RADICALI ROMA

Si è aperta la corsa alla candidatura per la regione Lazio. Nel Pdl braccio di ferro Giro-Augello

Da Italia Oggi del 2 Luglio 2009

Si è aperta la corsa alla candidatura per la regione Lazio. Nel Pdl braccio di ferro Giro-Augello

Bondi mette Alemanno sotto scacco

Un vincolo sul prg per trattare con i poteri forti di Roma

Di Marco Castoro

Cresce il peso della Lega nell’alleanza con il Pdl. Il Carroccio bussa alla porta del partito di Berlusconi e chiede il Veneto e la Lom­bardia. Di con­seguenza il co­ordinatore del Pdl, Sandro Bondi, sta cercando ter­reni fertili per rimpiazzare le possibili perdi­te al Nord, do­vute alle conces­sioni da fare alla Lega. Alle cambiali in scadenza da pagare a Bossi.

Ed ecco che il Lazio diventa una delle regioni più appetite da Bondi, vecchio cuore forzista e capitano della squadra dei beni culturali, di cui fa parte anche il sottosegretario Francesco Giro, ex forzista che sogna da anni una candidatura importante a Roma e nel Lazio.

Che Bondi (o chi per lui) stia pensando di fargli un gradito regalo o – come dicono i maligni – che invece possa essere un modo per toglierselo da torno non lo sappiamo, sta di fatto che (astuto coordinatore del Pdl ha fatto la mossa per spiazzare il sindaco di Roma Gianni Alemanno e i tre moschettieri di An che vanno per la maggiore nella capitale e nel Lazio Si tratta di Andrea.

Augello, Vincen­zo Piso e Fabio Rampelli. In verità Bondi ha trovato terre­no fertile tra gli esponen­ti di spicco dell’ex parti­to di Fini in, virtù del fatto che -in segui­to ai voti otte­nuti alle Europee dai candidati di corrente – si era creata un po’ di maretta tra di loro. Alla fine infatti non tutti avevano rispettato gli ordini di scuderia e il candidato imposto da Fini e Alemanno (Salano) aveva preso meno consensi di altri.

Come si è inserito Bondi nella partita? Il suo intervento è sta­to a gamba tesa nei confronti di Alemanno. Il ministro dei beni culturali ha spinto la sovrinten­denza a porre dei vincoli su oltre 5000 ettari del piano regolatore di Roma. Esattamente nella zona sud dell’agro romano. In pratica un cartello di stop ai cantieri che vedevano già all’opera alcuni co­struttori romani, pronti a far sor­gere i nuovi alloggi previsti dal sindaco per accontentare i numerosi senza tetto della capitale.

Non solo, sono finite sotto vincolo anche altre aree destina­te (e autorizzate) da tempo all’edi­lizia privata con la costru­zione di nuovi immobili.

Ovviamente la mossa di Bon­di ha fatto salta­re dalla sedia il sindaco e diversi costruttori della capi­tale, le cui gru erano già in azione.

La campagna del Lazio dunque, è già bella che cominciata. Quanto durerà il braccio di ferro tra Bondi e Alemanno? Chissà. Le trattative si sono appena avviate. Il ministro ha accolto la richiesta del sindaco di aprire un tavolo sul prg. Sta di fatto che l’obiettivo di Bondi è tenere sotto scacco i poteri forti del­la capitale, allo scopo di arri­vare all’accordo per le regionali in condizioni di superiorità.

Voi votate per Giro e io tolgo il vin­colo: potrebbe essere questo il Bondi­-pen­siero. Ma all’interno degli ex An si storce la bocca sul nome del sottosegretario di Bondi come candidato alla Pisana. Perché non viene ritenuto un candidato in grado di sbancare la Pisana. A Roma, in provincia e nel Lazio la destra ha vinto soltanto quando ha schierato esponenti col mar­chio doc di fabbrica, come Storace, Moffa, Alemanno. Mentre le av­venture dei forzisti o presunti tali sono sempre finite male (Tajani e Borghini docet).

Alemanno e soci gradirebbero di più una candidatura di area. Andrea Augello in primis, o per­ché no?, Giorgia Meloni. O ma­gari Antonio Tajani. Tuttavia il primo nodo da sciogliere resta il vincolo sul prg. E paradosso dei paradossi potrebbe essere proprio lo stesso governatore in carica, Piero Marrazzo, a toglierlo. Perché come ricorda l’assessore comunale Marco Corsini: «La regione non potrà che esprimere parere negativo sulla proposta di vincolo richiesta dalla Soprintendenza, per non scon­fessare le scelte compiute e ribadite nel recente passato dalla stessa maggioranza politica». Il discorso non fa­rebbe una piega se però Marrazzo non stesse cercando di smarcarsi dal Pd.