RADICALI ROMA

Al Teatro de’ Servi “Radice di due” al terzo anno di repliche: leggerezza e profondità in un intreccio raro sul palcoscenico.

Al Teatro de’ Servi “Radice di due” al terzo anno di repliche: leggerezza e profondità in un intreccio raro sul palcoscenico.

di Lucio De Angelis

Per la terza stagione consecutiva é in scena fino al 13 dicembre al Teatro De’ Servi “Radice di due”, il testo di Adriano Bennicelli vincitore della seconda edizione del Premio Diego Fabbri, interpretato dalla sempre brava Edy Angelillo e dal simpaticissimo Michele La Ginestra, vessillo del teatro capitolino, per la regia di Enrico Maria La Manna.

In questa pièce i due attori offrono al pubblico un’eccezionale performance, che fa riflettere su tutti gli aspetti della vita quotidiana, visti da prospettive diverse, così come sono diversi questi due personaggi “radice di due” appunto.

Tommaso (Michele La Ginestra) sin da ragazzino é ossessionato dai problemi matematici: “La matematica – dice – è un complotto degli adulti a danno dei bambini”. A motivare l’affermazione cita il termine inglese per addizione ‘Addiction’, che però equivale anche a dipendenza, dunque una droga. Gerardina (Gerry) è una vicina di casa.

I due si conoscono ai giardinetti, primo di una serie di incontri e separazioni che durerà tutta la vita. Lui fissato con la matematica, lei con la morte, sono una coppia bizzarramente assortita che passa l’esistenza a rincorrersi: lui alla ricerca della normalità, lei a rifuggirla.

Terzo personaggio è Marco (solo evocato, mai presente in scena), migliore amico di Tommaso che però ogni volta che viene cercato al telefono per un consiglio o un semplice sfogo, non è mai reperibile. Al punto che la sua funzione viene assunta dalla madre che diventa confidente dell’amico del figlio.

Al crepuscolo delle loro esistenze, quando Tommaso è ormai alla soglia della pensione e Gerry – che per tutta la vita ha millantato una presunta malattia rara e non curabile – ha ormai scoperto di avere realmente un male senza speranza lui, con la solita concretezza e certezza che solo i numeri sanno dare, le offre un sogno di immortalità.

Utilizza l’ennesima metafora algebrica e le dice: “La vita è una retta, una successione infinita di punti. E noi ne conosciamo solo un breve tratto, quello che entra sul foglio 35 quadretti”.

La scrittura di Bennicelli consente di non spezzare il ritmo dell’opera, di godere appieno delle sensazioni e di condividere con i due personaggi, ogni parola e ogni singola situazione.

Geraldina e Tommaso insomma, profondamente diversi ma talmente uguali da non poter scordare gli attimi preziosi dei semplici giochi infantili, la tenerezza degli sguardi adolescenziali, la bellezza della scoperta della sensualità, il desiderio di una vita da condividere.

Due rette che ora sembrano incrociarsi in un punto comune, ora sembrano invece destinate a percorrere vie parallele nell’unica condivisione di un piano fatto di elementi ad ambedue comuni ma visibili comunque da angolazioni diverse.

Enrico Maria Lamanna rende frizzante e pieno di ritmo il gioco alterno del rintuzzarsi continuo dei personaggi.

La scenografia è composta da due blocchi di cemento che divengono di volta in volta panchina, sedia, cubo da discoteca, pulpito. Sul fondale un cavalletto con dei disegni infantili sempre diversi.

E al termine ci si chiede se questi due caratteri esistono veramente nel nostro quotidiano o se magari siamo stati o saremo noi. Leggerezza e profondità in questa commedia si intrecciano come raramente accade sul palcoscenico.

La bravura dei due interpreti genera ripetuti applausi a scena aperta ed alla fine con ripetuti richiami in palcoscenico dei protagonisti.

Teatro: Teatro de’ Servi
Città: Roma
Titolo: Radice di 2
Autore: Adriano Bennicelli
Interpreti: Edy Angelillo e Michele La Ginestra
Regia: Enrico Maria Lamanna