Nel fare gli auguri ai 175 ambasciatori presso la Santa Sede Benedetto XVI coglie l’occasione per esaminare a 360 gradi le grandi sfide che il pianeta ha di fronte, si sofferma sullo scandalo della fame nel mondo, sulle crisi politiche e umanitarie, si appella ai grandi della Terra perché correggano l’economia mondiale. Ma a suscitare le reazioni del palazzo politico italiano è l’allarme che il Papa lancia ancora una volta a difesa della «struttura naturale della famiglia», contro «i tentativi di relativizzarla conferendole lo stesso statuto di forme di unione radicalmente diverse».
Il severo monito contro i Pacs cade proprio mentre il governo sta lavorando alla legge promessa per fine gennaio. E viene respinto come ingerenza con espressioni di inusitata durezza dai laici dell’Unione, suscitando un coro di polemiche di opposto segno da parte dei cattolici della Cdl. Benedetto XVI viene accusato di «isterismo», di «fissazione maniacale» e di essere diventato ormai «ossessivo». E ad ogni buon conto Luciano Violante, presidente della commissione Affari Costituzionali dove si sta elaborando la legge, tira dritto: «O Pacs o unioni civili rientrano nel programma di governo e vanno fatti. E’ del tutto legittimo che la Chiesa esprima il proprio punto di vista in materia, ma è altrettanto legittimo che la politica, in autonomia, esprima il suo».
Parole moderate ma ferme, quelle di Violante. Non lo sono altrettanto quelle di Manuela Palermi, presidente dei senatori Verdi-Pdci, che trova nella difesa a oltranza del matrimonio e negli attacchi alle leggi sulle unioni di fatto da parte del Papa «qualcosa di maniacale». «Un continuo e quasi isterico richiamo contro la disciplina delle unioni civili» lo definisce la senatrice del Prc Rina Gagliardi, che accusa di «mancanza di senso della realtà» il Pontefice «che non può non sapere che le coppie di fatto fanno parte della nostra società» e che «il Parlamento si accinge a riconoscere loro dei semplici e indiscutibili diritti». E di «ossessiva campagna del Papa e della gerarchia» parla il Ds Franco Grillini. Non solo. Tale campagna, secondo il presidente onorario dell’Arcigay, «risponde più all’esigenza di dimostrare di avere una capacità di veto sulla politica italiana che non alla realtà dei fatti», visto che nei 17 Paesi europei su 25 dove le leggi sulle unioni civili sono state approvate «hanno portato benessere e felicità».
«Il primo ad aprire su questo tema è stato Aznar, leader del Partito Popolare spagnolo», ricorda il radicale Daniele Capezzone, trovando «molto negativo» che da parte della Chiesa «si cerchi lo scontro ideologico». «Una cosa è certa, non può essere il Papa a dettare l’agenda al governo», gli fa eco Roberto Villetti. Ma nell’Unione ci sono anche voci di segno opposto. Come quella di Clemente Mastella, che ritiene prioritaria per il governo l’economia e sui Pacs invoca una decisione di tutto il Parlamento. O come l’Idv che mette in guardia dal brandire le parole di Benedetto XVI per «crociate ideologiche».
Nella Cdl l’apprezzamento delle parole di Benedetto XVI si intreccia ad attacchi pesanti contro «la sinistra» che per il capogruppo dei senatori forzisti Renato Schifani «offende il Papa e milioni di cattolici». Rocco Buttiglione dall’Udc stigmatizza «l’inaccettabile protervia con cui Grillini, Arcigay e i radicali non riescano ad accettare una visione della realtà diversa dalla loro». Il portavoce di An Andrea Ronchi ritiene «offensivo arrivare addirittura a parlare di ingerenza nella politica italiana» da parte del Papa.