E’ un progressivo ritorno ai «fondamenti» cristiani, quello di papa Benedetto XVI nella sua strenua difesa del «carattere sacro della vita». D’altra parte sono stati subito chiari, fin dal giorno delI’investitura, quali fossero i temi a lui cari e sui quali infaticabilmente torna a pronunciarsi ogni volta che può. A maggior ragione in tempi di elezioni in un paese importante per la Chiesa come l’Italia, dove può contare su alleati politici laici, come dimostra il presidente del senato Marcello Pera con il suo «Manifesto».
Questa volta, citando di nuovo le sacre scritture, Benedetto XVI persegue la sua causa a tutto campo con un implicito attacco alla legge 194 sull’aborto, ma anche alla pillola del giorno dopo e alla fecondazione assistita. Il pontefice parla infatti della sacralità dell’embrione ancora prima che si sia impiantato nell’utero della donna, durante l’udienza concessa ieri ai partecipanti al congresso internazionale «L’embrione umano nella fase pre impianto: aspetti scientifici e considerazioni bioetiche», organizzato dalla «Pontificia accademia pro vita», per una due giorni a Città del Vaticano.
«L’amore di Dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora in grembo di sua madre e il bambino o il giovane o l’uomo maturo o l’anziano», ha detto il papa rivolgendosi ad un uditorio di uomini di Chiesa, ricercatori e scienziati che, con argomenti interdisciplinari, sostengono la necessità di tutelare giuridicamente l’embrione «prima ancora che si sia impiantato nel seno materno, che lo custodirà e nutrirà per nove mesi fino al momento della nascita».
Un «giudizio morale», sottolinea Fiatzinger richiamando i cattolici al «dovere» di difendere l’embrione, che «il magistero della chiesa ha costantemente proclamato», quello del «carattere sacro ed inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento sino alla sua fine naturale». E con un riferimento alla Bibbia, Ratzinger assicura che «anche in mancanza di espliciti insegnamenti sui primissimi gorni di vita del nascituro, è possibile trovare nella sacra scrittura preziose indicazioni che motivano sentimenti di ammirazione e di riguardo nei confronti dell’uomo appena concepito».
Benedetto XVI ha sempre battuto su questo punto, spaziando dall’attacco alla legge 194, alle pressioni sulla presenza dei volontari «pro life» nei consultori, dall’esaltazione della vita che comincia dall’”embrione anche se ancora informe nell’utero materno” (parole rivolte ai fedeli presenti a San Pietro in occasione della festività dei Santi Innocenti), a quest’ultimo riconoscimento della pari dignità tra essere umano e embrione pre impianto. Un giudizio che apre la strada ad un nuovo attacco alla pillola del giorno dopo, che agisce impedendo l’impianto dell’ovulo fecondato nell’utero, ma anche alla fecondazione assistita, come alla diagnosi prenatale e preimpiantatoria, oggetto di più di un intervento al convegno dell’accademia pontificia. E sull’«origine stessa della vita umana» Ratzinger si rivolge agli scienziati parlando di «un mistero, il cui significato la scienza sarà in grado di illuminare sempre di più, anche se difficilmente riuscirà a decifrarlo del tutto». Non si lascia infine sfuggire l’occasione per un invito ai giovani a «non perdersi negli errori o nelle illusioni di ideologie aberranti».
«Bispetto l’opinione inazionale di chi ha il ‘dono’ della fede – ha commentato il ginecologo Silvio Viale, della Rosa nel pugno, che ha promosso l’uso della Ru486 in Italia – ma chiedo che venga rispettato chi si limita ad una opinione razionale». «Se per la ‘legge di Dio’ — continua Viale — l’embrione e il bimbo sono la stessa cosa, così non può essere per la legge dell’uomo, che non può imporre a tutti un’opinione di parte. Del resto, per chiunque, il dolore per un aborto precoce non è mai pari al lutto per la perdita di un neonato o di un feto nel terzo trimestre».