RADICALI ROMA

Dal Teatro Sistina parte il tour estivo 2010 dell’Orchestra Italiana e Renzo Arbore come Wagner continua prediligere gli strumenti a plettro

di Lucio De Angelis

Arbore come Wagner, ma sì è proprio così, e spiego subito perché: quando l’illustre compositore tedesco fu in visita nella città partenopea, presso la villa che lo ospitava alle pendici di Posillipo, ebbe modo di conoscere un mandolinista, chiamato lo “zingariello” per la sua bruna carnagione. Ebbene fu lui a fargli apprezzare per primo la canzone napoletana, a mezzo della sua flebile delicata voce che andava a fondersi con le corde del proprio strumento.
L’illustre compositore volle così che l’artista lo seguisse nei concerti che teneva in tutto il mondo e presso le maggiori corti d’Europa, donando agli spettatori alla fine d’ogni sua esecuzione una parentesi di quelle melodie che amava definire ‘vesuviane’. A chi si congratulava con lui per questa felice idea, controbatteva che la canzone napoletana, già nota e più che nota già allora dappertutto, per venir recepita nella sua più pura essenza doveva essere affidata esclusivamente a strumenti a corda.
Un’opinione questa dunque felicemente ripresa da quel geniale musicista che è Renzo Arbore, il quale con l’Orchestra Italiana, formata in gran parte appunto da strumenti a plettro, ha rilanciato la canzone napoletana nel mondo. Così in un’opportuna elaborazione delle più note melodie lo showman ha ridato linfa a ‘Voce ‘e notte’, a ‘Silenzio cantatore’, a ‘Era de maggio’, a ‘Te voglio bene asssaje’ ed ai più illustri brani che già ai primi del secolo scorso avevano varcato i confini sebeti. “I versi d’ogni canzone – confida Arbore – vanno centellinati e compresi nella loro genuinità ancor prima che cantati, ed occorre cantarli col cuore, in pieno sentimento ancor prima che con la più modulata voce!”
“Più che un concerto – chiarisce il musicista – quello che presentiamo é un autentico spettacolo musicale con interventi di recitazione e particolari piacevoli ricordi dei ‘tiempe belle’, come avviene per ‘Malafemmena’, la cui esecuzione é preceduta da alcuni divertenti filmati con a protagonista Totò.”
“Abbiamo il dovere – continua a dire Arbore – di far conoscere quelle che sono le più stupende ‘canzoni della memoria’ alle giovani generazioni. I componenti dell’Orchestra Italiana sono tutti di grande levatura artistica, e così alle voci di Renzo Arbore, di Gianni Conte e di Barbara Bonaiuto, si intessono le percussioni di Gegè Telesforo, la voce chitarra di Mariano Caiano, il piano tastiere di Massimo Volpe, il mandolino di Nunzio Reina, il mandoloncello di Giovanni Petrone, ed ancora la chitarra classica di Michele Montefusco, la chitarra acustica di Paolo Termini, la chitarra elettrica di Nicola Cantatore, la fisarmonica di Claudio Catalli, le percussioni di Peppe Sannino, il basso di Massimo Cecchetti, la batteria di Roberto Ciscognetti. Superfluo aggiungere che molti dei solisti appena citati, provengono dalle fila del prestigioso Conservatorio di San Pietro a Majella.
Partito dal modello un po’ naif delle orchestre napoletane, dei primi del secolo, dove le voci ricche di pathos dei cantanti si sposavano con i ritmi e i suoni coinvolgenti delle strade di Napoli, recuperato in prima fila il suono dei mandolini, Arbore sperimenta anche originali contaminazioni con alcune sonorità e ritmi rock, blues, country, reggae e sudamericani. Immesse così nuove energie ritmiche a supporto di inedite ed accattivanti sonorità, riesce a riportare all’attenzione del grande pubblico, italiano ed estero, la melodia classica napoletana, come musica di oggi, ancora viva e capace di esprimere le emozioni più intense e travolgenti.
Arbore è ad oggi uno dei più poliedrici artisti italiani: presentatore, scrittore, attore, regista, musicologo, dj e musicista. Nella sua lunga carriera ha percorso in lungo e in largo il mondo dello spettacolo. Ma la sua grande passione, la musica, non l’ha mai abbandonato. Anche questa volta é protagonista di un concerto che lo vede spaziare dalla musica napoletana a quella jazz senza trascurare i suoi successi.