RADICALI ROMA

Parte il riordino delle Legge Edilizia Popolare

La situazione economico-finanziaria dell’Ater di Roma è stata affrontata in commissione Lavori Pubblici del Lazio, presieduta da Giovanni Carapella (Ds), nell’audizione del 14 settembre 2006 alla quale erano presenti l’assessore ai lavori pubblici Bruno Astorre (DL), il consigliere Simone Gargano (Idv), il presidente e il direttore generale dell’azienda Luca Petrucci e Carlo Maltese, il presidente della commissione per i problemi della casa al Comune di Roma, Anna Maria Carli, e diverse associazioni di inquilini.

 

Secondo Giovanni Carapella, “una riforma della legge 36 del 2002 che regola l’edilizia popolare è quanto mai necessaria. L’Ater di Roma – ha spiegato – possiede circa il 50% degli immobili adibiti a edilizia residenziale pubblica dell’intera regione, ma al momento della sua istituzione è partita con una palla al piede di un forte indebitamento. Attualmente, tale patrimonio è in gran parte ipotecato a seguito della crescita a dismisura del debito. Con la Finanziaria regionale 2006 abbiamo stanziato 100milioni di euro per un piano di interventi di mantenimento e ristrutturazione da ripartire alle sette Ater del Lazio, in modo da non gravare ulteriormente la situazione debitoria per interventi comunque necessari. Per l’Ater di Roma – ha sottolineato Carapella – l’enorme disavanzo è causato da morosità e da canoni in alcuni casi totalmente inadeguati. Ad oggi, i morosi sono circa il 36% ma anche se pagassero tutti, avremmo lo stesso 2milioni di euro mensili di debito. Ciò che sconcerta, è che attualmente l’azienda di Roma aumenta il debito corrente di circa 4 milioni al mese, qualcosa come  100 euro al minuto. Abbiamo bisogno, perciò, di riordinare il comparto attraverso l’economicità di gestione e di creare una sorta di contratto di servizio tra Ater, Regione e, nel caso di Roma, anche con il comune, definendo le specifiche competenze di ciascuno. L’obiettivo è chiaro: l’utente paga la pigione e i servizi effettivamente erogati, l’Ater in cambio deve garantire manutenzione degli immobili e vivibilità del quartiere. Risanamento però – ha concluso Carapella – vuol dire anche arrestare subito l’enorme crescita del debito”.

 

Per Simone Gargano (Idv), “va bene il riordino della legge 36, ma ritengo anche necessario seguire l’esempio di altri enti quale il comune di Roma che, avvalendosi di società esterne – sulle quali comunque esercita il controllo – ha conseguito rilevanti recuperi di somme dovute da parte di cittadini inadempienti. Solo così sarà possibile eliminare le discordanze di dati e soprattutto – ha concluso Gargano – ridurre i tempi di intervento e quindi di risanamento”.

 

L’assessore Astorre ha giudicato la gestione corrente “il tema più preoccupante, senza ordine in questo settore è impossibile fornire servizi” e ritiene il pagamento dell’Ici sulle case popolari “una cosa sbagliata che mette in ginocchio enti che erogano un servizio a classi sociali disagiate. Sono favorevole sia al contratto di servizio proposto da Carapella sia ad una politica della vendita delle case mirata non solo al risanamento del debito ma anche alla manutenzione. Adesso lavoreremo insieme per una proposta di legge che colga gli obiettivi preposti, ma intanto – ha concluso Astorre – affrontiamo subito l’esigenza di informatizzazione e la carenza di personale che, di fatto, impedisce all’Ater di operare”.

 

Il presidente dell’Azienda, Luca Petrucci, ha ricordato che “la situazione ereditata dall’Ater di Roma è drammatica: 700milioni di euro di debito consolidato e altri 560milioni occorrenti per interventi di manutenzione necessaria, 1miliardo e 250milioni dunque, complessivamente. Abbiamo bisogno di strumenti idonei per operare anche se, nel frattempo, stiamo affrontando i problemi a cui Astorre si è riferito, iniziando la riorganizzazione della pianta organica, e l’informatizzazione che è pressoché inesistente. Ad ogni modo, è iniziato il recupero di somme dovute sia da inquilini abusivi morosi, sia da inquilini morosi che hanno aderito alla transazione prevista dalla legge versando il 10% di quanto dovuto a chiusura del contenzioso. Il riordino globale della legge – ha concluso Petrucci – è prioritario al fine di non rendere vani i nostri sforzi”.

 

Le proposte di transazione a cui si è riferito Petrucci sono state spedite a 43.296 famiglie di cui 2716 sono occupanti senza titolo. Alla proposta, che scade il 30 novembre prossimo, hanno risposto sì 6448 famiglie pari al 15% delle utenze.