Gli anatemi della Chiesa cattolica vengono lanciati su Padova, rea di aver approvato una delibera che permette alle coppie di fatto, sia etero che omosessuali, di ottenere il «riconoscimento di famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi». «Dietro l’angolo c’è in realtà l’introduzione progressiva, culturale e giuridica, della famiglia alternativa», tuona l’Osservatore romano, intitolando «L’ipocrita inaccettabile iniziativa a Padova». E definisce «stucchevole», che «si presentino queste iniziative come risposte ad una società caratterizzata da convivenze eterosessuali quando i promotori di queste iniziative sono quasi sempre i rappresentanti piuttosto delle esigenze delle coppie omosessuali». Anche la Diocesi di Padova decide di intervenire. «La mozione – osserva – riveste una valenza simbolica che non si può sottovalutare soprattutto per i suoi risvolti culturali, sociali ed educativi, oltre naturalmente a quelli specificamente cristiani». E arriva a parlare di svuotamento del «senso stesso di famiglia fondata su una relazione stabile, scelta e pubblicamente riconosciuta come la intende la Costituzione». Scelta che potrebbe avere «risvolti educativi negativi». A replicare è il Sindaco, peraltro cattolico, della città veneta, Zanonato: «Ci siamo mossi in una linea che è stata indicata a livelli altissimi dalle autorità ecclesiastiche. Ad esempio il Cardinale Ruini, non molto tempo fa, ha affermato che ci si deve muovere nella direzione di riconoscere dei diritti senza confondere questa presenza con le famiglie». Spiega: «Le coppie di fatto esistono. Abbiamo scelto di riconoscere questa presenza ed occuparcene, senza far torto a nessuno». Dunque, spiega, «abbiamo semplicemente sviluppato un vincolo di legge che esiste addirittura dal ’54 e che prevede che le anagrafi registrino anche le convivenze. La novità che abbiamo introdotto è quella di consegnare un attestato in cui si certifica che esiste una coppia che convive».
E intanto Bologna rivendica il primato del riconoscimento anagrafico delle convivenze basate su «vincoli affettivi». Nel 1999, quando era Sindaco Vitali, la Giunta (ma non il Consiglio comunale, come a Padova), in base ad un ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale, approvò una delibera in materia su proposta del Vicesindaco Luigi Pedrazzi. Questa permetteva agli interessati di ottenere dall’Ufficiale d’Anagrafe un Attestato di iscrizione quale famiglia anagrafica costituita da persone coabitanti legate da vincoli affettivi. «Non fu certo un fulmine a del sereno», commenta Vitali e oggi «ha il grande valore di un richiamo alla necessità dell’esplicito riconoscimento delle coppie di fatto anche nella legislazione del nostro paese, come prevede il programma dell’Unione». La certificazione da alle famiglie anagrafiche la possibilità di accedere a una serie di diritti già previsti da leggi nazionali e regionali. Che vanno dalla possibilità di prendere alcuni giorni di permesso lavorativo per assistere il proprio convivente malato, a quella, prevista dal Codice Penale, di non testimoniare contro di lui. Per fare un altro esempio, e non di poco conto, una recente sentenza della Corte costituzionale stabilisce che gli anni vissuti “more uxorio” possono essere cumulati a quelli di matrimonio per avere l’idoneità all’adozione. E la certificazione permette di provare proprio questo genere di convivenza.
Se sia Padova che Bologna rilasciano certificati anagrafici a chi dichiara di convivere sulla base di «vincoli affettivi», una serie di altri Comuni hanno predisposto dei registri anagrafici delle coppie di fatto. Si va da Firenze a Bolzano, da Fano, a Livorno, a Pizzo Calabro. In tutto, i Comuni che hanno questi registri, insieme a quelli che hanno approvato mozioni per dare mandato alla Giunta di istituirli, sono 40. Ma non sempre tali registri sono popolatissimi. Nessun iscritto a Pizzo Calabro e a Tarquinia, 4 a Perugia, una cinquantina a Padova, per fare qualche esempio. Per iscriversi al registro, però, si deve dimostrare di convivere sulla base di vincoli affettivi da 2 anni, dimostrazione che si ottiene grazie a una dichiarazione all’Anagrafe di convivere con un’altra persona (senza specificare le motivazioni). Questi registri danno accesso a una serie di diritti, a seconda dei regolamenti comunali. E sull’esempio di Padova, a Belluno i Radicali stanno per iniziare una raccolta di firme per presentare in consiglio comunale la richiesta della certificazione.