RADICALI ROMA

Roma Capitale, il nuovo statuto contenga riforme sulla partecipazione dei cittadini e trasparenza delle istituzioni

 

Nel nuovo statuto di Roma Capitale ci sia la riduzione del numero delle firme necessarie per indire referendum comunali e la pubblicazione online delle spese elettorali sostenute dai candidati e dei contributi ricevuti per la campagna elettorale pena la decadenza dalla carica.
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Roma
Ci sono due punti che non possono essere esclusi dal dibattito sul nuovo statuto di Roma Capitale e sul nuovo asseto dell’area metropolitana di cui si dovrà discutere nei prossimi mesi: la partecipazione di cittadini e la trasparenza delle istituzioni e dell’operato degli eletti.
I maggiori partiti vivono un momento di grande eccitazione per le primarie a tutti i livelli come occasione di partecipazione dei cittadini alla vita politica attraverso la partecipazione alla vita dei partitica.  Ma sembrano essere meno entusiasti dell’attivazione degli strumenti di partecipazione diretta dei cittadini anche a livello locale.
I referendum (abrogativi e consultivi) così come le delibere di iniziativa popolare sono strumenti di iniziativa popolare attualmente previsti dallo statuto del comune di Roma ma sistematicamente sviliti e persino ostacolati dalle stesse istituzioni comunali.
Quanto avvenuto con la recente iniziativa referendaria di Roma Sì Muove, da noi avviata e sostenuta, non dovrebbe ripetersi più. L’amministrazione ha condizionato l’iniziativa con i propri ritardi e non mettendo a disposizione gli autenticatori delle firme e nonostante 44 mila cittadini romani avessero firmato i referendum per mobilità sostenibile, per  la strategia Rifiuti zero, per lo stop al consumo di suolo, non è stato possibile indire i referendum comunali nella prossima primavera.
Un ostruzionismo delle istituzioni rispetto alla partecipazione dei popolare, ancora più grave perchè in completa violazione dello statuto, avviene sistematicamente con le delibere di iniziativa popolare che non vengono discusse e votate entro i sei mesi di tempo che lo statuto stesso concede al consiglio. E’ il caso della delibera sul “Riconoscimento delle unioni civili”, depositata con le firme di ottomila romani nel maggio scorso e ancora non discussa dall’assemblea
Il nuovo statuto di Roma Capitale preveda una riduzione del numero delle firme necessarie per indire il referendum comunale portandolo dalle 50 mila attuali a 20 mila, portandosi così in linea con la percentuale dell’1% circa del corpo elettorale necessarie per attivare ad esempio il referendum nazionale abrogativo. 
Prescriva al contempo termini più brevi per la discussione delle delibere di iniziativa popolare.
 

Il secondo punto su cui il nuovo statuto deve essere più chiaro e più netto riguarda la pubblicità delle spese elettorali e dei contributi ricevuti per la campagna elettorale. La possibilità per i cittadini di accedere a questi dati è attualmente prevista (dallo statuto e da una specifica delibera non attuata) ma non sanzionata e quindi totalmente disattesa dai consiglieri, di cui oltre la metà non hanno mai depositato la documentazione.