le distanze nella maggioranza rimangono dunque intatte. Ma le incognite per la legge sulle unioni di fatto sono aumentate. La scissione diessina promette di rafforzare le posizioni estremiste. «Il gruppo dell’Ulivo al Senato è fortemente ridimensionato», ammette la Finocchiaro. E i Ds appaiono sempre più fra due fuochi.