Trentuno milioni di euro di fondi europei del Fesr (Fondo Europeo Sviluppo Regionale) persi dall’Italia per effetto della procedura di infrazione 2007/2195 avviata il 29 giugno 2007 dalla Commissione europea contro il nostro Paese per non aver adottato in Regione Campania tutte le misure affinché i rifiuti venissero smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo, né danni per l’ambiente, e per non aver creato una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento. Seguono sia una condanna da parte della Corte di Giustizia, che una doppia bocciatura di un ricorso e di un’impugnazione presentate dall’Italia. Questo il bollettino a cui Radicali Italiani insieme all’Associazione “Per La Grande Napoli” hanno risposto presentando alla Procura regionale della Corte dei Conti della Campania un esposto per danno erariale, indicando, con l’ausilio di una cospicua documentazione, le responsabilità degli amministratori e dei politici dell’epoca dei fatti: dal presidente della Regione pro tempore ai presidenti del Consiglio dei ministri fino ai vari commissari straordinari all’emergenza che con la loro condotta hanno indotto la Commissione europea ad aprire la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Il tesoriere di Radicali Italiani Valerio Federico, tra i promotori dell’iniziativa, ha dichiarato: “Per questi fatti nessuno ha risposto per le proprie responsabilità e per i propri errori, eccetto i cittadini italiani, che hanno pagato due volte il prezzo della negligenza della loro classe politica. Una volta per i danni alla salute e i disagi patiti dalle popolazioni coinvolte dall’emergenza, e una seconda volta per quei 31 milioni di euro che lo Stato non riceverà mai dall’Europa e che prenderà dalle tasche dei contribuenti italiani. Senza contare l’ennesima figuraccia del nostro Paese, ancora una volta campione di illegalità a livello internazionale, nel silenzio di maggioranze e opposizioni nostrane”. Massimiliano Iervolino membro della direzione nazionale di Radicali Italiani ha dichiarato: “I mancati pagamenti da parte della Commissione europea di alcuni cospicui fondi del PO/Fesrnon sono che un amaro antipasto di ciò che accadrà a breve, tant’è che in merito alla procedura di infrazione 2007/2195 è ormai imminente la seconda sentenza della Corte di Giustizia europea che, molto probabilmente, condannerà il nostro Paese ad una sanzione di circa 228 milioni di euro. Una vera vergogna tutta italiana!” Il segretario dell’Associazione Radicale “Per La Grande Napoli” Giuseppe Alterio ha dichiarato: ”Secondo la Commissione la Regione Campania non aveva realizzato alcuna rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento e quindi al danno si e’ aggiunta la beffa perché i cittadini campani che , per colpa di amministratori incapaci , si ritrovano con un sistema di raccolta e gestione dei rifiuti urbani inefficiente e dannoso per salute e ambiente, dovranno anche ripagare il conto degli sprechi rimborsando di tasca propria le somme dei fondi europei non erogati”.
SCHEDA DI SINTESI La Commissione europea, in data 8/08/2000, approvò il programma operativo Fesr relativo alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti della Regione Campania. Le azioni effettuate e destinate a migliorare ed a promuovere il sistema di raccolta e di smaltimento diedero luogo ad esborsi pari a circa 93 milioni di euro, il cui 50% – ovvero circa 46.5 milioni – erano stati cofinanziati dai Fondi strutturali. La stessa Commissione europea – dopo diversi anni e più precisamente il 29 giugno 2007 – inviò alle autorità italiane una lettera di costituzione in mora che aprì il procedimento d’infrazione 2007/2195 per non aver adottato, in relazione alla Regione Campania, tutte le misure necessarie ad assicurare che i rifiuti venissero smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente ed, in particolare, per non aver creato una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento. Il 31 marzo del 2008, la Commissione informò le autorità italiane delle conseguenze che intendeva trarre dal procedimento d’infrazione citato, rispetto al finanziamento per l’attuazione del programma operativo della Campania, dichiarando esplicitamente che – conformemente all’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento n. 1260/19699 – non poteva ulteriormente procedere ai pagamenti intermedi, poiché tale misura ha ad oggetto il sistema regionale di gestione e smaltimento dei rifiuti a cui si riferisce proprio la procedura d’infrazione 2007/2195, che evidenzia appunto l’inefficacia nella messa in opera di una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento. La Commissione, in più, precisò che la data a partire dalla quale considerava inammissibili le spese relative al programma operativo Fesr era il 29 giugno 2007 coincidente con l’invio della lettera di costituzione di messa in mora. Alla luce di queste decisioni, gli organi competenti dichiararono inammissibili due domande di pagamento delle autorità italiane. La prima era quella del 18 novembre 2008 per un importo di circa 12 milioni di euro, la seconda era datata 22 dicembre 2008 per un ammontare di circa 18,5 milioni di euro. L’Italia, il 4 marzo del 2009, ricorse innanzi al Tribunale dell’Unione europea contro le decisioni della Commissione di non procedere ad alcuni pagamenti relativi al programma operativo della Campania. Il 19 aprile 2013 il Tribunale emise la sentenza respingendo il ricorso. Il nostro Stato, il 4 luglio 2013, domandò alla Corte di Giustizia europea l’annullamento della sentenza del Tribunale dell’Unione. La Corte, poche settimane fa, ha negato l’impugnazione poiché nessuno dei motivi fatti valere dalla Repubblica italiana a suo avviso poteva essere accolto.