Basta che il sindaco “evada” un attimo dalle quotidiane fatiche amministrative e subito impazza la ridda di voci e previsioni sul suo futuro politico. “Faccio dalla mattina alla sera il mio lavoro di primo cittadino e così faro in tutti questi anni fino al 2011. Il mio campo ce l’ho: e’ quello all’interno del Grande raccordo anulare a cui dedico e dedichero’ tutta la mia vita nei prossimi anni”, dice energicamente Veltroni a margine del convegno sulla riforma elettorale “Una legge da fare insieme”. Parla e si professa concorde su questo punto con quanto afferma Massimo D’Alema nell’intervista di oggi a “La Repubblica”. ”Quello che posso fare – aggiunge il primo cittadino capitolino – è dare una mano in occasioni di questo genere nelle due direzioni alle quali credo e non da oggi: cercare di motivare la politica, in un momento in cui sento che c’e’ difficolta’ nel rapporto con la politica, specie fra i ragazzi e spiegare la bellezza della politica. L’altro tema e’ il bipolarismo, senza il quale questo Paese rischia molto. Per il resto mi tengo debitamente fuori da ogni considerazione che sia riferita alla vita politica quotidiana. Non mi riguarda e meno mi si tira in ballo e più sono contento”. E il Partito democratico, creatura fragile ma tanto accarezzata dal sindaco? “Mi pare che il processo vada avanti. Se Ds e Margherita sanciranno questa scelta, che considero vitale non da oggi per la vita politica del nostro Paese, sara’ un importantissimo passo in avanti”.
A proposito del sistema elettorale e delle possibili soluzioni per cambiarlo, l’inquilino del Campidoglio ha le idee chiare: “”Non c’e’ bisogno di inventarci il 35esimo modello, il sistema elettorale in vigore dal ’93 nei Comuni e’ quello che ha funzionato meglio”. Di fronte al ministro Vannino Chiti, al leader di An Gianfranco Fini e all’ex ministro di Fi Giuseppe Pisanu, Veltroni ribadisce che quel sistema ha garantito stabilita’ e capacita’ di ”decidere in un giusto equilibrio tra sfera di governo e quella parlamentare”, perche’ il maggiore rischio della democrazia, per il sindaco, e’ ”in un eccesso di frammentazione e non in un eccesso di potere”. Serve cosi’ rendere piu’ veloce la capacita’ di governo perche’ non e’ possibile ”che servano 550 giorni per aprire un cantiere o 500 livelli istituzionali su qualsiasi tema”. Poi il “cadeau” all’avversario. “Con Fini, dal ’93 in poi, pur con forti differenze politiche, siamo coerentemente convinti che abbiamo bisogno di una democrazia dell’alternanza e bipolare in cui i cittadini scelgano il governo e questo possa realizzare il suo programma”, chiosa il sindaco.
Veltroni osserva quindi che dal ’93, anno della riforma elettorale, a Roma ci sono state quattro giunte (due di Rutelli e due a sua guida) con una stabilita’ media di governo di 48 mesi, prima era di 15 mesi, meno di un terzo. A Napoli, nello stesso periodo, quattro giunte (due a guida Bassolino e due a guida Iervolino) prima ce ne erano state 14 e tre commissari di governo perche’ ”prima era il partito del 3% a decidere”. Per il sindaco di Roma, anche la riforma della legge elettorale nazionale deve prevedere l’indicazione del premier sulla scheda, dare garanzia della presenza proporzionale, avere il doppio turno garantendo così schieramenti più organici. Tutto questo perché “un paese moderno ha bisogno di una democrazia che decide. Una democrazia che non decide non e’ una democrazia”, dice l’ex segretario Ds. Secondo Veltroni, quindi, serve una riforma elettorale ma anche un intervento sull’assetto istituzionale e su quest’ultimo aspetto un buon lavoro si sta facendo nella Commissione Affari costituzionali.
Veltroni quindi elenca cinque punti di intervento: numero dei parlamentari, su cui c’e’ convergenza; potere del primo ministro di indicare al presidente della Repubblica nomina e revoca dei ministri; corsia preferenziale su alcuni provvedimenti del governo perché ”il Parlamento puo’ dire si’ o no ma in un determinato lasso di tempo, Non puo’ non affrontare un provvedimento”; velocita’ e trasparenza al Senato; riformare il modo in cui si approva la legge finanziaria che deve essere un atto non emendabile dal Parlamento “in ogni particolare”. Dunque, il primo cittadino capitolino predica un sistema stabile e agile. E per il presente “la cosa vitale in questo momento è la tenuta del governo: deve governare per 5 anni, sta facendo bene, ma serve che sia sostenuto da tutte le sue forze con senso di responsabilita’. Va rispettato il programma limitando al massimo le fibrillazioni”, spiega Veltroni.
Ultimo messaggio ai referendari. Dice il sindaco: “Se si trovera’ una convergenza in Parlamento, il movimento referendario non potra’ che prenderne atto. Pur continuando ad esercitare una necessaria pressione non dovra’ creare condizioni tali che impediscano che questo accordo diventi realtà”.