RADICALI ROMA

La Repubblica (ed. Roma) – Scandalo "Best house rom" in 288 nell`ex deposito "Buio, sporcizia e degrado"

di Cecilia Gentile

Sopralluogo nella struttura di via Viso sulla Tiburtina dove il Comune spende 750 euro al mese a persona

“Best house”, la casa migliore. II nome suona come una beffa. Qui, in un edificio accatastato come magazzino, in stanze senza finestre e fonti dirette di aria, vivono 288 rom, più della metà bambini. I bagni sono in comune e si annunciano a distanza con odori che danno allo stomaco. Dentro, i wc sono senza chiavi, la doccia senza protezione, le porte sfondate. Attraverso i documenti richiesti con la procedura di accesso agli atti i Radicali italiani hanno calcolato che il Comune spende 750 euro al mese per fornire ad ogni rom questo tipo di assistenza. Nel 2014 i costi complessivi sono stati di quasi 3 milioni di euro. Dal 24 dicembre 2012 ad oggi la gestione della Best house è sempre stata data in affidamento diretto alla cooperativa “InOpera”. Le prime determinazioni sono firmate dal direttore del dipartimento Servizi sociali dell’era Alemanno, Angelo Scozzafava, indagato per Mafia capitale. «Una struttura di accoglienza  temporanea», era stato detto inizialmente, quando, nel luglio 2012, i primi rom sgomberati da campi più o meno tollerati cominciarono ad abitare in questo stabile di via Visso, un vicolo sperduto sulla Tiburtina, ai confini con il Gra. Invece i nomadi, di etnia romena, serba e bosniaca, sono ancora qui. E aumentano continuamente. A nulla è servita l’interrogazione presentata al sindaco Marino e all’assessore ai Servizi sociali il 26 novembre 2013 dal consigliere comunale Riccardo Magi, presidente dei Radicali italiani, rimasta senza risposta. A nulla lo sciopero della fame che sempre lui insieme a Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 luglio, hanno fatto dal 30 novembre al 9 dicembre scorso. L’ultima iniziativa ieri mattina, insieme ai senatori Luigi Manconi e Manuela Serra, della commissione Diritti umani. Con loro giornalisti e cameramen che non sono stati fatti entrare finché non è arrivata, chiamata da Manconi, Francesca Danese, il nuovo assessore ai Servizi sociali succeduta a Rita Cutini. E da lei, che si è unita al gruppo nel sopralluogo, è uscita una promessa: «Questo mostro deve essere chiuso. Lo farò in due mesi, il tempo necessario per trovare una sistemazione dignitosa a queste famiglie». «Mi stupisco, questo posto non ha nemmeno i requisiti igienici -ha detto Danese- non ci sono le finestre. I bambini qui non possono neppure vedere il sole». «Una successione di loculi privi di aria e luce naturale», dice il senatore Manconi. Dentro il centro, una serie di corridoi larghi meno di un metro, con stanze piccole disposte infila sui due lati di appena 12-15 metri quadrati. L’edificio in cui è stato ricavato il centro d’accoglienza, spiega l’associazione 21 luglio, è un ex locale utilizzato per il deposito merci, accatastato come C2. «Situazioni come questa cene sono altre a Roma – dice il presidente Stasolla – Spesso gli stessi gestori cercano di creare tensione contro chi denuncia queste inumane condizioni di vita. Un sistema intimidatorio per convincere che fuori da questi luoghi insani non ci possa essere futuro. Tra due, tre mesi torneremo qui per monitorare lo stato delle cose e vedere se l’assessore ha mantenuto il suo impegno». Il 23 gennaio scorso l’associazione 21 luglio ha presentato un esposto all’autorità nazionale Anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone per accertare la trasparenza degli atti che hanno portato all’apertura e al funzionamento del Best house. Nella sua interrogazione a risposta orale, che però risposta non ha avuto, Magi ricordava che Roma capitale ha affidato la gestione in assenza di un procedimento di evidenza pubblica, che il trasferimento doveva durare il tempo dei lavori di ristrutturazione del campo della Cesarina, che invece non sono mai iniziati. «Considerato che la struttura non è in possesso dell’accreditamento come struttura a ciclo residenziale come previsto dalla legge regionale n.41 del 2003 recita l’interrogazione – si interrogano il sindaco e l’assessore se siano informati, se intendano intervenire, se non ritengono che possa ravvisarsi un danno erariale».