Il Congresso di Radicali Italiani tenutosi a Padova nei giorni scorsi é stato secondo Marco Pannella “un bel congresso”, importante sotto diversi aspetti. Per il fatto di non aver mancato di affrontare il problema partito, per come i media hanno scoperto la “luna radicale”, nonché per l’elezione di tre donne al vertice del movimento dei Radicali Italiani.
Un congresso da cui la Rosa nel Pugno esce rafforzata, pronta a giocare un ruolo importante per dare corpo alla “componente riformatrice e laica” nel paese.
Le registrazioni video, le interviste e gli articoli di stampa sul V Congresso di Radicali Italiani.
Sintesi a cura di TentarNonNuoce
Pannella, con questo congresso sembra che i media abbiano scoperto la luna radicale, quella di un partito – caso unico in Europa – che rende pubblici i processi formativi delle proprie decisioni politiche.
Marco Pannella, intervenendo ai microfoni di Radio Radicale nel corso della consueta conversazione con Massimo Bordin, ha iniziato giudicando il rapporto tra il quinto congresso di Radicali Italiani ed i media: “Se diamo un giudizio estetico e della dinamica congressuale dei primi giorni, sono d’accordo con Emma Bonino, non é stato un bel congresso. Se invece consideriamo anche le settimane precedenti, allora cambierei giudizio”. Secondo Pannella il giornalismo italiano avrebbe “scoperto la luna”, accorgendosi che le riunioni radicali non solo sono registrate, ma anche messe automaticamente “a conoscenza ed a giudizio di tutti”. “Una caratteristica unica in Europa – ha spiegato il leader radicale – e se, come dice l’adagio, “l’uomo che morde il cane é notizia”, tutti ci daranno atto che la notizia di un partito che vive mettendo a disposizione i processi formativi delle proprie decisioni politiche é stata fino a questo momento nascosta, sia nel giornalismo che nella scienza politica”. Alla vigilia di questo congresso, infatti, i giornalisti hanno fatto quello che si sarebbe potuto fare per decine di riunioni precedenti.
La riflessione sui media e sull’apporto radicale é continuata richiamando “una sentenza della Cassazione di 15-20 anni fa” che fissò alcuni elementi minimi a tutela del lettore, soprattutto vietando i virgolettati imprecisi. Un malcostume di cui ancora in questi giorni, proprio riguardo il congresso appena tenuto, si é fatto largo uso, e cui Pannella contrappone il modello di giornalismo di Radio Radicale, che offre “innanzitutto documenti ed inchieste. Cosa rara”. Le pagine dei giornali dei giorni scorsi sono stati uno “stupendo bassorilievo di un’immagine appiccicata addosso ai radicali ed ai suoi esponenti, un’immagine che ha nulla a che vedere con la realtà. Se qualcuno vuole conoscere la realtà dell’evento radicale – ha esortato il leader radicale – potrà e dovrà usare i documenti che mettiamo a disposizione sui nostri siti”.
Pannella sull’atteggiamento del Corriere, per utilizzare una metafora che mi ha suggerito lo stesso Mieli, dico che noi radiali siamo come gli Ungheresi del ‘56. Meritiamo di essere ammazzati dal sistema informativo, pur con mille ragioni dalla nostra parte, per non mandare all’aria l’ordine.
Pannella si é anche soffermato su un editoriale apparso in prima pagina sul Corriere della Sera, e riguardante il congresso, a firma del vice direttore Pierluigi Battista. “Il Corriere ci ha onorato di un articolo di fondo del vicedirettore che é intervenuto in un congresso come accadeva altre volte, in passato, con interventi in congressi comunisti o democristiani”. Un intervento pieno di “macroscopiche inesattezze”: Capezzone già definito come ex-segretario, l’immagine di un partito che senza un fiato di dissenso vive la liquidazione del segretario Capezzone e della sua posizione atlantica, liberista e liberale. “Nessun fiato – ha ironizzato Pannella – e poi i cronisti, dalle colonne dello stesso giornale, parlano di fischi, interruzioni ed opinioni a tratti contrastanti”. Un episodio comunque rilevante: “La pretesa di insegnare autonomia, nei nostri confronti, é cosa che francamente addolora per la situazione complessiva del nostro paese”.
Al proposito Pannella si é rifatto ad un programma di Paolo Mieli trasmesso in questi giorni, nella ricorrenza della rivoluzione d’Ungheria del 1956. Una lettura storica, quella del direttore del Corriere della Sera, secondo la quale gli ungheresi avrebbero avuto tutte le ragioni per ribellarsi, e quindi meritano oggi il riconoscimento, senonché – questo il ragionamento del giornalista – se loro avessero prevalso, i conflitti periferici che abbiamo avuto durante la Guerra Fredda sarebbero stati sostituiti da una deflagrazione mondiale. Ergo, dovremmo essere grati agli insorti per la loro morte e la sconfitta. “Con questo modo di vedere la storia – ha spiegato lo storico esponente radicale – posso capire cosa succede con noi; il Corriere spesso ci ha aiutato, applicando nei nostri confronti un’informazione che altri non davano, ma proprio in conseguenza della loro onestà informativa noi radicali diventiamo pericolosi, e quindi meritiamo di essere ammazzati per non mandare all’aria l‘“ordine”“.
Pannella, mentre gli altri partiti si disperano in materia di “quote rosa” e “ricambio generazionale”, noi eleggiamo tre donne al vertice del movimento. Nella mozione congressuale rilanciamo un incontro con Prodi per calendarizzare le decisioni sui diritti civili.
Pannella spiega che il fatto di essere stati unanimi su una mozione congressuale che riprendeva alla lettera alcune parti della relazione introduttiva del segretario uscente, non rappresenta un compromesso, ma piuttosto é immagine della “assoluta coincidenza nostra sugli obiettivi politici”. Dichiarandosi soddisfatto dell’elezione di Rita Bernardini alla segreteria (“questa militante da 30 anni accumula sentenze per azioni nonviolente”), ha precisato che per sei anni ha “ritenuto di esercitare la critica di un segretario che dissi dal primo momento essere comunque un fatto nuovo ed importante per il movimento”. Infine ha sottolineato il fatto che “mentre tutti i partiti si disperano di quote o ricambio generazionale”, i radicali hanno eletto con maggioranza indiscutibile tre donne per esercitare le tre funzioni principali dello statuto: segreteria, tesoreria e presidenza.
Proprio a partire dalla mozione generale votata al congresso dei Radicali Italiani, Pannella ha parlato della richiesta a Prodi di calendarizzare Pacs, eutanasia, divorzio breve; un modo “per sapere quando governo o maggioranza decideranno di affrontare questi temi”. “Inoltre abbiamo chiesto che l’iniziativa dei volenterosi sia trattata in modo del tutto differente da come é stato fatto finora”. Introducendo la questione dei diritti civili, il leader radicale ha richiamato uno scambio che ebbe con Pierpaolo Pasolini sull’aborto. L’intellettuale disse di essere contrario all’aborto, ma di fronte al ragionamento del “legislatore radicale”, che si poneva il problema pratico di abbattere il flagello dell’aborto clandestino di massa, lo stesso Pasolini divemme primo firmatario del referendum sull’aborto. Un richiamo all’attuale lotta radicale, tesa a mettere fine ai “pericoli immondi dell’eutanasia di classe ed esistente”, per regolamentare, “insieme a Piergiorgio Welby, un diritto alla morte, invece della tortura inflitta dal semplice distacco della spina”.
Pannella, Rosa Nel Pugno é vitale per fare da contrappeso ai vandeani del centrosinistra in campo economico e per lavorare allo stesso tempo all’unità laica delle sinistre sui temi dei diritti civili.
Pannella prende spunto dalla
presenza del Prof. Ignazio Marino ad un seminario organizzato dall’Associazione Luca Coscioni per dare una risposta ai quesiti posti da Welby, per rilanciare ancora una volta sulla necessità della Rosa nel Pugno: “Se Marino sente l’opportunità di venire tra radicali a discutere della risposta da dare a Welby, allora abbiamo una grossa responsabilità in quanto Rosa nel Pugno: senza di noi non c’é unità operante dei laici, non solo all’interno della maggioranza”.
La Rosa nel Pugno che da una parte potrebbe fa da contrappeso “all’operato vandeano di una parte del centrosinistra in campo economico”, ma che dall’altra parte avrebbe la possibilità concreta di realizzare “la possibile unità laica con altre forze”. Una politica, dunque, tesa a rafforzare la “componente riformatrice e laica” del paese. Rispondendo ad Enrico Boselli, Pannella ha aggiunto che “il problema di uscire da questa coalizione é cosa che non si pone”.
La Rosa nel Pugno é stata al centro del dibattito anche nel corso del congresso, e Pannella ci tiene a ricordare il grande applauso che ha accolto gli interventi di Benzoni, Landolfi ed Abruzzese. “Interventi appassionati di socialismo da parte di socialisti che avvertono l’urgenza di parlare, mobilitarsi ed unirsi su dei contenuti”. Il leader radicale torna ancora una volta sulla questione-simbolo, ma solo per stigmatizzare alcune frasi di Turci riportate da un militante radicale, l’avv. Gerardi. L’ex esponente DS si sarebbe detto disposto ad utilizzare comunque, anche senza l’accordo unanime dei soggetti fondatori della Rosa, il simbolo; “Questa operazione la possiamo iniziare in una zona, poi in un’altra…tanto poi che faranno? Si metteranno a ricorrere a tutti i magistrati?”, così si sarebbe espresso. Quanto al cliché secondo cui i radicali, come i socialisti dello SDI, vorrebbero rimanere perennemente uguali a se stessi, Pannella richiama ancora l’esempio della presenza femminile nel modello radicale. “I socialisti non hanno non solo elezioni, ma nemmeno candidature di donne; noi siamo un partito che proprio contro le quote ha una realtà per cui tre donne sono titolari dei poteri statutari e politici di Radicali italiani. Abbiamo bloccate due elezioni di metà legislatura di donne, perché una persona dello SDI da mesi chiede di avere una compensazione per la sua mancata nomina a sottosegretario nel caso non fosse stato eletto deputato, ma anche in questo caso abbiamo almeno il 50% degli eletti di sesso femminile. Secondo alcuni non saremmo un partito, mentre invece siamo il partito più antico della Repubblica. Secondo altri noi non saremmo presenti sul territorio, però abbiamo raccolto negli anni più di 75 milioni di firme su decine di referendum. In più, come dice Marco Cappato (Segretario Associazione Luca Coscioni), tra tutti i soggetti radicali siamo in tutto 6.000 iscritti, con una media di contributo personale di 2-300 euro. Su queste basi cominciamo a discutere”. Tornando ai temi che dovranno caratterizzare la politica della Rosa nel pugno, il leader radicale richiama la necessità di “una grande e nuova politica ambientale, che oggi é solo gestita dal sottopotere verde”, ma anche di una politica estera: “quale partito socialista e liberale può permettersi di non avere una sua politica della pace ed una sua politica internazionale?”.
Pannella, il consiglio del Partito Radicale Transnazionale ospiti un dibattito di alto livello politico e mirato sulla ristrutturazione del Partito. Un’occasione per ingaggiare un dibattito serrato ed autentico sulla politica estera con certa sinistra “antagonista”.
Proprio facendo riferimento alla necessità di concepire una politica estera per il nuovo soggetto politico, Pannella ha riassunto brevemente le attività in corso a livello transnazionale. In primis la missione di Cappato e Rovasio a Gerusalemme, con il doppio obiettivo di trovare altri interlocutori per il Satyagraha, oltre alla partecipazione al Gay Pride che si terrà nella città israeliana. Tra gli iterlocutori possibili, Pannella indica in particolare Grossman e Tom Lapid dello Shinui, “capace di aver caratterizzato le scorse elezioni con un tema, il laicismo, importante per Israele e vitale per il mondo palestinese ed arabo”.
Inoltre l’organizzazione del consiglio del Partito Radicale Transnazionale: “Dovremmo pensare ad un consiglio generale che ci permetta di raggiungere gli esponenti politici radicali più importanti a livello internazionale e dovremmo riservare al massimo questa sessione ad un dibattito su come riavviare partito; un consiglio generale aperto ma senza disperderci in tutti i problemi logistici, finanziari e di uso del tempo che comporterebbe un vero e proprio congresso”. Proprio l’occasione per ingaggiare un “dibattito serrato ed autentico con spezzoni pacifisti e movimenti nonviolenti persi nell’insignificanza pacifista, ed anche con la sinistra europea di Bertinotti ed altri”. Interlocutori più adatti di Massimo D’Alema, con la sua politica estera “apparentemente troppo empirica, che non lo porta ad avere antipatie per Chavez od altre aree simili”. Infine alcune parole anche sulla realtà americana e sul presidente Bush: “L’accelerazione posta alla guerra in Iraq sembra essere stata più da cretino che da criminale. Oggi i repubblicani sono giù nei sondaggi, ma anche in ambienti conservatori un certo dissenso nei confronti del trasformista-fondamentalista Bush si sta facendo strada. Questo é un dibattito che, laicamente, ha attraversato anche i radicali”.
Pannella, un congresso che entrerà nella storia. Un congresso bello, in cui non abbiamo accantonato i problemi che si ponevano.
Commentando un telegramma di auguri del Presidente Prodi giunto proprio in diretta ed indirizzato alla neo segretaria Rita Bernardini, Pannella ha approfittato per concludere salutando un “congresso che entrerà nella storia forse”, quantomeno per il fatto di avere un ministro donna, tre dirigenti al vertice donna, ad opera dello stesso partito che ha portato la prima suora in parlamento nei decenni passati. In definitiva un “bel congresso perché non ci siamo fatti del male accantonando i problemi”. Pannella rivendica infatti di aver posto apertamente il problema del partito e della sua situazione finanziaria, cosa che ha potuto fare solo essendo vissuto “immerso nella vita di partito. Altrimenti non avrei riconosciuto in quel Luca Coscioni che ci scriveva online un capolista, come lo fu Sciascia, e non avremmo avuto gli oltre 50 Nobel che ci indicarono come lista da votare nel 2001. Lo stesso – ha promesso il leader radicale – continuerò a farlo oggi prestando attenzione ad una generazione politica, non solo anagrafica, del partito radicale. La nuova soluzione congressuale dimostra che l’attenzione al partito sarà un problema molto presente nella classe dirigente”.
“Viva Radicali italiani, viva l’Associazione Luca Coscioni, viva il Partito radicale transnazionale, viva l’Associazione Esperantista, viva Non c’é pace senza Giustizia”.