RADICALI ROMA

Come spiegare la storia del comunismo ai malati di mente

Al Valle “Come spiegare la storia del comunismo ai malati di mente” di Matei Visniec

di Lucio De Angelis

Fino al 9 maggio lo sguardo sul Teatro Stabile di Catania, inaugurato al Valle di Roma con la messinscena de “Il Birraio di Preston”, la speciale “Camilleriana” e le conversazioni siciliane “Camilleri vs Savatteri”, si concentra sul versante della drammaturgia contemporanea con un inedito allestimento che arriva nella capitale dopo il recentissimo debutto a Catania di “Come spiegare la storia del comunismo ai malati di mente” del drammaturgo romeno Matei Visniec.

L’autore, classe 1956, studia nella Romania di Ceaucescu, dove naturalmente la censura reprime qualunque forma artistica lontana dai canoni del regime e le opere di Visniec, scritte tra il ‘77 e l’ ‘87, non hanno perciò la possibilità di andare in scena. Dal 1987 inizia a lavorare e vivere in Francia e dall’ ‘89 è uno degli autori più rappresentati in Romania. Il testo, in scena al Valle con la regia di Gianpiero Borgia e ben 12 attori, e pubblicato da Visniec nel 2000, racconta la storia di un manicomio russo, dove nel 1953, anno della morte di Stalin, il direttore afferma di aver trovato la cura per i propri pazienti. L’assurdo sta nella cura stessa, ovvero raccontare loro la storia del comunismo.

Nel settembre del 1987, dopo aver scritto oltre venti drammi “regolarmente” banditi dal regime, in occasione di una conferenza chiede asilo politico alla Francia dove risiede da allora. Dopo la caduta del comunismo è divenuto uno degli autori più rappresentati in Romania e nell’ottobre del 1996 il Teatro Nazionale di Timisoara gli ha intitolato un festival. Le sue pièces sono state tradotte e rappresentate in oltre venti paesi del mondo. Numerosi i premi e riconoscimenti a lui conferiti da prestigiose istituzioni, quali l’Unione degli scrittori romeni (1999 e 2002), l’Accademia di Romania (1998), il Festival di Avignone (Award Avignon-off, 1995 e 1996), l’Associazione francese degli autori e compositori (1994), l’Associazione teatrale romena (1991).

“L’aspetto più importante dell’opera – sottolinea il regista Gianpiero Borgia – è l’assenza di qualsivoglia tendenza moralistica. L’autore si chiede come possa succedere che la popolazione di una nazione immensa s’innamori di un’idea a tal punto da stravolgere tutti i comportamenti naturalmente e storicamente sedimentatisi nei secoli. Fenomeno che si ripete ciclicamente, ogni volta che nella storia appare un nuovo incantatore, un nuovo ‘Pifferaio Magico’, si chiami Hitler, Stalin, Bin Laden o Gesù Cristo. L’umanità è pronta a negarsi ed immolarsi per l’idea di mondo del nuovo trascinatore. In uno stile altamente immaginifico e ostentatamente barocco Visniec crea un mondo poetico grottesco, deformato e paradossale, ma proprio per questo iperrealista, perché paradossali e grottesche sono le forme del delirio di cui cade vittima la Comunità degli Uomini quando sposa un’ideologia”.

Incuriositi e stimolati dal titolo della piece la sera della prima del 27 aprile diversi esponenti di spicco del PDL romano da Fabrizio Cicchetto a Marcello Veneziani, da Maurizio Gasparri a Gaetano Quagliarello ed altri

La tragicomica pièce – che ha inaugurato la rassegna TeSt 2009 dello Stabile etneo, incentrata sulla drammaturgia di innovazione – ricrea gli asfittici confini dell’internamento nosocomiale immettendovi la visionarietà comico-poetica del testo di Visniec – elegantemente tradotto da Sergio Claudio Perroni – e si rivela una potente allegoria della follia insita in ogni forma di totalitarismo, in cui il già labile confine tra normalità e malattia si converte in un paradossale e vivificante ribaltamento dei ruoli e in un ulteriore apologo sulle derive del potere, che ricongiunge la vocazione classica dello Stabile alla spinta verso la sperimentazione e la ricerca di nuovi autori e nuove drammaturgie.

Mosca 1953, anno della morte di Stalin. Lo strambo direttore dell’Ospedale Centrale per Malattie Mentali vuole ricorrere a una cura “rivoluzionaria” per i suoi degenti: raccontare loro la storia del comunismo. Affida la missione a Juri Petrovski, pluridecorato poeta del Soviet, che giorno dopo giorno si lega sempre più ai malati finendo per diventare un pericoloso dissidente, additato come sabotatore della rivoluzione.

Incuriositi e stimolati dal titolo della piece erano presenti la sera della prima del 27 aprile diversi esponenti di spicco del PDL romano da Fabrizio Cicchetto a Marcello Veneziani, da Maurizio Gasparri a Gaetano Quagliarello ed altri.

La domanda nasce spontanea, come diceva il buon Lubrano: “Avevate necessità di un buon ripasso o una conferma del vostro essere reazionari ????”

Teatro Stabile di Catania

COME SPIEGARE LA STORIA DEL COMUNISMO AI MALATI DI MENTE

di Matei Visniec

traduzione Sergio Claudio Perroni

con Angelo Tosto, Gianpiero Borgia, Annalisa Canfora, Christian Di Domenico,

Giovanni Guardiano, Daniele Nuccetelli, Alessandra Barbagallo, Giorgia D’Acquisto,

Salvo Disca, Liborio Natali, Chiara Seminara

scene Giuseppe Andolfo

costumi Giuseppe Avallone

musiche Papaceccio M.C.

movimenti coreografici Donatella Capraro

luci Franco Buzzanca

regia Gianpiero Borgia