RADICALI ROMA

Capriccioli e Civati: per superare i campi rom non attivare le ruspe, ma il cervello. A Roma per il fallimento degli sgomberi si sperperano 24 milioni l'anno, ora percorsi di inclusione

Dichiarazione di Alessandro Capriccioli (Radicali Roma) e Pippo Civati (Possibile).

“Le polemiche e le reazioni scomposte che sono seguite all’incidente di mercoledì scorso a Roma dimostrano che spesso, quando si parla di rom, si tende a spegnere il cervello”. Lo dichiarano in una nota congiunta Alessandro Capriccioli (Radicali Roma) e Pippo Civati (Possibile). “Invocare le ruspe e gli sgomberi per risolvere la questione dei campi rom, fingendo di non sapere che quei campi sono stati fabbricati proprio a forza di sgomberi, e quindi di ruspe, significa proporre come rimedio la causa stessa del problema che si denuncia: un po’ come se si decidesse di mettersi in mutande sotto una nevicata per farsi passare la broncopolmonite. Esattamente come quando si afferma che i rom non vogliano mandare i figli a scuola, salvo fare la rivoluzione se ne capita uno nella classe dei propri figli, o quando si sostiene che siano tutti ricchi sfondati, e allo stesso tempo ci si lagna del fatto che chiedano l’elemosina. Contraddizioni”, proseguono Civati e Capriccioli, “che abbiamo messo in luce nel documento ‘Tutto quello che sai sugli zingari è falso’, col quale cerchiamo di ‘riaccendere’ i cervelli che la propaganda dell’intolleranza tenta di spegnere, e di informare i cittadini sui dati e sui numeri effettivi che caratterizzano la questione rom in Italia. Dati e numeri dai quali si evince”, concludono Capriccioli e Civati, “che la logica dell’emergenza, come del resto è avvenuto anche in altri ambiti, si è dimostrata fallimentare, pur costando ai soli cittadini romani 24 milioni di euro l’anno; e che superare i campi è possibile soltanto grazie ai percorsi di inclusione, come quelli già impiegati con successo in altri paesi europei, con un risparmio di risorse a carico della collettività e un risultato migliore in termini di tutela dei diritti umani. Non mettendo in moto le ruspe, quindi, ma riaccendendo il cervello”.

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