Il governo si è dato appuntamento con Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confintesa e gli altri sindacati dell’impiego pubblico al 21 dicembre per la stipulazione di un pre-accordo sui rinnovi contrattuali del settore. C’è già largo consenso sul principio-guida che verrà sancito in quel pre-accordo, per cui gli aumenti dovranno premiare solo la produttività effettiva. Il problema, però, è che per attuare incisivamente questo principio occorre una capacità di autovalutazione della quale oggi l’amministrazione pubblica è in larga parte priva. Perché quel principio- guida non resti sulla carta occorre che l’amministrazione sappia dotarsi di strumenti di rilevazione credibili. È possibile questo in tempi brevi?
Un modo per farlo c’è. Si tratta, in sostanza, di obbligare tutti i comparti pubblici che non lo hanno ancora fatto ad attivare i nuclei di valutazione già previsti dalla legge n. 286 del 1999, garantire l’indipendenza di questi organismi e la trasparenza delle loro valutazioni, stimolarne e controllarne l’operato integrandolo dove necessario con interventi dal centro; il compito di promuovere, gestire e garantire l’intero processo può essere credibilmente affidato a una authority centrale presieduta da una personalità di indiscussa competenza e indipendenza. È questa la proposta contenuta in un progetto di legge- delega che un gruppo di giuristi ed esperti presenterà al governo e ai sindacati la settimana prossima.
All’authority centrale, secondo questo progetto, competerà di promuovere la diffusione delle tecniche più efficaci e delle esperienze migliori disponibili nel panorama internazionale, esigendo, in particolare, che l’opera di ogni nucleo di valutazione sia sottoposta annualmente a una public review, cioè a un confronto pubblico con le associazioni di utenti, i ricercatori universitari, i giornalisti specializzati, in modo da dare voce in questo processo alla cittadinanza.
Alla stessa authority competerà di attivare motu proprio rilevazioni autonome in tutti i casi in cui lo riterrà possibile e opportuno; inoltre di costituire il punto di riferimento per la raccolta e l’elaborazione delle valutazioni dei nuclei di comparto, nonché di ogni altra informazione proveniente dalla società civile. Questo le consentirà di censire le aree di eccellenza, da premiare, ma anche i casi più gravi di sovradimensionamento degli organici, o comunque di inefficienza o improduttività delle strutture pubbliche, dove dovrà applicarsi la regola del licenziamento del dirigente per responsabilità oggettiva; quanto ai dipendenti di queste strutture, per essi dovrà stabilirsi la trasferibilità d’ufficio entro limiti ragionevoli e l’inibizione degli aumenti retributivi fino al trasferimento alla struttura capace di garantirne la produttività effettiva.
Sarà, infine, molto importante attribuire all’authority centrale il potere di segnalare i casi individuali evidenti di totale inefficienza e improduttività a carattere colposo o doloso, per sollecitare il dirigente competente a procedere al licenziamento, a norma di legge e di contratto: la segnalazione contestuale di questi casi alla Corte dei Conti consentirà di far valere la responsabilità per danno erariale a carico del dirigente che, senza giustificazione, continui a non provvedere.
Questo progetto è ritenuto inadeguato? Il governo ne metta in cantiere uno migliore. Ma faccia in fretta. Perché, dove il giudizio non può essere affidato al mercato, la possibilità di incominciare davvero a differenziare i trattamenti secondo l’efficienza e la produttività delle strutture e degli individui dipende essenzialmente dalla capacità e credibilità pubblica dell’organo di valutazione.