RADICALI ROMA

L'embrione divide i cattolici «Avvenire» attacca la Binetti

  Tutti, o quasi, addosso a Paola Binetti, senatrice della Margherita, neuropsichiatra romana, che si battè strenuamente a favore della proibizionista legge 40 sulla fecondazione artificiale. Lei, cattolica doc, è accusata dai cattolici di sinistra e destra per essere scesa a patti col resto dell’Unione nella risoluzione sulle cellule staminali approvata in Senato, frutto di un lavoro d’équipe cui hanno partecipato tra gli altri Luigi Bobba, dl, e per i ds Anna Finocchiaro e Andrea Ranieri. Risultato che per il segretario dei Ds Fassino è sintomo «della coesione della maggioranza anche sui temi sensibili». E, tra i contrasti, prende forma quello tra l’associazione «Scienza e vita» e le Acli. La prima si dissocia dal suo ex presidente, l’altra approva: «Molto positivo il contenuto» del testo approvato.

 

 

 

 La spallata più robusta alla Binetti viene assestata però dall’Avvenire. Durissimo l’editoriale che la chiama indirettamente in causa: «Il risultato su cui ci si è arrestati ci appare chiaramente insoddisfacente e moralmente non accettabile. La risoluzione si è fermata sulle soglie del coraggio, quel coraggio che avrebbe richiesto un sì netto senza subordinate ambigue e inaccettabili». Aver dischiuso la porta a ricerche sugli embrioni congelati senza ribadire un no assoluto nel primo comma e proponendo l’impiego dei frutti del concepimento scaduti o deteriorati. Questa «l’ambiguità» rinfacciata all’esponente dl, che rimedia critiche severe dai cattolici di destra. Carlo Giovanardi, Udc, la propone per il «Guinness dei voltagabbana a tempo di record» ed esprime il disappunto di tutti coloro che credevano «che la coerenza nella vita fosse una virtù». La senatrice viene rampognata anche dal suoi ex di «Scienza e vita». Secondo l’associazione quello del Senato è «un passo indietro, avalla pratiche distruttive dell’embrione». Per Carlo Casini, leader del Movimento per la Vita, la Binetti «si è lasciata ingannare perché sulle sue posizioni è prevalsa l’idea di convertire la sinistra, l’obiettivo era mantenere lo schieramento dell’Unione».

 

 

 

 Lei, la grande accusata, anche dopo aver letto Avvenire non sembra perdere l’entusiasmo scaturito dal sì di Palazzo Madama alla mozione che lunedì il ministro dell’Istruzione Fabrizio Mussi impugnerà a Bruxelles dove si vota il VII programma quadro per la ricerca sulle staminali (in pratica a quali tipi di progetti assegnare i fondi pubblici europei). «Manca un altro anello – dice -. Il Consiglio dei ministri deve assegnare il mandato ufficiale a Mussi».

 

 

 

 La sua replica è racchiusa in un comunicato sottoscritto con Bobba e Emanuela Baio Dossi dove respinge ogni sospetto di incoerenza e voltagabbanismo: «Nessun passo indietro. Anzi è stata fissata la posizione indiscutibile dell’Italia: no alla distruzione di embrioni, no alla ricerca sulle staminali embrionali anche se in stato di congelamento, risorse finanziarie da destinare esclusivamente a studi su staminali adulte, comprese quelle del cordone ombelicale». E ancora: «Il ministro si impegnerà per allargare il consenso su questa proposta e si adopererà per sostenere l’accordo promosso dalla Germania e definire quando un embrione perde la capacità riproduttiva». Scende a sorpresa in campo al fianco della Binetti Rina Gagliardi di Rifondazione: «Voltagabbana? Macché, ha rispettato le sue convinzioni. Mancanza di coraggio, lei? Non può pensarlo chi l’ha ascoltata in Senato quando ha difeso la legge 40». Secondo Ignazio Marino, l’editoriale di Avvenire «crea confusione. Forse il direttore, Dino Boffo, non ha la laurea in embriologia». Cossiga si rammarica di non aver partecipato al voto di mercoledì: «Avrei appoggiato la proposta di Buttiglione, più restrittiva, che in questo caso avrebbe prevalso».