RADICALI ROMA

A Natale non regaliamo il mare di Ostia

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Firma l’appello alla sindaca Virginia Raggi per disapplicare la proroga al 2033 delle concessioni marittime e per valorizzare il patrimonio pubblico del litorale romano.

Contro i diritti acquisiti di pochi privilegiati e a favore dei diritti di tutti i romani: trasparenza, parità di trattamento, concorrenza, efficienza.

A Natale non regaliamo il nostro mare: per l’interesse pubblico SÌ a gare, NO a proroghe

Il 31 dicembre 2020 scadono le concessioni demaniali marittime per moltissimi stabilimenti lungo le coste italiane, ma i concessionari godranno di una proroga fino al 2033, recentemente blindata dal Decreto Rilancio con il blocco di tutti i procedimenti amministrativi di messa a gara o di decadenza. Gli unici che possono fermare questo enorme regalo sono i Sindaci.

Ostia – e quindi Roma – ha circa 12 Km di costa di cui la quasi totalità è occupata da 71 stabilimenti balneari che si susseguono formando una linea di cemento senza soluzione di continuità, con il suo “lungo-non-mare” delimitato da reti, da pannelli e da un muro: l’iconico “lungomuro”.
Il risultato è che a Ostia, il mare non si vede, non si sente. Non se ne percepisce l’esistenza. Di qua la città e di là gli “stabilimenti balneari”. Altrove in Italia ci sono i “bagni” o, come per natura dovrebbe essere, semplicemente la spiaggia. A Roma questo concetto difficilmente è scindibile da quello di cubatura e di cemento che quasi immancabilmente la occupano.

Per questo, a Ostia come nel resto d’Italia, da Radicali chiediamo che le concessioni balneari vengano messe a gara e che si possa aprire una nuova stagione per le nostre spiagge, aperta alla trasparenza, alla convenienza per tutti e alla legalità.

Mettere a gara le concessioni balneari conviene:

  • PER I SERVIZI: i diritti acquisiti di pochi beneficiari pregiudicano l’aspettativa di tutti gli altri. Le gare aprirebbero la possibilità per le nuove piccole imprese di competere in termini di progettualità rispetto ai vecchi concessionari, offrendo servizi migliori;
  • PER LE CASSE DELLO STATO: il canone pagato dai concessionari in tutta Italia è di 100 milioni annui. A fronte di un fatturato dichiarato (quindi neppure completo) di 15 miliardi di euro.  Nemmeno l’1%. Un costo irrisorio che le gare potrebbero innalzare in modo determinante;
  • PER L’AMBIENTE: l’erosione delle coste è collegata all’opera dell’uomo sui litorali e agli interventi di drenaggio anche per costruire cabine, ristoranti e parcheggi. Se rinnovare continuamente le concessioni ha legittimato tutto questo, le gare periodiche consentirebbero una pianificazione di tutela ambientale;
  • PER LA LEGALITÀ: il rinnovo decennale delle concessioni ha determinato l’impunità per molti operatori di costruire edifici e offrire servizi non previsti da alcun canone, molto spesso anche di chiudere l’accesso al mare. Le gare periodiche costringerebbero gli operatori a rispettare il demanio pubblico affidatogli.

Guarda la mappa delle concessioni in scadenza