Presidente Angius, la Cei dice che della legge sulle coppie di fatto si può fare a meno…
«La posizione della Cei è chiara, ma irricevibile. E’ assolutamente necessario avere una legislazione che consenta di governare le convivenze: c’è in tutti i paesi europei, compresa la cattolica Spagna, perché non in Italia?».
Già, perché?
«Non vorrei essere banale, ma sia in Occidente che in Oriente assistiamo a una certa invadenza delle chiese nella sfera pubblica…».
In Italia più che altrove?
«Guardando all’Europa, direi di sì. Evidentemente le forze democratiche italiane sottovalutano il tema della neutralità delle istituzioni pubbliche».
Per aver detto che bisogna farsi carico anche dei desideri della Chiesa, Napolitano è stato criticato. Ma il punto era un altro.
«Il presidente Napolitano ha giustamente detto che bisogna ascoltare la voce della Chiesa, ma…».
Ma?
«Ma ha soprattutto difeso la laicità dello Stato riaffermando la necessità che il parlamento legiferi sulle coppie di fatto».
Quando dice che sarebbe più saggio che ad occuparsene fossero le Camere, Mastella non ha tutti i torti…
«In via di principio, ha ragione. Ma ormai, con i ministri Bindi e Pollastrini, il governo, di cui pure Mastella fa parte, ha deciso di farsi carico della questione».
In tal caso, come spiegare il fiorire di mozioni parlamentari?
«Con le esigenze di visibilità dei singoli partiti: una cosa grottesca, grottesca e incomprensibile».
Per comprendere, giova ricordare che nell’Unione i cattolici competono non solo con i laici ma anche tra di loro…
«E’ vero, ed è chiaro che così non si arriva a nulla. Siamo di fronte a profonde trasformazioni nella società e nel modo di declinare le libertà individuali e non è più accettabile fare leggi che non corrispondono al sentire e al vissuto di milioni di cittadini».
In sintesi?
«In sintesi, siamo davanti a un bivio: o continuiamo ad accrescere il divario tra la politica e i cittadini o cerchiamo di colmarlo».
Non sarà facile: nell’Unione convivono sensibilità opposte.
«E’ vero, ma la stessa cosa si può dire del centrodestra. La verità è che in entrambi gli schieramenti ci sono forze politiche che pensano di trarre consenso ed alimento da una competizione tra chi è più ligio nel rispondere alle sollecitazioni delle gerarchie ecclesiastiche… Ma, per amor di verità, devo dire che la vecchia De non si è mai comportata così».
Per amor di verità, bisogna anche dire che i Ds non sembrano molto determinati sul fronte della laicità…
«Dovrebbero esserlo molto di più, è vero. Intendiamoci, non mi sfugge che in Italia la questione cattolica sia più pressante che altrove, eppure…».
Eppure?
«Esistono principi inderogabili sui quali una forza di sinistra dovrebbe avere posizioni più nette».
Quali sono questi principi inderogabili?
«L’ho già detto: le libertà individuali, e tra queste comprendo anche la libertà di ricerca».
Sul caso Welby, il ministro Livia Turco è stata molto cauta.
«Quella di Welby è stata una storia terribile e il rifiuto da parte della Chiesa di riconoscergli il diritto a un funerale religioso mi è sembrato ben lontano da ogni pietà umana».
Dunque?
«Personalmente, sono favorevole non solo a una legge che introduca il testamento biologico ma anche all’eutanasia vera e propria».
Lei sa bene che, in Italia, una legge sull’eutanasia non vedrà mai la luce, vero?
«Non ne sarei così sicuro, su questi temi gli italiani sono molto, ma molto più avanti non solo delle gerarchie cattoliche ma anche della classe politica».