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A “I Solisti del Teatro” Alessandro Benvenuti & ‘Banda Improvvisa’ ripropongono “Storia di un impiegato” di Fabrizio De André

A “I Solisti del Teatro” Alessandro Benvenuti & ‘Banda Improvvisa’ ripropongono “Storia di un impiegato” di Fabrizio De André

 

di Lucio De Angelis

 

Alessandro Benvenuti, sentendosi tra amici, torna sempre volentieri a “I Solisti del Teatro” per performances anche piuttosto impegnative come quella tenuta sere fa con la riproposizione di “Storia di un impiegato” di Fabrizio De André, disco controverso, raffinato e complesso, che venne registrato e pubblicato nel 1973, a cinque anni dal ’68 e all’alba di quelli che sarebbero stati gli “anni di piombo”.

 

Lo fa con la ‘Banda Improvvisa’, Filarmonica G.Verdi di Loro Ciuffenna in provincia di Arezzo, che vede Arlo Bigazzi al basso, Paolo Corsi alle percussioni, Stefano Bartolini al sax, Ruben Chaviano Fabian al violino, Antonio Superpippo Gabellini alle chitarre e Francesco Gabrielli quale speaker.

 

I testi furono scritti dal cantautore genovese in collaborazione con Giuseppe Bentivoglio e la musica fu composta insieme a Nicola Piovani, che curò anche gli arrangiamenti e la direzione d’orchestra.

 

Il disco è un intreccio di differenti piani narrativi e umani: gli echi del maggio francese, il sogno/incubo del proprio stato e della voglia di ribellione, la realtà tragica e grottesca della bomba, la contrastata relazione con le persone più vicine, la galera e la definitiva e collettiva presa di coscienza.

 

Un racconto fra storia, suggestioni oniriche, feroce critica alle convezioni borghesi e alle scellerate scelte del terrore (“che altro non è che l’altra faccia del potere…”).

 

In un’intervista Fabrizio dichiarò: “Quando è uscito “Storia di un impiegato” avrei voluto bruciarlo. Era la prima volta che mi dichiaravo politicamente e so di aver usato un linguaggio troppo oscuro, difficile. L’idea del disco era affascinante. Dare del Sessantotto una lettura poetica, e invece è venuto fuori un disco politico. E ho fatto l’unica cosa che non avrei mai voluto fare: spiegare alla gente come comportarsi.”

 

Come accade spesso nei dischi di De André, le canzoni sono collegate fra di loro da un filo narrativo: in questo caso, infatti, la storia è quella di un impiegato (la cui vita è basata sull’individualismo, il riferimento è all’anarchico Pietro Valpreda, al cui coinvolgimento nei fatti di Piazza Fontana De André, in quel periodo, credeva ), che – dopo aver ascoltato un canto del Maggio francese – davanti a tale scelta di ribellione,

entra in crisi e decide di ribellarsi anch’esso, mantenendo però il suo individualismo. 

 

Le canzoni rappresentano l’ordine logico di una presa di posizione individuale che, con il rapido (e onirico) succedersi dei fatti, con l’esperienza fallimentare della violenza e solo dopo, in un ambiente crudo e forte come quello carcerario, diventa collettivismo. Un poema moderno in musiche raffinate: non per tutti, ma, comunque, per molti.

 

In questo concerto c’è sentimento e un’etica sopita, che la lezione di De André e la passione della Banda e di Benvenuti risvegliano. 

 

Un Benvenuti che si fa cantante e affronta con puntiglio queste pagine fra le meno celebrate del ricchissimo repertorio del grande cantautore genovese.

 

Accompagnato dalla ‘Banda’ l’attore si cimenta in un lavoro con la profondità dell’interpretazione e la tensione della poesia, con gli originali arrangiamenti di Orio Odori (realizzati in collaborazione con Antonio Gabellini e Arlo Bigazzi) e il coordinamento di Giampiero Bigazzi. Con la presenza di abili solisti jazz e con la forza di una banda che si fa orchestra popolare. Nella seconda parte altri brani di De André, sempre scelti tra quelli più “critici”, fra cui l’indimenticata “Quello che mi manca”. 

 

Alessandro Benvenuti & Banda Improvvisa

in

 

“Storia di un impiegato”

di Fabrizio De André

 

con la Filarmonica G.Verdi di Loro Ciuffenna

e con Arlo Bigazzi (basso), Stefano Bartolini (sax), Paolo Corsi (percussioni), Ruben Chaviano (violino), Luigi Pelli (tuba), Antonio Superpippo Gabellini (chitarre).

 

arrangiamenti e direzione Orio Odori

 

incursioni e progetto Giampiero Bigazzi

lights disigner Marco Palmieri

 

impaginazione Alessandro Benvenuti

 

produzione Materiali Sonori

segreteria di produzione Francesca Pieraccini

 

commenti ispirati al libro di Romano Giuffrida, “De André Gli occhi della memoria” ­ Elèuthera 2002.