RADICALI ROMA

 TURC e benemerenze capitoline



Non manca ironia nelle primizie divulgate in questi giorni sulla bozza che imposta le linee del Testo Unico di Roma Capitale,  TURC ,  legge 5 maggio 2009 n. 42,  il cui art. 24  ha delegato a Roma  poteri di pianificazione urbanistica, sicurezza , sviluppo economico, politica  immobiliare e valorizzazione beni storici e immobiliari.

Ironia perché, dalla diffusa bozza, si evince un rafforzamento netto dei poteri del sindaco di Roma in tutti i sopra elencati settori di intervento, con una vanificazione, vicina all’ annichilimento, delle altre province laziali, giungendo a questo primo risultato con la collaborazione del ministero
( leghista ) delle riforme con il Campidoglio, con una condivisa ispirazione romano centrica, non si sa se distrattamente o consapevolmente.

La circostanza della anticipata divulgazione degli orientamenti emersi, non contraddetti da alcuna fonte competente, ha avuto naturalmente delle prese critiche di posizione difensiva da parte dei soggetti istituzionali più coinvolti.

Si è infatti essenzialmente registrata:  a) la minaccia di dissidenza delle province laziali ( a favore dell’ ipotesi di una regione Lazio distinta e separata da Roma ) ;  b)  la riserva del Presidente della provincia di Roma ( Zingaretti ) che, dissentendo dalle consorelle nel considerare Roma come un “fortino da assediare”, ne ha ribadito la sua  realtà di Capitale della nazione, cui riconoscere tutte le credenziali relative ; c ) la – non manifestamente infondata – asserzione di incostituzionalità del procedimento interpretato come espropriazione dei poteri regionali ( Esterino Montino capogruppo Pd all’ assemblea regionale ) .

Senza entrare nel merito – trattandosi di una bozza sarebbe forse prematuro il farlo – sorprende tuttavia che la scelta di silenzio generale delle forze politiche sul rapporto della Corte dei Conti sullo stato dell’ arte del Comune di Roma  ( di cui  abbiamo riferito nel penultimo ns. numero di luglio ) , non è stata interrotta neppure nella presente circostanza.

Nessuna voce di riferimento, data la severità di tale rapporto, nemmeno per rilevare il fatto paradossale della creazione di un Super Sindaco quando lo stato amministrativo del comune, come emerge da quel rapporto, rasenta una stato di decozione sia per la dimensione delle cifre ( tredici miliardi di deficit ) sia per la apparente inconsapevolezza di tale situazione da parte degli stessi amministratori.

Nell’ organizzazione del Comune di Roma dovrebbe pur ravvisarsi qualcosa di strutturale che non funziona, per cui appare sorprendente che il disegno di Roma Capitale si incardini nella figura di un Super Sindaco, a contrappeso del quale non viene concepita né auspicata alcuna ipotesi di un contrappeso istituzionale .

Le esperienze passate e recenti del Campidoglio, messe in evidenza dalle oltre trecento pagine del rapporto della corte dei Conti, oltre a costituire, in tutto l’ arco politico di maggioranza e opposizione per responsabilità dirette o per omissione di vigilanza, un opportuno momento di autocritica, inerente a insufficienze umane e a possibili profonde debolezze strutturali.

Pierluigi Sorti