RADICALI ROMA

Più tasse per chi imbottiglia l'acqua

La Regione ha deciso di aumentare i prezzi delle concessioni alle aziende che commercializzano l’acqua minerale. Un euro a metro cubo per l’acqua imbottigliata e mezzo euro per quella usata nel lavaggio delle bottiglie di vetro con un canone che varia da sessanta a cento euro ad ettaro. La delibera arriva dagli assessori regionali al Bilancio, Luigi Nieri, e alle Attività produttive, Francesco De Angelis, che hanno definito “scandalosa” la situazione attuale. I dati parlano di meno di 0,00052 euro per litro incassati in Italia per la concessione di acqua.

Il provvedimento della Pisana è davvero notevole se si pensa alle dimensioni del business dell’acqua in Lazio: più di quattrocento milioni di litri che sgorgano ogni anno nelle circa sessanta sorgenti del territorio regionale. Secondo gli assessori la delibera garantirà un prelievo equilibrato della risorsa e di conseguenza un utilizzo più democratico. Il contributo di concessione potrà essere reinvestito dalla Regione per la salvaguardia dei beni comuni. È previsto, inoltre, uno sconto del cinquanta per cento per le aziende che impiegheranno bottiglie di vetro in modo tale da scoraggiare l’uso inquinante della plastica.

L’iniziativa della giunta Marrazzo si fa strada tra le recenti polemiche legate all’inquinamento delle falde idriche regionali. Il XII municipio, infatti, ha chiuso al pubblico l’accesso alle due fonti Laurentina e San Paolo, meta di pellegrinaggio da tutto il Mediterraneo fin dall’antichità. Le sorgenti sono state chiuse in seguito alla pubblicazione da parte dell’Unione Europea dei nuovi parametri di inquinamento dell’acqua legati alla presenza di antimonio, arsenico e manganese, riscontrati fuori norma. Varie le opinioni relativamente alle cause dell’inquinamento. Alcuni incolpano il trasferimento, sulla zona, di sfasciacarrozze e depositi di rottami; altri, come Alberto Gianni, proprietario di una della fonti, puntano il dito contro il provvedimento dell’Unione Europea: “Leggi assurde: con altri parametri e depuratori adeguati, come in Francia, la potabilità tornerebbe a norma”.